Questo articolo è dedicato alla memoria pubblica nelle sue molteplici intersezioni con i temi della società civile, della democrazia, della giustizia e dell’etica. Da molti anni il dibattito internazionale sui memory studies ha messo a tema il cosiddetto “memory work”, cioè quel complesso e delicato insieme di processi, a cui la società civile e le istituzioni pubbliche sono chiamate a contribuire, quando un passato traumatico e controverso richiede di essere collettivamente rielaborato. Dalla scuola di Yale in poi, le teorie del cultural trauma (Eyerman, 2003; Alexander et all., 2005) hanno rappresentato un tratto distintivo di qualsiasi studio e/o ricerca su queste tematiche. Tuttavia, sul concetto di passato, nonostante gli studi di Maurice Halbwachs (1950), di Middleton e Edwards (1990) e di molti altri studiosi provenienti da molteplici discipline (Tota e Hagen, 2016), continua a prevalere una radicata convinzione che anche le riflessioni più autorevoli non sono riuscite a scalfire: i passati, soprattutto quelli che “non passano” - quelli traumatici che segnano irrimediabilmente una comunità, marcandone indelebilmente le identità sociali - sono percepiti come granitici, solidi, immutabili, oggettivati una volta per sempre nella coscienza collettiva e, oserei dire, universale.
Tota, A.L. (2017). Memoria pubblica e democrazia. COMUNICAZIONEPUNTODOC, 17 agosto, 57-70.
Memoria pubblica e democrazia
Anna Lisa Tota
2017-01-01
Abstract
Questo articolo è dedicato alla memoria pubblica nelle sue molteplici intersezioni con i temi della società civile, della democrazia, della giustizia e dell’etica. Da molti anni il dibattito internazionale sui memory studies ha messo a tema il cosiddetto “memory work”, cioè quel complesso e delicato insieme di processi, a cui la società civile e le istituzioni pubbliche sono chiamate a contribuire, quando un passato traumatico e controverso richiede di essere collettivamente rielaborato. Dalla scuola di Yale in poi, le teorie del cultural trauma (Eyerman, 2003; Alexander et all., 2005) hanno rappresentato un tratto distintivo di qualsiasi studio e/o ricerca su queste tematiche. Tuttavia, sul concetto di passato, nonostante gli studi di Maurice Halbwachs (1950), di Middleton e Edwards (1990) e di molti altri studiosi provenienti da molteplici discipline (Tota e Hagen, 2016), continua a prevalere una radicata convinzione che anche le riflessioni più autorevoli non sono riuscite a scalfire: i passati, soprattutto quelli che “non passano” - quelli traumatici che segnano irrimediabilmente una comunità, marcandone indelebilmente le identità sociali - sono percepiti come granitici, solidi, immutabili, oggettivati una volta per sempre nella coscienza collettiva e, oserei dire, universale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.