It may well be extremely difficult, if not impossible, to get an unambiguous and rigorous definition of phenomenology. However, Husserl, as well as those who challenged his endeavor, conceived phenomenology first and foremost as a method for philosophical research, and as a method based on intuition. Relying on the 1929 long essay that Levinas devoted to the transcendental phenomenology displayed in the first volume of Ideas, the paper presents the three different kinds of intuition on which the Husserlian research is based. The categorial intuition, which Levinas also calls “intellectual intuition,” is then addressed to be explained as the non-sensible perception that directly shows, or offers, the logical forms. Leibniz and Brentano are recalled as the sources of such a ground-breaking notion. Still, since the categorial intuition is pivotal for the Husserlian critique of the ideal of a purely intuitive, divine intellect (particularly by Kant), the distinction of the phenomenological intuitive knowledge from any visio mystica is in order, as Stein has pinpointed. Finally, the radical problems that go with Husserl’s broadening of the notion of intuition are sketched out, relying on the analyses provided by Derrida and Marion.

Se è difficile, se non impossibile, dare una definizione univoca della fenomenologia, possiamo fare affidamento sul fatto che, tanto Husserl, quanto coloro che si sono dedicati a una critica serrata della sua impresa fenomenologica, hanno concepito la fenomenologia innanzitutto come un metodo, e come un metodo basato sull’intuizione. Partendo dal lungo saggio di Levinas del 1929, dedicato alla fenomenologia trascendentale esposta nel primo volume delle Ideen, nell’articolo sono presentate tre specie di intuizione come fondamentali per la ricerca husserliana. L’intuizione categoriale, che Levinas intendeva anche come “intuizione intellettuale”, riceve poi particolare attenzione, in quanto percezione non sensibile che mostra direttamente, o offre, le forme logiche. Leibniz e Brentano sono individuati come le due fonti per questa innovativa nozione. Tuttavia, dal momento che essa è centrale nella critica husserliana dell’ideale di un intelletto divino puramente intuitivo (specialmente nei confronti di Kant), è necessario, seguendo Stein, distinguere il conoscere fenomenologico basato sull’intuizione da ogni visio mystica. In ultimo, facendo riferimento alle analisi di Derrida e Marion, sono brevemente richiamati i problemi legati all’estensione, operata da Husserl, della nozione di intuizione.

Carbone, G. (2022). L’intuizione fenomenologica. IL PENSIERO, LXI(1), 229-245 [10.1400/288161].

L’intuizione fenomenologica

Guelfo Carbone
2022-01-01

Abstract

It may well be extremely difficult, if not impossible, to get an unambiguous and rigorous definition of phenomenology. However, Husserl, as well as those who challenged his endeavor, conceived phenomenology first and foremost as a method for philosophical research, and as a method based on intuition. Relying on the 1929 long essay that Levinas devoted to the transcendental phenomenology displayed in the first volume of Ideas, the paper presents the three different kinds of intuition on which the Husserlian research is based. The categorial intuition, which Levinas also calls “intellectual intuition,” is then addressed to be explained as the non-sensible perception that directly shows, or offers, the logical forms. Leibniz and Brentano are recalled as the sources of such a ground-breaking notion. Still, since the categorial intuition is pivotal for the Husserlian critique of the ideal of a purely intuitive, divine intellect (particularly by Kant), the distinction of the phenomenological intuitive knowledge from any visio mystica is in order, as Stein has pinpointed. Finally, the radical problems that go with Husserl’s broadening of the notion of intuition are sketched out, relying on the analyses provided by Derrida and Marion.
2022
Se è difficile, se non impossibile, dare una definizione univoca della fenomenologia, possiamo fare affidamento sul fatto che, tanto Husserl, quanto coloro che si sono dedicati a una critica serrata della sua impresa fenomenologica, hanno concepito la fenomenologia innanzitutto come un metodo, e come un metodo basato sull’intuizione. Partendo dal lungo saggio di Levinas del 1929, dedicato alla fenomenologia trascendentale esposta nel primo volume delle Ideen, nell’articolo sono presentate tre specie di intuizione come fondamentali per la ricerca husserliana. L’intuizione categoriale, che Levinas intendeva anche come “intuizione intellettuale”, riceve poi particolare attenzione, in quanto percezione non sensibile che mostra direttamente, o offre, le forme logiche. Leibniz e Brentano sono individuati come le due fonti per questa innovativa nozione. Tuttavia, dal momento che essa è centrale nella critica husserliana dell’ideale di un intelletto divino puramente intuitivo (specialmente nei confronti di Kant), è necessario, seguendo Stein, distinguere il conoscere fenomenologico basato sull’intuizione da ogni visio mystica. In ultimo, facendo riferimento alle analisi di Derrida e Marion, sono brevemente richiamati i problemi legati all’estensione, operata da Husserl, della nozione di intuizione.
Carbone, G. (2022). L’intuizione fenomenologica. IL PENSIERO, LXI(1), 229-245 [10.1400/288161].
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/427568
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact