Va ascritto alla lezione adorniana il merito di aver suscitato tra i compositori una reazione di legittima difesa che si prefisse, innanzitutto, di confutare il principale capo d’accusa di quel saggio: che la loro musica funzionasse come una «macchina improduttiva» («Il funzionamento di una macchina improduttiva non fa che accentuare quell’improduttività in mezzo alla produttività universale»)1, cioè come una «macchina infernale», il cui «schema ordinatore sostituisce lo scopo [...] e l’organizzazione dei mezzi fa da compenso per il fine che è stato rinnegato». Questa ormai 'classica' posizione viene messa a confronto con alcune delle più agguerrite poetiche compositive post- e trans-avanguardistiche, le quali hanno assunto la difesa d'ufficio delle musiche prodotte per l’industria dell’intrattenimento popolare
Guanti, G. (2017). Vanificare l’esperienza dell’ascolto: cui prodest?. L'OSPITE INGRATO, 37-50.
Titolo: | Vanificare l’esperienza dell’ascolto: cui prodest? | |
Autori: | ||
Data di pubblicazione: | 2017 | |
Rivista: | ||
Citazione: | Guanti, G. (2017). Vanificare l’esperienza dell’ascolto: cui prodest?. L'OSPITE INGRATO, 37-50. | |
Handle: | http://hdl.handle.net/11590/312893 | |
Appare nelle tipologie: | 1.1 Articolo in rivista |