Il progetto urbano, così come è stato tradizionalmente sviluppato in Europa tra il XX e il XXI secolo, ha il lodevole obiettivo di rigenerare intere parti di città, secondo principi di coerenza e unitarietà. Da qualche tempo, la velocità vorticosa dei cambiamenti politici, finanziari e climatici che interessano l'habitat contemporaneo sta trasformando questa ambizione in una frustrazione difficilmente evitabile. In questo contesto, l'approccio peculiare dell'architettura del paesaggio può essere una risorsa efficace, capace di arricchire e affinare gli strumenti della progettazione urbana. In primis, perché l'architettura del paesaggio affronta il tempo in modo aperto, guardando spesso al progetto in termini di coltivazione e creazione di condizioni, più che di produzione di un risultato finale. Senza rinunciare a perseguire un'idea di completezza, l'architettura del paesaggio lavora attraverso la costruzione consapevole di stati -intesi come situazioni temporanee compiute- invece di fasi -che sono promesse di un futuro che potrebbe non compiersi mai, per cause talvolta imponderabili. Questo richiede il passaggio dal paradigma dell'attesa (e della possibile frustrazione), tipico della sequenza di fasi, al paradigma di una perenne transitorietà. Questo richiede, inoltre, di pensare alla progettazione urbana in termini di formule in evoluzione, più che di forme stabili. Il caso di Lyon Confluence viene assunto come occasione per argomentare su questi temi e sul ruolo dell'architettura del paesaggio nella trasformazione complessa della città, guardando a uno dei più noti case-study della recente progettazione urbana europea.

Urban design, as it has been traditionally released in Europe between the XX and the XXI centuries, has the praiseworthy aim to regenerate entire part of the city as a whole, inspired by coherence and unity. For a handful of years, the whirling speed of political, financial and climatic changes affecting the contemporary habitat is turning this laudable ambition into an inescapable failure. In this backdrop, the peculiar approach inscribed into the DNA of landscape architecture can be a powerful resource, able to enrich and expand the toolbox of urban design. Primarily, because landscape architecture deals with time in an open way, often looking at the project in terms of cultivation and creation of certain conditions, more than of production of a final result. Without renouncing to pursue an idea of completeness, landscape architecture works through the conscious construction of states —intended as temporary fulfilled situations— instead of stages —that are promises of a future that could never succeed, due to imponderable conditions. This requires shifting from the paradigm of waiting (and possible frustration), typical of the sequence of phases, to the paradigm of an everlasting transience. This requires, as well, thinking about urban design in terms of evolving formulas, more than of established forms. What is regardless undeniable is the duty of design, that is a precise mandate and imperative investiture, especially when entrusted in the name of a public interest. The case of Lyon Confluence is taken as an opportunity to argue about these issues and the role of landscape architecture, looking at one of the most well-known case-study of recent European urban design.

Metta, A. (2019). L'alternativa paesaggistica. U3 I QUADERNI, 17, 25-31 [10.2307/j.ctvj7wmx8.5].

L'alternativa paesaggistica

Annalisa Metta
2019-01-01

Abstract

Urban design, as it has been traditionally released in Europe between the XX and the XXI centuries, has the praiseworthy aim to regenerate entire part of the city as a whole, inspired by coherence and unity. For a handful of years, the whirling speed of political, financial and climatic changes affecting the contemporary habitat is turning this laudable ambition into an inescapable failure. In this backdrop, the peculiar approach inscribed into the DNA of landscape architecture can be a powerful resource, able to enrich and expand the toolbox of urban design. Primarily, because landscape architecture deals with time in an open way, often looking at the project in terms of cultivation and creation of certain conditions, more than of production of a final result. Without renouncing to pursue an idea of completeness, landscape architecture works through the conscious construction of states —intended as temporary fulfilled situations— instead of stages —that are promises of a future that could never succeed, due to imponderable conditions. This requires shifting from the paradigm of waiting (and possible frustration), typical of the sequence of phases, to the paradigm of an everlasting transience. This requires, as well, thinking about urban design in terms of evolving formulas, more than of established forms. What is regardless undeniable is the duty of design, that is a precise mandate and imperative investiture, especially when entrusted in the name of a public interest. The case of Lyon Confluence is taken as an opportunity to argue about these issues and the role of landscape architecture, looking at one of the most well-known case-study of recent European urban design.
2019
Il progetto urbano, così come è stato tradizionalmente sviluppato in Europa tra il XX e il XXI secolo, ha il lodevole obiettivo di rigenerare intere parti di città, secondo principi di coerenza e unitarietà. Da qualche tempo, la velocità vorticosa dei cambiamenti politici, finanziari e climatici che interessano l'habitat contemporaneo sta trasformando questa ambizione in una frustrazione difficilmente evitabile. In questo contesto, l'approccio peculiare dell'architettura del paesaggio può essere una risorsa efficace, capace di arricchire e affinare gli strumenti della progettazione urbana. In primis, perché l'architettura del paesaggio affronta il tempo in modo aperto, guardando spesso al progetto in termini di coltivazione e creazione di condizioni, più che di produzione di un risultato finale. Senza rinunciare a perseguire un'idea di completezza, l'architettura del paesaggio lavora attraverso la costruzione consapevole di stati -intesi come situazioni temporanee compiute- invece di fasi -che sono promesse di un futuro che potrebbe non compiersi mai, per cause talvolta imponderabili. Questo richiede il passaggio dal paradigma dell'attesa (e della possibile frustrazione), tipico della sequenza di fasi, al paradigma di una perenne transitorietà. Questo richiede, inoltre, di pensare alla progettazione urbana in termini di formule in evoluzione, più che di forme stabili. Il caso di Lyon Confluence viene assunto come occasione per argomentare su questi temi e sul ruolo dell'architettura del paesaggio nella trasformazione complessa della città, guardando a uno dei più noti case-study della recente progettazione urbana europea.
Metta, A. (2019). L'alternativa paesaggistica. U3 I QUADERNI, 17, 25-31 [10.2307/j.ctvj7wmx8.5].
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