L’avvio dell’ostpolitik vaticana e italiana in Polonia rende possibile, nella primavera del 1966, l’apertura di un canale «tripartito» – italiano, polacco e statunitense – per la pacificazione del Sud-Est asiatico, lo scenario di crisi nel quale l’impegno internazionale della Santa Sede per la giustizia e per la pace nel post-Concilio si dispiega con maggiore intensità. Nonostante la disponibilità delle parti, la ripresa improvvisa dei bombardamenti americani nel mese di dicembre provocò un brusco arresto delle trattative e il naufragio dell’operazione ribattezzata “Marigold”. In questo complicato scenario negoziale, il Vaticano fu partecipe con una presenza vigile e discreta. È noto infatti come Papa Montini abbia proposto la Santa Sede quale soggetto attivo dei processi di Peacebuilding in tutti i settori più caldi dello scacchiere mondiale, a cominciare appunto dal Vietnam. Sebbene sia già stato analizzato l’impegno pubblico di Paolo VI per la cessazione delle ostilità, attraverso appelli, discorsi e allocuzioni che delineano un’autentica teologia della pace e dei diritti umani, nella ricostruzione storica del ruolo vaticano nei tentativi di pacificazione del Vietnam, vi è tuttavia un vuoto cronologico relativo alla primavera-autunno 1968. I documenti qui presentati consentono di riconsiderare l’impegno per la pace di Paolo VI in questo asse temporale, illuminando la trama negoziale che coinvolge, non solo il governo italiano nella persona di Amintore Fanfani, ma anche la Santa Sede, attraverso figure come mons. Antonio Travia, figura centrale dell’entourage del Papa, e mons. Luigi Raimondi, nunzio apostolico a Washington.
Sergio, M.L. (2013). Paolo VI e il Vietnam fra contestazione e peacebuilding. CENTRO VATICANO II, 1, 51-77.
Paolo VI e il Vietnam fra contestazione e peacebuilding
Sergio, Marialuisa Lucia
2013-01-01
Abstract
L’avvio dell’ostpolitik vaticana e italiana in Polonia rende possibile, nella primavera del 1966, l’apertura di un canale «tripartito» – italiano, polacco e statunitense – per la pacificazione del Sud-Est asiatico, lo scenario di crisi nel quale l’impegno internazionale della Santa Sede per la giustizia e per la pace nel post-Concilio si dispiega con maggiore intensità. Nonostante la disponibilità delle parti, la ripresa improvvisa dei bombardamenti americani nel mese di dicembre provocò un brusco arresto delle trattative e il naufragio dell’operazione ribattezzata “Marigold”. In questo complicato scenario negoziale, il Vaticano fu partecipe con una presenza vigile e discreta. È noto infatti come Papa Montini abbia proposto la Santa Sede quale soggetto attivo dei processi di Peacebuilding in tutti i settori più caldi dello scacchiere mondiale, a cominciare appunto dal Vietnam. Sebbene sia già stato analizzato l’impegno pubblico di Paolo VI per la cessazione delle ostilità, attraverso appelli, discorsi e allocuzioni che delineano un’autentica teologia della pace e dei diritti umani, nella ricostruzione storica del ruolo vaticano nei tentativi di pacificazione del Vietnam, vi è tuttavia un vuoto cronologico relativo alla primavera-autunno 1968. I documenti qui presentati consentono di riconsiderare l’impegno per la pace di Paolo VI in questo asse temporale, illuminando la trama negoziale che coinvolge, non solo il governo italiano nella persona di Amintore Fanfani, ma anche la Santa Sede, attraverso figure come mons. Antonio Travia, figura centrale dell’entourage del Papa, e mons. Luigi Raimondi, nunzio apostolico a Washington.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.