Il saggio esamina il rendimento dei controlli sul giusto procedimento legislativo, operati dal Presidente della Repubblica e dalla Corte costituzionale nella storia repubblicana. L’Autore individua le ragioni di un controllo sinora non molto incisivo e sottolinea quanto sia invece importante sanzionare vizi formali dovuti al mancato rispetto delle regole costituzionali in tema di fonti. Troppo spesso la Corte costituzionale ha esitato di fronte all’eventualità di un annullamento di norme dal contenuto apprezzabile, in tal modo facendo apparire il vizio formale quale vizio minore. Per invertire questa tendenza, l’Autore ipotizza l’impiego del potere di modulazione degli effetti temporali dell’incostituzionalità, che permetterebbe di sanzionare la violazione delle regole costituzionali sul procedimento legislativo, non limitandola alle sole, discutibili, ipotesi di evidente mancanza dei presupposti dell’atto o di palese lesione delle prerogative parlamentari. Un tale mutamento consentirebbe anche al Presidente della Repubblica di avere maggiori spazi nell’esercizio dei suoi poteri di interposizione nella produzione legislativa, giustificati sulla base di una giurisprudenza costituzionale pronta a “non perdonare” più le violazioni delle norme costituzionali sulle fonti. L’auspicata convergenza tra i controllori potrebbe allora costituire uno strumento efficace nella lotta alle prassi parlamentari che pregiudicano il buon andamento dei lavori dell’assemblea elettiva, violando la regola del contradditorio, del dialogo, e persino impedendo ai parlamentari di collaborare cognita causa alla formazione del testo legislativo.
Ruotolo, M. (2021). I controlli esterni sul giusto procedimento legislativo. Presidente della Repubblica e Corte costituzionale. QUADERNI COSTITUZIONALI(3/2021), 573-598 [10.1439/101799].
I controlli esterni sul giusto procedimento legislativo. Presidente della Repubblica e Corte costituzionale
Marco Ruotolo
2021-01-01
Abstract
Il saggio esamina il rendimento dei controlli sul giusto procedimento legislativo, operati dal Presidente della Repubblica e dalla Corte costituzionale nella storia repubblicana. L’Autore individua le ragioni di un controllo sinora non molto incisivo e sottolinea quanto sia invece importante sanzionare vizi formali dovuti al mancato rispetto delle regole costituzionali in tema di fonti. Troppo spesso la Corte costituzionale ha esitato di fronte all’eventualità di un annullamento di norme dal contenuto apprezzabile, in tal modo facendo apparire il vizio formale quale vizio minore. Per invertire questa tendenza, l’Autore ipotizza l’impiego del potere di modulazione degli effetti temporali dell’incostituzionalità, che permetterebbe di sanzionare la violazione delle regole costituzionali sul procedimento legislativo, non limitandola alle sole, discutibili, ipotesi di evidente mancanza dei presupposti dell’atto o di palese lesione delle prerogative parlamentari. Un tale mutamento consentirebbe anche al Presidente della Repubblica di avere maggiori spazi nell’esercizio dei suoi poteri di interposizione nella produzione legislativa, giustificati sulla base di una giurisprudenza costituzionale pronta a “non perdonare” più le violazioni delle norme costituzionali sulle fonti. L’auspicata convergenza tra i controllori potrebbe allora costituire uno strumento efficace nella lotta alle prassi parlamentari che pregiudicano il buon andamento dei lavori dell’assemblea elettiva, violando la regola del contradditorio, del dialogo, e persino impedendo ai parlamentari di collaborare cognita causa alla formazione del testo legislativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.