Dove possiamo rintracciare un’altra intelligibilità per Dio che non lo confonda con l’essere e la sua storia? È questa la domanda che sta alla base dell’opera decisiva di Emmanuel Lévinas Altrimenti che essere o al di là dell'essenza (1974). Come ricorda lo stesso Lévinas in quelle pagine, da un lato la ricerca non avrebbe senso se mancasse di comprendere come il sapere ontologico, traducendolo nell’essere, induce Dio a tradirsi in un tema per la filosofia stessa, dall’altro è proprio nella razionalità del discorso ontologico che l’etica – la relazione privilegiata con l’Altro – dovrà attingere per poter anche solo provare a dire l’altrimenti che essere. Tale razionalità è rivendicata dal discorso stesso che intende relativizzarla, quello sull’al di là dell’essere. Ma di quale metodo può avvalersi l’etica di Lévinas per intendere Dio indipendentemente da ogni ontologia come da ogni teologia da questa dipendente? Propriamente e solamente del metodo fenomenologico, massima e sincera espressione del «pleonasma» della razionalità greca che domina la storia dell’ontologia. L’articolo si inserisce nel mezzo dell’aporia cui va incontro una simile scelta. Non è forse contraddittorio mettere in discussione la supremazia dell’ontologia in un discorso che, direttamente o meno, non smette e non può smettere di ricorrere all’ontologia, confermandone la sovranità? E soprattutto: quale prospettiva storica deve assumere l’etica? O, in altri termini, in che modo il tentativo di Lévinas si inserisce nel quadro della struttura ontoteologica della metafisica descritta da Heidegger? Esattamente invertendo il rapporto tra Dio e l’essere che vige nella storia della metafisica. Al contrario di Heidegger, per Levinas è la storia dell’essere che si svolge entro la traccia lasciata dall’assenza di Dio che – a differenza dell’essere – non si è mai fatto presenza. Questa inversione però provoca un cortocircuito, dal momento che solo a partire dalla prospettiva della Seinsgeschichte Heidegger ha potuto mettere a nudo la struttura ontoteologica della metafisica e cominciare a domandare di Dio. Di questi problemi si occupa l’ultimo lavoro di Didier Franck L’un-pour-l’autre. Levinas et la signification (ed. P.U.F., 2008). L’articolo porta al lettore italiano per la prima volta l’attenzione su questo studio (ancora inedito in Italia), che si impegna a decostruire le basi fenomenologiche dell’etica levinasiana, mettendone in luce tanto i problemi insoluti quanto le loro ragioni.
Carbone, G. (2011). Pensare altrimenti la storia dell'essere. Aporie dell'ontoteologia di Lévinas. POLEMOS, 4-5, 202-212.
Pensare altrimenti la storia dell'essere. Aporie dell'ontoteologia di Lévinas
CARBONE G
2011-01-01
Abstract
Dove possiamo rintracciare un’altra intelligibilità per Dio che non lo confonda con l’essere e la sua storia? È questa la domanda che sta alla base dell’opera decisiva di Emmanuel Lévinas Altrimenti che essere o al di là dell'essenza (1974). Come ricorda lo stesso Lévinas in quelle pagine, da un lato la ricerca non avrebbe senso se mancasse di comprendere come il sapere ontologico, traducendolo nell’essere, induce Dio a tradirsi in un tema per la filosofia stessa, dall’altro è proprio nella razionalità del discorso ontologico che l’etica – la relazione privilegiata con l’Altro – dovrà attingere per poter anche solo provare a dire l’altrimenti che essere. Tale razionalità è rivendicata dal discorso stesso che intende relativizzarla, quello sull’al di là dell’essere. Ma di quale metodo può avvalersi l’etica di Lévinas per intendere Dio indipendentemente da ogni ontologia come da ogni teologia da questa dipendente? Propriamente e solamente del metodo fenomenologico, massima e sincera espressione del «pleonasma» della razionalità greca che domina la storia dell’ontologia. L’articolo si inserisce nel mezzo dell’aporia cui va incontro una simile scelta. Non è forse contraddittorio mettere in discussione la supremazia dell’ontologia in un discorso che, direttamente o meno, non smette e non può smettere di ricorrere all’ontologia, confermandone la sovranità? E soprattutto: quale prospettiva storica deve assumere l’etica? O, in altri termini, in che modo il tentativo di Lévinas si inserisce nel quadro della struttura ontoteologica della metafisica descritta da Heidegger? Esattamente invertendo il rapporto tra Dio e l’essere che vige nella storia della metafisica. Al contrario di Heidegger, per Levinas è la storia dell’essere che si svolge entro la traccia lasciata dall’assenza di Dio che – a differenza dell’essere – non si è mai fatto presenza. Questa inversione però provoca un cortocircuito, dal momento che solo a partire dalla prospettiva della Seinsgeschichte Heidegger ha potuto mettere a nudo la struttura ontoteologica della metafisica e cominciare a domandare di Dio. Di questi problemi si occupa l’ultimo lavoro di Didier Franck L’un-pour-l’autre. Levinas et la signification (ed. P.U.F., 2008). L’articolo porta al lettore italiano per la prima volta l’attenzione su questo studio (ancora inedito in Italia), che si impegna a decostruire le basi fenomenologiche dell’etica levinasiana, mettendone in luce tanto i problemi insoluti quanto le loro ragioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.