Rivista trimestrale del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, Territorio è rivista in classe A per il settore concorsuale 08/D1. La rivista utilizza una procedura di referaggio doppiamente cieco (double blind peer review process). Il tema del numero 79/2016 è "Gli ‘spazi del cibo’ per nuove abitabilità delle periferie urbane": non più riconducibile alla sola dimensione agricolo-rurale, la questione alimentare coinvolge oggi lo spazio urbano nella sua interezza, intrecciandosi inevitabilmente con temi di carattere più generale, quali giustizia sociale e spaziale, salute pubblica, sicurezza alimentare, economia urbana, qualità dello spazio pubblico, tutela e valorizzazione delle risorse e delle identità territoriali, ecc. Obiettivo del numero è mettere a fuoco alcune possibili chiavi di lettura delle relazioni tra cibo e città, con una particolare attenzione al ruolo che spazi e processi del cibo possono avere nel migliorare l’abitabilità nei quartieri periferici di edilizia residenziale pubblica Da circa vent’anni, la qualificazione degli spazi aperti, spesso sofferenti per l’assenza o inadeguatezza di progettazione paesaggistica, è tra gli ambiti prioritari di intervento per la rigenerazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica. Nello stesso frangente, secondo una significativa specularità storica/tematica, avanza la riflessione sulla reciprocità tra la produzione di cibo in aree urbane e lo sviluppo sostenibile delle città. Ben presto, le due questioni si sono intrecciate, all’interno di una più ampia indagine sul progetto dei territori periurbani. Si è aperta una stagione di visioni in bilico tra nuove utopie e progettualità strategica, accomunate, seppur con gradazioni diverse, da un’idea salvifica, quanto contraddittoria, di agricoltura urbana come panacea delle compromissioni – ambientali, estetiche, morali – della città. Questo articolo sostiene che il ruolo dell’alimentazione, per la rigenerazione di ambiti residenziali degradati nelle città europee, non si esaurisca nell’urban farming. Assume pari e complementare efficacia anche nelle pratiche della preparazione e del consumo del cibo, confermando il ruolo tradizionalmente assunto dal convivio nella costruzione, spaziale e simbolica, degli spazi aperti collettivi. Nell’immaginario comune, la condivisione del cibo evoca l’idea di armonia che si realizza nell’inclusione dei partecipanti. Il cibo accompagna rituali comunitari, di appartenenza e adesione a codici culturali e di comportamento. È inoltre veicolo per intense trasfigurazioni dello spazio pubblico che, per il tempo del convivio, assume forme e significati inediti, attraverso azioni collettive di grande impatto estetico ed emotivo. Numerose esperienze di attivismo urbano - di cui si dà conto - dimostrano il potenziale del convivio per dare luogo a riti di relazione tra abitanti e spazi aperti, permettere di innescare nuove sinergie sociali e rivelare qualità in spazi in abbandono, efficaci tanto sul piano configurativo, non necessariamente temporaneo, tanto su quello della socialità.
Metta, A. (2016). Col-azioni. Pratiche di convivialità per la rigenerazione degli spazi pubblici. TERRITORIO, 79, 47-52.
Col-azioni. Pratiche di convivialità per la rigenerazione degli spazi pubblici
METTA, ANNALISA
2016-01-01
Abstract
Rivista trimestrale del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, Territorio è rivista in classe A per il settore concorsuale 08/D1. La rivista utilizza una procedura di referaggio doppiamente cieco (double blind peer review process). Il tema del numero 79/2016 è "Gli ‘spazi del cibo’ per nuove abitabilità delle periferie urbane": non più riconducibile alla sola dimensione agricolo-rurale, la questione alimentare coinvolge oggi lo spazio urbano nella sua interezza, intrecciandosi inevitabilmente con temi di carattere più generale, quali giustizia sociale e spaziale, salute pubblica, sicurezza alimentare, economia urbana, qualità dello spazio pubblico, tutela e valorizzazione delle risorse e delle identità territoriali, ecc. Obiettivo del numero è mettere a fuoco alcune possibili chiavi di lettura delle relazioni tra cibo e città, con una particolare attenzione al ruolo che spazi e processi del cibo possono avere nel migliorare l’abitabilità nei quartieri periferici di edilizia residenziale pubblica Da circa vent’anni, la qualificazione degli spazi aperti, spesso sofferenti per l’assenza o inadeguatezza di progettazione paesaggistica, è tra gli ambiti prioritari di intervento per la rigenerazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica. Nello stesso frangente, secondo una significativa specularità storica/tematica, avanza la riflessione sulla reciprocità tra la produzione di cibo in aree urbane e lo sviluppo sostenibile delle città. Ben presto, le due questioni si sono intrecciate, all’interno di una più ampia indagine sul progetto dei territori periurbani. Si è aperta una stagione di visioni in bilico tra nuove utopie e progettualità strategica, accomunate, seppur con gradazioni diverse, da un’idea salvifica, quanto contraddittoria, di agricoltura urbana come panacea delle compromissioni – ambientali, estetiche, morali – della città. Questo articolo sostiene che il ruolo dell’alimentazione, per la rigenerazione di ambiti residenziali degradati nelle città europee, non si esaurisca nell’urban farming. Assume pari e complementare efficacia anche nelle pratiche della preparazione e del consumo del cibo, confermando il ruolo tradizionalmente assunto dal convivio nella costruzione, spaziale e simbolica, degli spazi aperti collettivi. Nell’immaginario comune, la condivisione del cibo evoca l’idea di armonia che si realizza nell’inclusione dei partecipanti. Il cibo accompagna rituali comunitari, di appartenenza e adesione a codici culturali e di comportamento. È inoltre veicolo per intense trasfigurazioni dello spazio pubblico che, per il tempo del convivio, assume forme e significati inediti, attraverso azioni collettive di grande impatto estetico ed emotivo. Numerose esperienze di attivismo urbano - di cui si dà conto - dimostrano il potenziale del convivio per dare luogo a riti di relazione tra abitanti e spazi aperti, permettere di innescare nuove sinergie sociali e rivelare qualità in spazi in abbandono, efficaci tanto sul piano configurativo, non necessariamente temporaneo, tanto su quello della socialità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.