L’articolo è incentrato su un sofisticato lavoro radiofonico del drammaturgo inglese Tom Stoppard dal titolo "In the Native State" (1991). In esso l’autore affronta i problemi legati all’etica dell’Impero britannico nei suoi rapporti con la cultura e il popolo indiani sia nel periodo coloniale sia in quello post-coloniale. A tale scopo, il radiodramma mette a confronto, facendole specchiare l’una nell’altra, due ambientazioni differenti, l’India degli anni Trenta e la città di Londra del 1990. Le questioni trattate, come le secolari occidentalizzazione della mentalità e della cultura indiane da un lato, e indianizzazione della lingua e dei costumi inglesi dall’altro, vengono abilmente traslate dall’autore in termini artistici, visto che gli scambi reciproci tra i due mondi sembrano potersi visualizzare nello stile ibrido di due ritratti eseguiti dal pittore indiano protagonista dell’opera, il quale, nonostante la sua 'mimicry' degli occidentali – per usare un termine caro a Homi Bhabha – o forse proprio grazie ad essa, diventa il mezzo attraverso il quale assistiamo a un fondamentale cambio di prospettiva: dalla visione e rappresentazione eurocentrica dell’Oriente alla riappropriazione di un punto di vista nazionalista indiano che anticipa il successo del movimento che portò il paese all’indipendenza negli anni Quaranta.
Esposito, L. (2011). "India e Inghilterra allo specchio. Un ritratto post-imperiale di Tom Stoppard". BETWEEN, 1(2), 1-13 [10.13125/2039-6597/292].
"India e Inghilterra allo specchio. Un ritratto post-imperiale di Tom Stoppard"
ESPOSITO, Lucia
2011-01-01
Abstract
L’articolo è incentrato su un sofisticato lavoro radiofonico del drammaturgo inglese Tom Stoppard dal titolo "In the Native State" (1991). In esso l’autore affronta i problemi legati all’etica dell’Impero britannico nei suoi rapporti con la cultura e il popolo indiani sia nel periodo coloniale sia in quello post-coloniale. A tale scopo, il radiodramma mette a confronto, facendole specchiare l’una nell’altra, due ambientazioni differenti, l’India degli anni Trenta e la città di Londra del 1990. Le questioni trattate, come le secolari occidentalizzazione della mentalità e della cultura indiane da un lato, e indianizzazione della lingua e dei costumi inglesi dall’altro, vengono abilmente traslate dall’autore in termini artistici, visto che gli scambi reciproci tra i due mondi sembrano potersi visualizzare nello stile ibrido di due ritratti eseguiti dal pittore indiano protagonista dell’opera, il quale, nonostante la sua 'mimicry' degli occidentali – per usare un termine caro a Homi Bhabha – o forse proprio grazie ad essa, diventa il mezzo attraverso il quale assistiamo a un fondamentale cambio di prospettiva: dalla visione e rappresentazione eurocentrica dell’Oriente alla riappropriazione di un punto di vista nazionalista indiano che anticipa il successo del movimento che portò il paese all’indipendenza negli anni Quaranta.File | Dimensione | Formato | |
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