Il contributo si propone di formulare una ipotesi collocando il problema assegnato in un campo ideale caratterizzato da tre tensioni: quella tra il “’68” e i “long 60s”, quella tra il “’68” ed il Concilio Ecumenico Vaticano II, quella tra le trasformazioni sociali di allora e gli eventi che caratterizzano il momento presente. Tra tante cose che in cinquanta anni sono cambiate, certamente la maggioranza, ve ne sono alcune che – ad una analisi sociologica – sembrano permanere nella forma di problemi tuttora aperti. Dopo una breve introduzione, il contributo si articola in cinque passaggi. (1°) Dal dibattito scientifico internazionale sulle trasformazioni sociali che caratterizzano gli anni ’60 del Novecento emerge che quello tra “’68” e Vaticano II è un problema cruciale ed ancora irrisolto. Ciò vale in modo del tutto particolare sia per il caso italiano e che per il cattolicesimo (o global Catholicism). Le principali interpretazioni che di questo rapporto sono proposte aiutano a capire il perché esso venga considerato ancora irrisolto. Nel presente contributo si suggerisce (2°) innanzitutto di ricollocare il “’68” nel generale modello interpretativo che va sotto il nome di “long 60s” e dunque ancor meglio nel periodo che va dagli inizi degli anni ’50 ai primi anni ’70. Condurre questa operazione mantenendola nel quadro di una comparazione internazionale aiuta a cogliere le specificità del caso italiano. (3°) Una simile operazione di ricollocazione va compiuta a proposito del Concilio Vaticano II. Ciò costringe anche la sociologia a leggere questo evento ed i suoi prodotti, nonché la stagione ecclesiale che ne è seguita, mettendo tutto questo in relazione con quanto in genere (ed un po’ restrittivamente) viene definito “crisi modernista”. Per questa via maturano allora le condizioni per elaborare la ipotesi schematica che il contributo intende offrire alla discussione. (4°) Nel biennio tra il 1967 ed il 1969 emerge in modo duplice un aspetto dei rapporti tra cattolicesimo e società nell’Italia di fine anni ’60. (Il modo è duplice perché lo stesso elemento emerge tanto sul versante della partecipazione dei cattolici al “’68” quanto su quello delle ripercussioni del “’68” sulle istituzioni (religiose e non solo) del cattolicesimo italiano. In breve, il “’68” segna un momento di crisi acuta della alleanza tra cattolici riformisti – o “liberali” ma nel senso anglosassone e non continentale del termine – e cattolici “intransigenti moderati” (apparentemente rivoluzionari, ma in parte non piccola sostanzialmente conservatori), alleanza che era uscita vincitrice dalla assise ecumenica del Vaticano II. (5°) Dopo cinque decenni durante i quali i sostenitori delle ragioni di una riforma anche religiosa e non solo civile del cattolicesimo italiano sono rimasti isolati e sotto attacco, e da fronti opposti (in politica la sconfitta degli stessi si era verifica con circa tre lustri d’anticipo), la situazione attuale presenta alcuni elementi almeno in parte riconducili alla debolezza di questa stessa posizione “terza” o forse, più correttamente: “seconda".
Diotallevi, L. (2020). CATTOLICI, VATICANO II E ’68 IN ITALIA. UNA IPOTESI SOCIOLOGICA. SOCIOLOGIA, 2020(1), 167-185.
CATTOLICI, VATICANO II E ’68 IN ITALIA. UNA IPOTESI SOCIOLOGICA
Luca Diotallevi
2020-01-01
Abstract
Il contributo si propone di formulare una ipotesi collocando il problema assegnato in un campo ideale caratterizzato da tre tensioni: quella tra il “’68” e i “long 60s”, quella tra il “’68” ed il Concilio Ecumenico Vaticano II, quella tra le trasformazioni sociali di allora e gli eventi che caratterizzano il momento presente. Tra tante cose che in cinquanta anni sono cambiate, certamente la maggioranza, ve ne sono alcune che – ad una analisi sociologica – sembrano permanere nella forma di problemi tuttora aperti. Dopo una breve introduzione, il contributo si articola in cinque passaggi. (1°) Dal dibattito scientifico internazionale sulle trasformazioni sociali che caratterizzano gli anni ’60 del Novecento emerge che quello tra “’68” e Vaticano II è un problema cruciale ed ancora irrisolto. Ciò vale in modo del tutto particolare sia per il caso italiano e che per il cattolicesimo (o global Catholicism). Le principali interpretazioni che di questo rapporto sono proposte aiutano a capire il perché esso venga considerato ancora irrisolto. Nel presente contributo si suggerisce (2°) innanzitutto di ricollocare il “’68” nel generale modello interpretativo che va sotto il nome di “long 60s” e dunque ancor meglio nel periodo che va dagli inizi degli anni ’50 ai primi anni ’70. Condurre questa operazione mantenendola nel quadro di una comparazione internazionale aiuta a cogliere le specificità del caso italiano. (3°) Una simile operazione di ricollocazione va compiuta a proposito del Concilio Vaticano II. Ciò costringe anche la sociologia a leggere questo evento ed i suoi prodotti, nonché la stagione ecclesiale che ne è seguita, mettendo tutto questo in relazione con quanto in genere (ed un po’ restrittivamente) viene definito “crisi modernista”. Per questa via maturano allora le condizioni per elaborare la ipotesi schematica che il contributo intende offrire alla discussione. (4°) Nel biennio tra il 1967 ed il 1969 emerge in modo duplice un aspetto dei rapporti tra cattolicesimo e società nell’Italia di fine anni ’60. (Il modo è duplice perché lo stesso elemento emerge tanto sul versante della partecipazione dei cattolici al “’68” quanto su quello delle ripercussioni del “’68” sulle istituzioni (religiose e non solo) del cattolicesimo italiano. In breve, il “’68” segna un momento di crisi acuta della alleanza tra cattolici riformisti – o “liberali” ma nel senso anglosassone e non continentale del termine – e cattolici “intransigenti moderati” (apparentemente rivoluzionari, ma in parte non piccola sostanzialmente conservatori), alleanza che era uscita vincitrice dalla assise ecumenica del Vaticano II. (5°) Dopo cinque decenni durante i quali i sostenitori delle ragioni di una riforma anche religiosa e non solo civile del cattolicesimo italiano sono rimasti isolati e sotto attacco, e da fronti opposti (in politica la sconfitta degli stessi si era verifica con circa tre lustri d’anticipo), la situazione attuale presenta alcuni elementi almeno in parte riconducili alla debolezza di questa stessa posizione “terza” o forse, più correttamente: “seconda".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.