Starting from "Ėjzenštejn" (1973), Viktor Shklovsky’s biography of the renowned Soviet film director, this paper highlights the work’s stylistic and theoretical peculiarities and analyzes the complex personal and intellectual relationship between the formalist critic and the filmmaker. Described by its author as a “creative” biography, "Ėjzenštejn" departs from traditional historiographical narrative, adopting a participatory and anecdotal tone reminiscent of the Bildungsroman model. The director’s biography thus becomes a space for critical reflection on Eisenstein’s work and thought, weaving together admiration, distance, and dialogue. The essay further explores the implicit — at times polemical, yet always productive — exchange between Shklovsky and Eisenstein, with particular attention to the themes of montage, screenplay writing, and "ostranenie", a key concept of Russian Formalism and a shared, though contested, ground of reflection and debate.

Partendo dalla biografia "Ėjzenštejn" (1973) di Viktor Šklovskij, dedicata al celebre regista sovietico, di cui vengono messe in luce le peculiarità stilistiche e teoriche, il contributo analizza la complessa relazione personale e intellettuale tra il formalista e il regista. Definita “creativa” dal suo stesso autore, "Ėjzenštejn" si discosta dalla narrazione storiografica tradizionale per adottare un registro partecipato e aneddotico, che rievoca i modelli del Bildungsroman. La biografia del regista diventa così uno spazio di riflessione critica sull’opera e sul pensiero di Ejzenštejn, intrecciando ammirazione, distanza e confronto. Il saggio approfondisce quindi il dialogo – implicito, talvolta polemico, ma sempre fecondo – tra Šklovskij ed Ejzenštejn, con particolare attenzione ai temi del montaggio, della sceneggiatura e dell’ "ostranenie", concetto chiave del formalismo russo e terreno comune di riflessione, ma anche di disaccordo.

Aletto, I. (2019). "Sergej ci apriva gli occhi sull’eccezionalità di ciò che sembra normale e sull’eternità del passato": Viktor Šklovskij e Sergej Ejzenštejn. ESAMIZDAT, XII, 13-27.

"Sergej ci apriva gli occhi sull’eccezionalità di ciò che sembra normale e sull’eternità del passato": Viktor Šklovskij e Sergej Ejzenštejn

Ilaria Aletto
2019-01-01

Abstract

Starting from "Ėjzenštejn" (1973), Viktor Shklovsky’s biography of the renowned Soviet film director, this paper highlights the work’s stylistic and theoretical peculiarities and analyzes the complex personal and intellectual relationship between the formalist critic and the filmmaker. Described by its author as a “creative” biography, "Ėjzenštejn" departs from traditional historiographical narrative, adopting a participatory and anecdotal tone reminiscent of the Bildungsroman model. The director’s biography thus becomes a space for critical reflection on Eisenstein’s work and thought, weaving together admiration, distance, and dialogue. The essay further explores the implicit — at times polemical, yet always productive — exchange between Shklovsky and Eisenstein, with particular attention to the themes of montage, screenplay writing, and "ostranenie", a key concept of Russian Formalism and a shared, though contested, ground of reflection and debate.
2019
Partendo dalla biografia "Ėjzenštejn" (1973) di Viktor Šklovskij, dedicata al celebre regista sovietico, di cui vengono messe in luce le peculiarità stilistiche e teoriche, il contributo analizza la complessa relazione personale e intellettuale tra il formalista e il regista. Definita “creativa” dal suo stesso autore, "Ėjzenštejn" si discosta dalla narrazione storiografica tradizionale per adottare un registro partecipato e aneddotico, che rievoca i modelli del Bildungsroman. La biografia del regista diventa così uno spazio di riflessione critica sull’opera e sul pensiero di Ejzenštejn, intrecciando ammirazione, distanza e confronto. Il saggio approfondisce quindi il dialogo – implicito, talvolta polemico, ma sempre fecondo – tra Šklovskij ed Ejzenštejn, con particolare attenzione ai temi del montaggio, della sceneggiatura e dell’ "ostranenie", concetto chiave del formalismo russo e terreno comune di riflessione, ma anche di disaccordo.
Aletto, I. (2019). "Sergej ci apriva gli occhi sull’eccezionalità di ciò che sembra normale e sull’eternità del passato": Viktor Šklovskij e Sergej Ejzenštejn. ESAMIZDAT, XII, 13-27.
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