The role of the “masterplan” is becoming increasingly significant in the contemporary design practice, even if it still remains quite undefined in nature and scope. This is often referred to in different ways: Masterplan or Development Plan, but none of them seems to really describe urban projects. This is probably due to the changing ways of conceiving the public space in contemporary city. Public space design is often the result of heterogenous plans, such as infrastructural or transportation ones, thus not being conceived according to urban development. Municipalities don’t seem to be interested in thinking the city with “its own shape” anymore. The physical shape of the city and its transformation are no longer debated. The masterplan is the new solution for urban issues. Designers are often entrusted to both create the city’s new shapes and the ways to realise them. Furthermore, contexts, plans and financial resources are often inadequate to the aim pursued. In this context, the architectural project has weakened as well as its impact on the transformation of the places. This text aims to explore some urban cases taking the designer’s factual point of view. It starts from the Tiburtina Station urban context, where the urban development plan, the railway infrastructural design and the development of the surrounding areas have continually changed during the working process.

Nella pratica del progetto contemporaneo il “masterplan” occupa uno spazio crescente, anche se la sua natura e il suo campo di applicazione rimangono sfumati e incerti. Esso viene chiamato in modi diversi: “masterplan”, Piano d’Assetto, ma quasi sempre appare inadatto a produrre concretamente un progetto urbano. Questa inefficacia è dovuta anche alle mutate maniere di concepire lo spazio pubblico nella città contemporanea. Gli spazi collettivi non sono pensati in accordo con lo sviluppo della città, ma sono spesso il risultato di programmi eterogenei, infrastrutturali, di trasporto, e altro. Immaginare una “forma propria” per la città pubblica sembra non essere più un problema delle nostre amministrazioni. La forma fisica della città, la sua trasformazione, non sono più oggetto di un dibattito collettivo. Il “masterplan” è diventato uno strumento sostitutivo, cui si chiede di risolvere dei problemi urbani. E la soluzione di questi problemi è spesso delegata ai progettisti, che devono inventare sia le forme nuove della città sia le procedure per attuarla. Senza avere, però, quadri conoscitivi adeguati, programmi precisi, risorse finanziarie sufficienti. In questo contesto, il progetto di architettura si è indebolito, l’impatto del suo potenziale di trasformazione dei luoghi si è affievolito. Assumendo il punto di vista del progettista, che opera dentro processi concreti, il testo cerca di raccontare alcuni casi urbani, a partire dall’ambito urbano della Stazione Tiburtina, dove il Piano d’Assetto urbanistico, il progetto concreto della infrastruttura di stazione, e lo sviluppo delle aree immediatamente circostanti mostrano sfasamenti, distanze e tempi molto diversi da come erano stati programmati.

Beccu, M. (2019). Masterplan Vs progetto urbano. Sovrapposizioni, distanze. U3 I QUADERNI, 17, anno sei, luglio-settembre 2018, 33-40.

Masterplan Vs progetto urbano. Sovrapposizioni, distanze

Beccu Michele
2019-01-01

Abstract

The role of the “masterplan” is becoming increasingly significant in the contemporary design practice, even if it still remains quite undefined in nature and scope. This is often referred to in different ways: Masterplan or Development Plan, but none of them seems to really describe urban projects. This is probably due to the changing ways of conceiving the public space in contemporary city. Public space design is often the result of heterogenous plans, such as infrastructural or transportation ones, thus not being conceived according to urban development. Municipalities don’t seem to be interested in thinking the city with “its own shape” anymore. The physical shape of the city and its transformation are no longer debated. The masterplan is the new solution for urban issues. Designers are often entrusted to both create the city’s new shapes and the ways to realise them. Furthermore, contexts, plans and financial resources are often inadequate to the aim pursued. In this context, the architectural project has weakened as well as its impact on the transformation of the places. This text aims to explore some urban cases taking the designer’s factual point of view. It starts from the Tiburtina Station urban context, where the urban development plan, the railway infrastructural design and the development of the surrounding areas have continually changed during the working process.
2019
Nella pratica del progetto contemporaneo il “masterplan” occupa uno spazio crescente, anche se la sua natura e il suo campo di applicazione rimangono sfumati e incerti. Esso viene chiamato in modi diversi: “masterplan”, Piano d’Assetto, ma quasi sempre appare inadatto a produrre concretamente un progetto urbano. Questa inefficacia è dovuta anche alle mutate maniere di concepire lo spazio pubblico nella città contemporanea. Gli spazi collettivi non sono pensati in accordo con lo sviluppo della città, ma sono spesso il risultato di programmi eterogenei, infrastrutturali, di trasporto, e altro. Immaginare una “forma propria” per la città pubblica sembra non essere più un problema delle nostre amministrazioni. La forma fisica della città, la sua trasformazione, non sono più oggetto di un dibattito collettivo. Il “masterplan” è diventato uno strumento sostitutivo, cui si chiede di risolvere dei problemi urbani. E la soluzione di questi problemi è spesso delegata ai progettisti, che devono inventare sia le forme nuove della città sia le procedure per attuarla. Senza avere, però, quadri conoscitivi adeguati, programmi precisi, risorse finanziarie sufficienti. In questo contesto, il progetto di architettura si è indebolito, l’impatto del suo potenziale di trasformazione dei luoghi si è affievolito. Assumendo il punto di vista del progettista, che opera dentro processi concreti, il testo cerca di raccontare alcuni casi urbani, a partire dall’ambito urbano della Stazione Tiburtina, dove il Piano d’Assetto urbanistico, il progetto concreto della infrastruttura di stazione, e lo sviluppo delle aree immediatamente circostanti mostrano sfasamenti, distanze e tempi molto diversi da come erano stati programmati.
Beccu, M. (2019). Masterplan Vs progetto urbano. Sovrapposizioni, distanze. U3 I QUADERNI, 17, anno sei, luglio-settembre 2018, 33-40.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/350791
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