Lo stato degli studi dedicati alla corte rinascimentale di Ferrara risulta ad oggi sbilanciato: mentre disponiamo di molti contributi dedicati ai protagonisti del tempo o a particolari episodi edificatori – in primis l’opera di Biagio Rossetti al tempo di Ercole I d’Este – sono rimaste in secondo piano le vicende relative alla storia della costruzione. È noto che l’assenza di cave di pietra ha limitato l’uso di materiali lapidei nelle fabbriche ferraresi, che infatti sono caratterizzate dal preminente utilizzo del laterizio: ciononostante, alcuni studi hanno fatto emergere una rete di scambi commerciali con il veronese, finalizzati all’acquisto di marmi o spolia, che, come conseguenza, hanno promosso la circolazione di soluzioni formali attraverso la pianura padana. Muovendo da tali premesse, il presente lavoro intende analizzare alcuni cantieri per approfondire le questioni legate all’utilizzo e alla lavorazione della pietra a Ferrara nel corso del XVI secolo; in secondo luogo, tramite il commento di alcuni documenti editi e inediti, si propone una disamina dell’attività di lapicidi e tagliapietre. Il contributo ambisce a migliorare la conoscenza della storia della costruzione a Ferrara mediante lo studio di figure rimaste finora in secondo piano (come le maestranze), con l’obiettivo di rileggere il Rinascimento estense da un nuovo punto di vista e di sollecitare ulteriori ricerche.
Mattei, F. (2020). Considerazioni sull’impiego della pietra nella Ferrara Estense: materia, lavoro, mobilità. LEXICON. STORIE E ARCHITETTURA IN SICILIA, 30, 7-20.
Considerazioni sull’impiego della pietra nella Ferrara Estense: materia, lavoro, mobilità.
Francesca Mattei
2020-01-01
Abstract
Lo stato degli studi dedicati alla corte rinascimentale di Ferrara risulta ad oggi sbilanciato: mentre disponiamo di molti contributi dedicati ai protagonisti del tempo o a particolari episodi edificatori – in primis l’opera di Biagio Rossetti al tempo di Ercole I d’Este – sono rimaste in secondo piano le vicende relative alla storia della costruzione. È noto che l’assenza di cave di pietra ha limitato l’uso di materiali lapidei nelle fabbriche ferraresi, che infatti sono caratterizzate dal preminente utilizzo del laterizio: ciononostante, alcuni studi hanno fatto emergere una rete di scambi commerciali con il veronese, finalizzati all’acquisto di marmi o spolia, che, come conseguenza, hanno promosso la circolazione di soluzioni formali attraverso la pianura padana. Muovendo da tali premesse, il presente lavoro intende analizzare alcuni cantieri per approfondire le questioni legate all’utilizzo e alla lavorazione della pietra a Ferrara nel corso del XVI secolo; in secondo luogo, tramite il commento di alcuni documenti editi e inediti, si propone una disamina dell’attività di lapicidi e tagliapietre. Il contributo ambisce a migliorare la conoscenza della storia della costruzione a Ferrara mediante lo studio di figure rimaste finora in secondo piano (come le maestranze), con l’obiettivo di rileggere il Rinascimento estense da un nuovo punto di vista e di sollecitare ulteriori ricerche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.