Nel saggio Scrivere l’attore. Un dialogo tra Gordon Craig e Arthur Symons, contributo al secondo dossier sulla rivista «The Mask» a cura di Matteo Casari, Monica Cristini, Samantha Marenzi e Gabriele Sofia, l'autrice indaga l’azione della scrittura del noto critico e poeta simbolista sulle idee e sul linguaggio di Craig, che ne assume formule e parole di battaglia a sostegno della sua visione del teatro. Symons appare tra le pagine di «The Mask» come interlocutore reale e come voce segreta con cui intessere un dialogo attorno all’attore, in cerca delle parole che lo sappiano far sopravvivere nella scrittura. È in particolare attorno alla figura di Eleonora Duse come modello del Grande Attore che i contributi critici dell’uno e i testi teorici dell’altro entrano in risonanza mostrando il processo stesso della scrittura, che riusa, trasfigura, monta e assembla, fino a forgiare parole capaci non di descrivere e conservare la memoria dell’attore, ma di farlo apparire nella mente del lettore. In questa prospettiva «The Mask» appare come un prolungato laboratorio di scrittura, la creazione di uno spazio per l’attore, un tentativo di far sopravvivere la sua grandezza nella desolata stagione della sua scomparsa.
Marenzi, S. (2020). Scrivere l’attore. Un dialogo tra Gordon Craig e Arthur Symons. TEATRO E STORIA, 41, 263-285.
Scrivere l’attore. Un dialogo tra Gordon Craig e Arthur Symons
samantha marenzi
2020-01-01
Abstract
Nel saggio Scrivere l’attore. Un dialogo tra Gordon Craig e Arthur Symons, contributo al secondo dossier sulla rivista «The Mask» a cura di Matteo Casari, Monica Cristini, Samantha Marenzi e Gabriele Sofia, l'autrice indaga l’azione della scrittura del noto critico e poeta simbolista sulle idee e sul linguaggio di Craig, che ne assume formule e parole di battaglia a sostegno della sua visione del teatro. Symons appare tra le pagine di «The Mask» come interlocutore reale e come voce segreta con cui intessere un dialogo attorno all’attore, in cerca delle parole che lo sappiano far sopravvivere nella scrittura. È in particolare attorno alla figura di Eleonora Duse come modello del Grande Attore che i contributi critici dell’uno e i testi teorici dell’altro entrano in risonanza mostrando il processo stesso della scrittura, che riusa, trasfigura, monta e assembla, fino a forgiare parole capaci non di descrivere e conservare la memoria dell’attore, ma di farlo apparire nella mente del lettore. In questa prospettiva «The Mask» appare come un prolungato laboratorio di scrittura, la creazione di uno spazio per l’attore, un tentativo di far sopravvivere la sua grandezza nella desolata stagione della sua scomparsa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.