L’inquietudine derivante dal Coronavirus è primariamente angoscia di morte, di catastrofe, di perdita di noi stessi e degli altri. Ci troviamo in un continuo stato di allarme di fronte ad un nemico invisibile e perturbante. Alla ricerca di possibili strade per uscire da questo stato di tensione possono scattare quei meccanismi di difesa di cui ogni essere umano è dotato e a cui può fare ricorso, quando la realtà esterna o interna non lo soddisfa e su cui si fonda il fenomeno che oggi chiamiamo “negazione” o “negazionismo”. Possiamo cercare di comprendere il senso profondo di questa negazione della realtà e del conseguente rifiuto dei dati che la scienza e la ragione ci presentano attraverso l’analisi del saggio freudiano sul meccanismo della negazione. Si tratta di uno scritto del 1925, Die Verneinung, che nasconde, dietro la sua brevità e scorrevolezza, una struttura enigmatica, ricca di una problematica densa e complessa. Si presentano due tappe: nella prima il rimosso giunge alla coscienza, ma sussiste sotto forma di negazione; nella seconda tappa lo psicanalista obbliga il paziente ad accettare intellettualmente ciò che prima negava, tuttavia il processo di rimozione in se stesso non è ancora sospeso. La negazione appare così con un duplice volto: come ricusazione psicologica di un contenuto rimosso che affiora per cui potremmo identificarla con il diniego, come negazione logica che è parte del giudizio. La coscienza implica la negazione, e la implica nella presa di coscienza della propria ricchezza nascosta. Possiamo vedere nell’atteggiamento del negativismo odierno il primo livello della Verneinung, identificato come “denegazione”. Un rifiuto, che prende le mosse da uno stato emotivo di grande ansia e paura e, respingendo per questo il problema e tutte le sue implicazioni a livello razionale, gli permette di manifestarsi esclusivamente in forma negativa.

Pansera, M.T. (2021). Negazione. B@BELONLINE, Il nuovo Atlante di Sophia(7), 43-46.

Negazione

Pansera Maria Teresa
2021-01-01

Abstract

L’inquietudine derivante dal Coronavirus è primariamente angoscia di morte, di catastrofe, di perdita di noi stessi e degli altri. Ci troviamo in un continuo stato di allarme di fronte ad un nemico invisibile e perturbante. Alla ricerca di possibili strade per uscire da questo stato di tensione possono scattare quei meccanismi di difesa di cui ogni essere umano è dotato e a cui può fare ricorso, quando la realtà esterna o interna non lo soddisfa e su cui si fonda il fenomeno che oggi chiamiamo “negazione” o “negazionismo”. Possiamo cercare di comprendere il senso profondo di questa negazione della realtà e del conseguente rifiuto dei dati che la scienza e la ragione ci presentano attraverso l’analisi del saggio freudiano sul meccanismo della negazione. Si tratta di uno scritto del 1925, Die Verneinung, che nasconde, dietro la sua brevità e scorrevolezza, una struttura enigmatica, ricca di una problematica densa e complessa. Si presentano due tappe: nella prima il rimosso giunge alla coscienza, ma sussiste sotto forma di negazione; nella seconda tappa lo psicanalista obbliga il paziente ad accettare intellettualmente ciò che prima negava, tuttavia il processo di rimozione in se stesso non è ancora sospeso. La negazione appare così con un duplice volto: come ricusazione psicologica di un contenuto rimosso che affiora per cui potremmo identificarla con il diniego, come negazione logica che è parte del giudizio. La coscienza implica la negazione, e la implica nella presa di coscienza della propria ricchezza nascosta. Possiamo vedere nell’atteggiamento del negativismo odierno il primo livello della Verneinung, identificato come “denegazione”. Un rifiuto, che prende le mosse da uno stato emotivo di grande ansia e paura e, respingendo per questo il problema e tutte le sue implicazioni a livello razionale, gli permette di manifestarsi esclusivamente in forma negativa.
2021
Pansera, M.T. (2021). Negazione. B@BELONLINE, Il nuovo Atlante di Sophia(7), 43-46.
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