A dossier from the Carolingian Tuscany allows us to know the long and complex judicial case of the priest Alpulo. Born from a simple affair between a priest and a nun, the trial then disturbed a king, a count, an imperial messenger, five bishops and a large number of of people including lay people and clergymen. The reasons for such an expenditure of judicial energies can be recognised in the design of the Lucca episcopate to increase its land endowment in the area. Reading the dossier, however, we can get a more precise idea of the real functioning of Carolingian justice. It seems that the intentions declared by the Carolingian rulers – ensuring a greater protection of people’s rights and pomoting a justice less exposed to the arrogance of the powerful – must be understood with more scepticism than we usually do. Moreover, the interest of legal historians for the long judicial process is also recalled by certain passages which show compliance with a procedural discipline that is not at all elementary.

Grazie a due chartae toscane risalenti all’età carolingia possiamo ancora oggi conoscere la lunga, complessa e sfortunata vicenda giudiziaria di cui fu protagonista iI prete Alpulo. Da una semplice liason tra un prete e una monaca nacque infatti una controversia che finì per coinvolgere un re, un conte, un missus imperiale, cinque vescovi e una lunga schiera di persone tra laici ed ecclesiastici. Dietro tanto dispendio di attività processuali, non è difficile riconoscere il disegno dell’episcopato lucchese teso ad accrescere il proprio patrimonio immobiliare nel territorio della Diocesi. Rileggere oggi i due documenti significa però soprattutto poter osservare più da vicino il funzionamento della giustizia carolingia. È noto come la monarchia franca avesse promesso una giustizia che fosse più vicina ai debiliores (o pauperes): maggiormente accessibile e capace, all’occorrenza, anche di proteggerli delle angherie dei potenti. Il caso qui analizzato par confermare i dubbi che la storiografia più recente ha avanzato circa l’effettivo mantenimento di tale promessa. A richiamare l’interesse dello storico giurista sul lungo iter giudiziario vi sono peraltro taluni passaggi che denotano, nel personale coinvolto, una certa attenzione per il rispetto di una disciplina processuale nient’affatto elementare.

Loschiavo, L. (2020). The priest who fell in love and lost everything. Use and abuse of ecclesiastical justice in Carolingian Tuscany. ITALIAN REVIEW OF LEGAL HISTORY, 6, 237-253 [10.13130/2464-8914/14889].

The priest who fell in love and lost everything. Use and abuse of ecclesiastical justice in Carolingian Tuscany

Luca Loschiavo
2020-01-01

Abstract

A dossier from the Carolingian Tuscany allows us to know the long and complex judicial case of the priest Alpulo. Born from a simple affair between a priest and a nun, the trial then disturbed a king, a count, an imperial messenger, five bishops and a large number of of people including lay people and clergymen. The reasons for such an expenditure of judicial energies can be recognised in the design of the Lucca episcopate to increase its land endowment in the area. Reading the dossier, however, we can get a more precise idea of the real functioning of Carolingian justice. It seems that the intentions declared by the Carolingian rulers – ensuring a greater protection of people’s rights and pomoting a justice less exposed to the arrogance of the powerful – must be understood with more scepticism than we usually do. Moreover, the interest of legal historians for the long judicial process is also recalled by certain passages which show compliance with a procedural discipline that is not at all elementary.
2020
Grazie a due chartae toscane risalenti all’età carolingia possiamo ancora oggi conoscere la lunga, complessa e sfortunata vicenda giudiziaria di cui fu protagonista iI prete Alpulo. Da una semplice liason tra un prete e una monaca nacque infatti una controversia che finì per coinvolgere un re, un conte, un missus imperiale, cinque vescovi e una lunga schiera di persone tra laici ed ecclesiastici. Dietro tanto dispendio di attività processuali, non è difficile riconoscere il disegno dell’episcopato lucchese teso ad accrescere il proprio patrimonio immobiliare nel territorio della Diocesi. Rileggere oggi i due documenti significa però soprattutto poter osservare più da vicino il funzionamento della giustizia carolingia. È noto come la monarchia franca avesse promesso una giustizia che fosse più vicina ai debiliores (o pauperes): maggiormente accessibile e capace, all’occorrenza, anche di proteggerli delle angherie dei potenti. Il caso qui analizzato par confermare i dubbi che la storiografia più recente ha avanzato circa l’effettivo mantenimento di tale promessa. A richiamare l’interesse dello storico giurista sul lungo iter giudiziario vi sono peraltro taluni passaggi che denotano, nel personale coinvolto, una certa attenzione per il rispetto di una disciplina processuale nient’affatto elementare.
Loschiavo, L. (2020). The priest who fell in love and lost everything. Use and abuse of ecclesiastical justice in Carolingian Tuscany. ITALIAN REVIEW OF LEGAL HISTORY, 6, 237-253 [10.13130/2464-8914/14889].
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