Canale Mussolini presenta, all’interno di un ampio scenario storico che va dalle origini del Fascismo ai giorni della Liberazione, le vicende della famiglia Peruzzi, antenati del narratore, la quale partecipò all’esodo biblico che rese possibile la bonifica delle paludi pontine, voluta da Mussolini. Oltre a presentare una riscrittura problematica della nostra Storia nazionale, una contro-narrazione che dà voce ad un’esperienza collettiva rimossa, il romanzo si presta ad una lettura “postcoloniale” di quella migrazione interna. Grazie al ricorso all’eterocronia, all’eterotopia, come pure all’uso estensivo della catacresi per definire lo straniero (cispadano, marocchino, apache, colono), l’autore riesce a suggerire una dimensione di relativismo temporale che consente di cogliere nel racconto di questa migrazione un’occasione di riflessione sulle dinamiche egemoniche e conflittuali che l’incontro con l’Altro e/o l’Altrove scatena, sia esso esule, colonizzato o profugo. Il romanzo così, attraverso la storia specifica di quella migrazione, ci parla della condizione dell’esule migrante di tutti i tempi che, nel distacco dalla propria terra e nell’incontro con l’alterità (geografica e culturale), verifica la propria identità, i propri valori.
Colombi, R. (2019). Storia, geografia e dinamiche identitarie. Il racconto della migrazione in "Canale Mussolini". ITALICA, 96(4), 607-624.
Storia, geografia e dinamiche identitarie. Il racconto della migrazione in "Canale Mussolini".
roberta colombi
2019-01-01
Abstract
Canale Mussolini presenta, all’interno di un ampio scenario storico che va dalle origini del Fascismo ai giorni della Liberazione, le vicende della famiglia Peruzzi, antenati del narratore, la quale partecipò all’esodo biblico che rese possibile la bonifica delle paludi pontine, voluta da Mussolini. Oltre a presentare una riscrittura problematica della nostra Storia nazionale, una contro-narrazione che dà voce ad un’esperienza collettiva rimossa, il romanzo si presta ad una lettura “postcoloniale” di quella migrazione interna. Grazie al ricorso all’eterocronia, all’eterotopia, come pure all’uso estensivo della catacresi per definire lo straniero (cispadano, marocchino, apache, colono), l’autore riesce a suggerire una dimensione di relativismo temporale che consente di cogliere nel racconto di questa migrazione un’occasione di riflessione sulle dinamiche egemoniche e conflittuali che l’incontro con l’Altro e/o l’Altrove scatena, sia esso esule, colonizzato o profugo. Il romanzo così, attraverso la storia specifica di quella migrazione, ci parla della condizione dell’esule migrante di tutti i tempi che, nel distacco dalla propria terra e nell’incontro con l’alterità (geografica e culturale), verifica la propria identità, i propri valori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.