The article adopts a public law point of view in order to analyse forms and costs of changing legislative and administrative language in the context of gender equality policy. To this purpose, the article considers in a comparative way both language neutralization (when drafting tries to make male words or pronouns neutral) and language differentiation (when drafting tries to produce female words which should be used or put alongside the corresponding male ones). Furthermore, it will argue that the real issue at stake is the possibility (and its related limitations) of coercing language as a tool for policies: coercing (or evenonly nudging) language is not without costs and side-effects because it impacts on constitutional freedoms, such as freedom of speech and freedom of teaching; because it would need controls and sanctions; and because language (which is an institution) is an improper object of regulation.

Lo scritto adotta un punto di vista di diritto pubblico per analizzare forme e costi del cambiamento del linguaggio legislativo e amministrativo nel contesto delle politiche per l’uguaglianza di genere. A questo fine, sono considerati in chiave comparata la neutralizzazione del linguaggio (quando si tenta di rendere termini al maschile neutri) ma anche la differenziazione (quando si cerca di produrre artificialmente o di imporre l’uso di termini femminili accanto a quelli maschili). Inoltre, si argomenta che la reale questione in gioco è se sia possibile (ed eventualmente con quali limiti) coercire il linguaggio normativo e amministra- tivo trattandolo alla stregua di uno strumento per le politiche. Infatti, la coercizione del (ma anche solo l’intervento sul) linguaggio presenta costi am- ministrativi ed effetti collaterali perché inevitabilmente incide su libertà costi- tuzionalmente garantite, quali la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà d’insegnamento; perché si rendono necessari meccanismi di controllo e sanzione; ma soprattutto perché il linguaggio-istituzione è un oggetto improprio di regolazione.

DE BENEDETTO, M. (2019). Uguaglianza di genere, lingue e linguaggio: un punto di vista di diritto pubblico. DIRITTO AMMINISTRATIVO(1/2019), 83-123.

Uguaglianza di genere, lingue e linguaggio: un punto di vista di diritto pubblico

maria de benedetto
2019-01-01

Abstract

The article adopts a public law point of view in order to analyse forms and costs of changing legislative and administrative language in the context of gender equality policy. To this purpose, the article considers in a comparative way both language neutralization (when drafting tries to make male words or pronouns neutral) and language differentiation (when drafting tries to produce female words which should be used or put alongside the corresponding male ones). Furthermore, it will argue that the real issue at stake is the possibility (and its related limitations) of coercing language as a tool for policies: coercing (or evenonly nudging) language is not without costs and side-effects because it impacts on constitutional freedoms, such as freedom of speech and freedom of teaching; because it would need controls and sanctions; and because language (which is an institution) is an improper object of regulation.
2019
Lo scritto adotta un punto di vista di diritto pubblico per analizzare forme e costi del cambiamento del linguaggio legislativo e amministrativo nel contesto delle politiche per l’uguaglianza di genere. A questo fine, sono considerati in chiave comparata la neutralizzazione del linguaggio (quando si tenta di rendere termini al maschile neutri) ma anche la differenziazione (quando si cerca di produrre artificialmente o di imporre l’uso di termini femminili accanto a quelli maschili). Inoltre, si argomenta che la reale questione in gioco è se sia possibile (ed eventualmente con quali limiti) coercire il linguaggio normativo e amministra- tivo trattandolo alla stregua di uno strumento per le politiche. Infatti, la coercizione del (ma anche solo l’intervento sul) linguaggio presenta costi am- ministrativi ed effetti collaterali perché inevitabilmente incide su libertà costi- tuzionalmente garantite, quali la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà d’insegnamento; perché si rendono necessari meccanismi di controllo e sanzione; ma soprattutto perché il linguaggio-istituzione è un oggetto improprio di regolazione.
DE BENEDETTO, M. (2019). Uguaglianza di genere, lingue e linguaggio: un punto di vista di diritto pubblico. DIRITTO AMMINISTRATIVO(1/2019), 83-123.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/352309
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