Nonostante la ricchezza di risorse idriche che tipicamente si riscontra nelle regioni alpine, gli studi idrogeologici in questi territori sono estremamente scarsi e i meccanismi che regolano la circolazione idrica sono ancora poco noti, sia dal punto di vista concettuale che sperimentale. La gestione sostenibile delle risorse idriche richiede una conoscenza adeguata del funzionamento del sistema idrogeologico e un modello concettuale di riferimento su cui impostare specifici monitoraggi. Lo studio oggetto di questo articolo è iniziato nel 2014 ed ha interessato il gruppo montuoso delle Pale di San Martino. Essendo il primo studio idrogeologico della regione, una gran parte del lavoro è quindi consistita nella raccolta dei dati pre-esistenti di tipo geologico, idrogeologico e di utilizzo delle risorse, al fine di avere un quadro di partenza su cui impostare il lavoro di ricerca. A questo si sono affiancati specifici rilevi sul campo, tra cui misure di portata per definire l'entità della risorsa, analisi chimico-fisiche delle acque e test di tracciamento per comprendere i meccanismi idrogeologici che regolano il deflusso idrico sotterraneo. Grazie a questo studio è stato possibile raggiungere diversi obiettivi tra cui: i) quantificare le risorse idriche rinnovabili, ii) identificare le aree di ricarica del sistema e i principali serbatoi contenenti le risorse idriche, iii) identificare i punti di recapito della circolazione idrica sotterranea, iv) fornire una prima stima degli impatti dell'uomo sulle risorse idriche disponibili. In particolare, lo studio ha messo in luce una notevole differenza tra i quantitativi di acqua prelevati per gli usi idroelettrici, che rappresentano circa il 66% delle risorse disponibili, e quelli captati per scopi idropotabili (circa il 3% del totale). Le nuove conoscenze acquisite evidenziano che in un'ottica di pianificazione futura sarebbe opportuno prediligere soluzioni di utilizzo per il consumo umano a favore delle comunità locali. Inoltre, i risultati della ricerca potrebbero essere il punto di partenza per la valutazione di incidenza di nuove opere o per razionalizzare gli usi sulle numerose derivazioni già esistenti, in un'ottica di gestione integrata delle risorse idriche.
Lucianetti, G., Mazza, R., Bonat, M. (2018). Studio idrogeologico delle Pale di San Martino: un primo passo verso una gestione sostenibile delle risorse idriche. GA. GAZZETTA AMBIENTE, anno XXIV(2/2018), 27-44.
Studio idrogeologico delle Pale di San Martino: un primo passo verso una gestione sostenibile delle risorse idriche
Lucianetti Giorgia;Mazza Roberto;BONAT, MARCO
2018-01-01
Abstract
Nonostante la ricchezza di risorse idriche che tipicamente si riscontra nelle regioni alpine, gli studi idrogeologici in questi territori sono estremamente scarsi e i meccanismi che regolano la circolazione idrica sono ancora poco noti, sia dal punto di vista concettuale che sperimentale. La gestione sostenibile delle risorse idriche richiede una conoscenza adeguata del funzionamento del sistema idrogeologico e un modello concettuale di riferimento su cui impostare specifici monitoraggi. Lo studio oggetto di questo articolo è iniziato nel 2014 ed ha interessato il gruppo montuoso delle Pale di San Martino. Essendo il primo studio idrogeologico della regione, una gran parte del lavoro è quindi consistita nella raccolta dei dati pre-esistenti di tipo geologico, idrogeologico e di utilizzo delle risorse, al fine di avere un quadro di partenza su cui impostare il lavoro di ricerca. A questo si sono affiancati specifici rilevi sul campo, tra cui misure di portata per definire l'entità della risorsa, analisi chimico-fisiche delle acque e test di tracciamento per comprendere i meccanismi idrogeologici che regolano il deflusso idrico sotterraneo. Grazie a questo studio è stato possibile raggiungere diversi obiettivi tra cui: i) quantificare le risorse idriche rinnovabili, ii) identificare le aree di ricarica del sistema e i principali serbatoi contenenti le risorse idriche, iii) identificare i punti di recapito della circolazione idrica sotterranea, iv) fornire una prima stima degli impatti dell'uomo sulle risorse idriche disponibili. In particolare, lo studio ha messo in luce una notevole differenza tra i quantitativi di acqua prelevati per gli usi idroelettrici, che rappresentano circa il 66% delle risorse disponibili, e quelli captati per scopi idropotabili (circa il 3% del totale). Le nuove conoscenze acquisite evidenziano che in un'ottica di pianificazione futura sarebbe opportuno prediligere soluzioni di utilizzo per il consumo umano a favore delle comunità locali. Inoltre, i risultati della ricerca potrebbero essere il punto di partenza per la valutazione di incidenza di nuove opere o per razionalizzare gli usi sulle numerose derivazioni già esistenti, in un'ottica di gestione integrata delle risorse idriche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.