Beyond the western Ideal of Beauty. A Wabi sabi Aesthetics to survive the future

For too many centuries, Western philosophers have conceived of beauty primarily as ideal perfection, i.e. as an unattainable value for human beings. This ideal inspired ancient and modern sculptors, painters, musicians, photographers until the beginning of the 20th century, when beauty became the most bitter enemy for any avant-garde artist (as Barnett Newman declared in 1948 in his essays The Sublime is Now). The immediate consequence was a total lack of confidence in any serious reflection on beauty, as if this category had been completely deprived of authority (as A. C. Danto supposed). For these reasons, it is time to return to another still fruitful conception of beauty, namely Wabi Sabi aesthetics as the praise of imperfection and irregularity, in order to assess its potential for a new understanding of beauty in the 21st century, not only in Japanese culture, but also in the Western world.

Per troppi secoli i filosofi occidentali hanno concepito la bellezza soprattutto come perfezione ideale, cioè come un valore irraggiungibile per gli esseri umani. Questo ideale ha ispirato scultori antichi e moderni, pittori, musicisti, fotografi fino all'inizio del XX secolo, quando la bellezza è diventata il nemico più acerrimo per qualsiasi artista d'avanguardia (come dichiarò Barnett Newman nel 1948 nei suoi saggi Il sublime è adesso). La conseguenza immediata fu una totale mancanza di fiducia in qualsiasi riflessione seria sulla bellezza, come se questa categoria fosse stata completamente privata di autorità (come suppose A. C. Danto). Per queste ragioni, è il momento di tornare a un'altra concezione ancora fruttuosa della bellezza, vale a dire l'estetica Wabi Sabi come elogio dell'imperfezione e dell'irregolarità, al fine di valutare il suo potenziale per una nuova comprensione della bellezza nel XXI secolo, non solo nella cultura giapponese, ma anche nel mondo occidentale.