The western idea of soul has a dual origin: the platonic one, according to which the soul is the principle of spiritual life, and the aristotelian one, according to which the soul is the form of the body. In the 13th century, thanks to the mediation of Avicenna, this twofold idea is not seen as a possible source of incoherence, but as the proof of the complexity of human life: the soul is, at the same time, both that which makes man similar to the other life forms and that which makes it different. In accordance with this premise, Thomas Aquinas and John Duns Scotus both affirm that philosophy allows us to identify the most peculiar characteristics of the human soul. While Aquinas claims, however, that even immortality of the soul comes within the conclusions of philosophy, John Duns Scotus does not consider immortality to be demonstrable, beyond the horizons of faith. The essay dedicates particular attention to the arguments with which Duns Scotus has professed to show the inability of philosophy to deal with the subject of immortality in a pertinent way.

La nozione occidentale di anima è segnata da una doppia origine: quella platonica, secondo la quale l’anima è il principio della vita spirituale, e quella aristotelica, secondo cui l’anima è la forma del corpo. Nel XIII secolo, grazie alla mediazione di Avicenna, questa duplicità non è vista come una possibile fonte di incoerenza, ma come la prova della complessità della vita umana: l’anima è, nello stesso tempo, ciò che l’uomo condivide con altre forme vitali e ciò che lo rende diverso da tutti gli altri esseri viventi. In sintonia con queste premesse, Tommaso d’Aquino e Duns Scoto sostengono che la filosofia ci permette di individuare i caratteri più propri dell’anima umana. Mentre Tommaso ritiene però che anche l’immortalità dell’anima rientri tra le conclusioni della filosofia, Giovanni Duns Scoto considera l’immortalità indimostrabile, fuori dall’orizzonte della fede. Il saggio dedica un’attenzione particolare agli argomenti con cui Scoto ha preteso di mostrare l’incapacità, da parte della filosofia, di trattare in modo pertinente il tema dell’immortalità dell’anima.

Petagine, A. (2014). Che cosa la filosofia può dire dell’anima e del suo destino? Considerazioni a partire dal confronto tra Giovanni Duns Scoto e Tommaso d’Aquino. PHILOSOPHICAL NEWS, 8, 118-128.

Che cosa la filosofia può dire dell’anima e del suo destino? Considerazioni a partire dal confronto tra Giovanni Duns Scoto e Tommaso d’Aquino

Petagine A
2014-01-01

Abstract

The western idea of soul has a dual origin: the platonic one, according to which the soul is the principle of spiritual life, and the aristotelian one, according to which the soul is the form of the body. In the 13th century, thanks to the mediation of Avicenna, this twofold idea is not seen as a possible source of incoherence, but as the proof of the complexity of human life: the soul is, at the same time, both that which makes man similar to the other life forms and that which makes it different. In accordance with this premise, Thomas Aquinas and John Duns Scotus both affirm that philosophy allows us to identify the most peculiar characteristics of the human soul. While Aquinas claims, however, that even immortality of the soul comes within the conclusions of philosophy, John Duns Scotus does not consider immortality to be demonstrable, beyond the horizons of faith. The essay dedicates particular attention to the arguments with which Duns Scotus has professed to show the inability of philosophy to deal with the subject of immortality in a pertinent way.
2014
La nozione occidentale di anima è segnata da una doppia origine: quella platonica, secondo la quale l’anima è il principio della vita spirituale, e quella aristotelica, secondo cui l’anima è la forma del corpo. Nel XIII secolo, grazie alla mediazione di Avicenna, questa duplicità non è vista come una possibile fonte di incoerenza, ma come la prova della complessità della vita umana: l’anima è, nello stesso tempo, ciò che l’uomo condivide con altre forme vitali e ciò che lo rende diverso da tutti gli altri esseri viventi. In sintonia con queste premesse, Tommaso d’Aquino e Duns Scoto sostengono che la filosofia ci permette di individuare i caratteri più propri dell’anima umana. Mentre Tommaso ritiene però che anche l’immortalità dell’anima rientri tra le conclusioni della filosofia, Giovanni Duns Scoto considera l’immortalità indimostrabile, fuori dall’orizzonte della fede. Il saggio dedica un’attenzione particolare agli argomenti con cui Scoto ha preteso di mostrare l’incapacità, da parte della filosofia, di trattare in modo pertinente il tema dell’immortalità dell’anima.
Petagine, A. (2014). Che cosa la filosofia può dire dell’anima e del suo destino? Considerazioni a partire dal confronto tra Giovanni Duns Scoto e Tommaso d’Aquino. PHILOSOPHICAL NEWS, 8, 118-128.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/362783
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact