Il settore costiero del Lazio settentrionale, cui si riferisce questa nota, si estende su litoformazioni appartenenti ai terrazzi marini pleistocenici. Il substrato a bassa permeabilità che sostiene gli acquiferi ospitati nei complessi tirreniani, è rappresentato primariamente dalle argille azzurre plioceniche e secondariamente dalle coltri alloctone cretacico-oligoceniche di facies toscana affioranti nell’entro terra. Nella nota vengono presentati i risultati di una ricerca volta a definire i lineamenti idrogeologici di questo settore peritirrenico ed a valutarne l’entità e la tipologia delle risorse idriche sotterranee. La potenzialità degli acquiferi sotterranei, assai modesta nell’area compresa tra il Fiume Marta ed il Fiume Mignone, va aumentando da sud verso nord, in relazione al progressivo abbassamento del substrato argilloso. In prossimità del corso attuale del Fiume Fiora è stata comprovata la presenza di un ampio paleo alveo formatosi nel Pleistocene medio- alto, che rimane sepolto da depositi alluvionali e da sedimenti marini del Pleistocene superiore. Questa situazione paleo geografica determina, in corrispondenza del paleo alveo, una concentrazione della risorsa idrica ed una elevata produttività dei pozzi. L’andamento delle linee isofreatiche (a ridosso dell’areale “Fiume Fiora-Arche di Pontecchio”, indica l’esistenza di una linea di flusso sotterranea, sostenuta del Fiume Fiora, che va ad alimentare l’acquifero ospitato nel paleo alveo. I dati ideologici di terreno, riguardanti più di 350 punti d’acqua censiti, hanno evidenziato l’esistenza di acquiferi liberi e semiconfinati, caratterizzati da valori di salinità assai vari. Un altro settore dalle potenzialità idriche elevate è stato messo in luce, in corrispondenza del rilievo calcarenitico di Tarquinia, sulla base di osservazioni geologico strutturali ed idrogeologiche. Più in generale si può dire che l’intero settore studiato può essere considerato come una unità idrogeologica a sé stante in quanto risultano definiti sia l’entità spaziale di riferimento, che i limiti di flusso e di potenziale. L’intero complesso dei terrazzi marini pleistocenici rimane idraulicamente separato dal confinante Sistema Idrogeologico Pulsino, Cimino e Sabatino e drena essenzialmente verso mare. Risulta infatti modesto il contributo che questa unità idrogeologica dà al deflusso di superficie, che viene prevalentemente alimentato dagli acquiferi vulcanici.
Capelli, G., Mazza, R. (1994). Lineamenti idrogeologici dei terrazzi marini pleistocenici del Lazio settentrionale. Risultati della campagna di rilevamento 1991-1992. GEOLOGICA ROMANA, 30, 589-600.
Lineamenti idrogeologici dei terrazzi marini pleistocenici del Lazio settentrionale. Risultati della campagna di rilevamento 1991-1992
Mazza Roberto
1994-01-01
Abstract
Il settore costiero del Lazio settentrionale, cui si riferisce questa nota, si estende su litoformazioni appartenenti ai terrazzi marini pleistocenici. Il substrato a bassa permeabilità che sostiene gli acquiferi ospitati nei complessi tirreniani, è rappresentato primariamente dalle argille azzurre plioceniche e secondariamente dalle coltri alloctone cretacico-oligoceniche di facies toscana affioranti nell’entro terra. Nella nota vengono presentati i risultati di una ricerca volta a definire i lineamenti idrogeologici di questo settore peritirrenico ed a valutarne l’entità e la tipologia delle risorse idriche sotterranee. La potenzialità degli acquiferi sotterranei, assai modesta nell’area compresa tra il Fiume Marta ed il Fiume Mignone, va aumentando da sud verso nord, in relazione al progressivo abbassamento del substrato argilloso. In prossimità del corso attuale del Fiume Fiora è stata comprovata la presenza di un ampio paleo alveo formatosi nel Pleistocene medio- alto, che rimane sepolto da depositi alluvionali e da sedimenti marini del Pleistocene superiore. Questa situazione paleo geografica determina, in corrispondenza del paleo alveo, una concentrazione della risorsa idrica ed una elevata produttività dei pozzi. L’andamento delle linee isofreatiche (a ridosso dell’areale “Fiume Fiora-Arche di Pontecchio”, indica l’esistenza di una linea di flusso sotterranea, sostenuta del Fiume Fiora, che va ad alimentare l’acquifero ospitato nel paleo alveo. I dati ideologici di terreno, riguardanti più di 350 punti d’acqua censiti, hanno evidenziato l’esistenza di acquiferi liberi e semiconfinati, caratterizzati da valori di salinità assai vari. Un altro settore dalle potenzialità idriche elevate è stato messo in luce, in corrispondenza del rilievo calcarenitico di Tarquinia, sulla base di osservazioni geologico strutturali ed idrogeologiche. Più in generale si può dire che l’intero settore studiato può essere considerato come una unità idrogeologica a sé stante in quanto risultano definiti sia l’entità spaziale di riferimento, che i limiti di flusso e di potenziale. L’intero complesso dei terrazzi marini pleistocenici rimane idraulicamente separato dal confinante Sistema Idrogeologico Pulsino, Cimino e Sabatino e drena essenzialmente verso mare. Risulta infatti modesto il contributo che questa unità idrogeologica dà al deflusso di superficie, che viene prevalentemente alimentato dagli acquiferi vulcanici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.