Piattaforme proprietarie come Instagram sono indubbiamente dispositivi di controllo e pattugliamento dei confini per le performance corporee e di gender; e spesso possono essere realtà conflittuali di prevaricazione e privilegio, orientate al disciplinamento delle soggettività non conformi. Eppure, la loro natura sperimentale illustrata nell’introduzione permette anche di farne spazi di resistenza e sovversione degli immaginari. Questo intervento vuole indagare soprattutto in che modo la circolazione su Instagram di pratiche di sex e body positivity permetta di produrre discorsi alternativi, andando ad esplorare le molteplici possibilità aperte dalla sperimentazione sia visuale che soggettiva. La visibilità e la circolazione di ritratti e corpi non conformi produce traiettorie dell’immaginario altrimenti impreviste nello scenario contemporaneo. Sono principalmente due i modelli di sperimentazione e ricerca portati avanti dalle attiviste che si dedicano a queste pratiche e che saranno oggetto della nostra analisi: · da un lato la produzione e diffusione di disegni, fumetti, video e animazioni che illustrano e configurano possibilità molteplici per i corpi, l’erotismo, le esperienze sensoriali, inserendole all’interno di una riflessione politica e di attivismo orientato soprattutto alla sex positivity (penso ad artiste come Erika Moen, Stephanie Sarley o Hilde Atalanta); · dall’altro, attiviste e performer che usano direttamente immagini fotografiche del proprio corpo come strumento di rottura dei codici estetici e culturali dominanti e per la produzione di nuovi modelli di desiderio e identificazione (da celebrity come Lizzo o Beth Ditto a decine di altre donne attive in tutto il mondo).
DE PASCALIS, I.A. (2020). «Ma tu di viso sei stupenda»: erotismo, corpi non conformi e femminismo pubblico. ARABESCHI(16).
«Ma tu di viso sei stupenda»: erotismo, corpi non conformi e femminismo pubblico
Ilaria Antonella De Pascalis
2020-01-01
Abstract
Piattaforme proprietarie come Instagram sono indubbiamente dispositivi di controllo e pattugliamento dei confini per le performance corporee e di gender; e spesso possono essere realtà conflittuali di prevaricazione e privilegio, orientate al disciplinamento delle soggettività non conformi. Eppure, la loro natura sperimentale illustrata nell’introduzione permette anche di farne spazi di resistenza e sovversione degli immaginari. Questo intervento vuole indagare soprattutto in che modo la circolazione su Instagram di pratiche di sex e body positivity permetta di produrre discorsi alternativi, andando ad esplorare le molteplici possibilità aperte dalla sperimentazione sia visuale che soggettiva. La visibilità e la circolazione di ritratti e corpi non conformi produce traiettorie dell’immaginario altrimenti impreviste nello scenario contemporaneo. Sono principalmente due i modelli di sperimentazione e ricerca portati avanti dalle attiviste che si dedicano a queste pratiche e che saranno oggetto della nostra analisi: · da un lato la produzione e diffusione di disegni, fumetti, video e animazioni che illustrano e configurano possibilità molteplici per i corpi, l’erotismo, le esperienze sensoriali, inserendole all’interno di una riflessione politica e di attivismo orientato soprattutto alla sex positivity (penso ad artiste come Erika Moen, Stephanie Sarley o Hilde Atalanta); · dall’altro, attiviste e performer che usano direttamente immagini fotografiche del proprio corpo come strumento di rottura dei codici estetici e culturali dominanti e per la produzione di nuovi modelli di desiderio e identificazione (da celebrity come Lizzo o Beth Ditto a decine di altre donne attive in tutto il mondo).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.