Durante le lezioni di teoria della letteratura (nell’allora Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa) Francesco Orlando, comparatista e teorico della letteratura, gran ammiratore e conoscitore della poesia del siglo de oro spagnolo (con una predilezione per il teatro aureo e i sonetti di Luis de Góngora), soleva ricordare ai suoi studenti che la responsabilità del critico è svelare l’ambiguità – più o meno nascosta, alle volte sorprendente – di un testo letterario. Per provare l’utilità del proprio mestiere (e di chi nell’aula si attingeva ad apprenderlo) leggeva due volte il testo poetico o il frammento oggetto dell’analisi: prima all’inizio poi alla fine della sua lezione. Si trattava di una rivelazione al tempo quantitativa e qualitativa quella che si presentava allo studente: il piacere del testo alla fine aumentava in proporzione al bagaglio di conoscenze acquisite che attivavano un fortunato cortocircuito di suono e di senso. Il problema della distanza e della complessità del testo letterario, in particolare di quello poetico, a discapito dell’indispensabile impegno previo che, in vista del suo godimento, questo richiede al lettore, ci parlano più che mai nell’era della semplificazione digitale e della massima accelerazione della relazione “oggetto-fruitore”. Tuttavia in epoca moderna tra i primi a imbattersi, a lungo e con inedita ostinazione, su queste medesime questioni furono gli spagnoli lettori di un testo chiave della lirica occidentale, le Soledades di Luis de Góngora. Per secoli accusato di essere un poeta oscuro (e per questo prima criticato e poi, dalla fine del Seicento, dimenticato fino alla riscoperta novecentesca) per noi lettori del XXI secolo Góngora è ormai un poeta difficile - secondo la distinzione che fa Franco Fortini e che ha ripreso di recente Guido Mazzoni - a proposito della poesia moderna perché «accetta anzi esige l’interpretazione e la parafrasi», in opposizione alla poesia postromantica, simbolista o surrealista, oscura perché intenzionalmente indecifrabile (cfr. Fortini, «Oscurità e difficoltà», 1991, p. 87 e Mazzoni, Sulla poesia moderna, 2005, p. 167-168). Una distinzione che, va da sé, si porta dietro un cambio intenso e cruciale (di gusto, prospettive e priorità poetiche) che diluito nel tempo vede nella sperimentazione di Góngora un punto privilegiato d’osservazione storica e critica. L’opera del poeta originario di Cordova, in effetti, gioca un ruolo essenziale (ancora non appieno recepito al di fuori dell’ispanismo) nella partita della poesia moderna quando con i suoi versi, e in particolare con le Soledades, sancisce una frattura profonda della concezione classica, mimetica e luminosa della poesia e, al tempo stesso, innesca l’inizio di quella modernità per cui l’oscurità è, per ossimoro, portatrice di senso. Per questi motivi il saggio di Cèlia Nadal (Viaje a la oscuridad. Encuentro con las “Soledades” de Góngora y sus lectores, Pacini Editore, Pisa 2020, 147 pp.), un dettagliato percorso storico, critico e teorico à rebours e in tre tempi, un viaggio, appunto, attraverso la comprensione del concetto di oscurità e dell’effetto sui lettori di ieri e di oggi, così come sulla sua evoluzione nei secoli, fuori e dentro l’opera gongorina, si fa particolarmente avvincente...

Pezzini, S. (2022). «Cèlia Nadal Pasqual, "Viaje a la oscuridad. Encuentro con las Soledades de Góngora y sus lectores", Testi e Culture in Europa, Pacini Editore, Pisa, 2020, 147 pp.». RIVISTA DI LETTERATURE MODERNE E COMPARATE, LXXV(4), 424-428.

«Cèlia Nadal Pasqual, "Viaje a la oscuridad. Encuentro con las Soledades de Góngora y sus lectores", Testi e Culture in Europa, Pacini Editore, Pisa, 2020, 147 pp.»

Sara Pezzini
2022-01-01

Abstract

Durante le lezioni di teoria della letteratura (nell’allora Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa) Francesco Orlando, comparatista e teorico della letteratura, gran ammiratore e conoscitore della poesia del siglo de oro spagnolo (con una predilezione per il teatro aureo e i sonetti di Luis de Góngora), soleva ricordare ai suoi studenti che la responsabilità del critico è svelare l’ambiguità – più o meno nascosta, alle volte sorprendente – di un testo letterario. Per provare l’utilità del proprio mestiere (e di chi nell’aula si attingeva ad apprenderlo) leggeva due volte il testo poetico o il frammento oggetto dell’analisi: prima all’inizio poi alla fine della sua lezione. Si trattava di una rivelazione al tempo quantitativa e qualitativa quella che si presentava allo studente: il piacere del testo alla fine aumentava in proporzione al bagaglio di conoscenze acquisite che attivavano un fortunato cortocircuito di suono e di senso. Il problema della distanza e della complessità del testo letterario, in particolare di quello poetico, a discapito dell’indispensabile impegno previo che, in vista del suo godimento, questo richiede al lettore, ci parlano più che mai nell’era della semplificazione digitale e della massima accelerazione della relazione “oggetto-fruitore”. Tuttavia in epoca moderna tra i primi a imbattersi, a lungo e con inedita ostinazione, su queste medesime questioni furono gli spagnoli lettori di un testo chiave della lirica occidentale, le Soledades di Luis de Góngora. Per secoli accusato di essere un poeta oscuro (e per questo prima criticato e poi, dalla fine del Seicento, dimenticato fino alla riscoperta novecentesca) per noi lettori del XXI secolo Góngora è ormai un poeta difficile - secondo la distinzione che fa Franco Fortini e che ha ripreso di recente Guido Mazzoni - a proposito della poesia moderna perché «accetta anzi esige l’interpretazione e la parafrasi», in opposizione alla poesia postromantica, simbolista o surrealista, oscura perché intenzionalmente indecifrabile (cfr. Fortini, «Oscurità e difficoltà», 1991, p. 87 e Mazzoni, Sulla poesia moderna, 2005, p. 167-168). Una distinzione che, va da sé, si porta dietro un cambio intenso e cruciale (di gusto, prospettive e priorità poetiche) che diluito nel tempo vede nella sperimentazione di Góngora un punto privilegiato d’osservazione storica e critica. L’opera del poeta originario di Cordova, in effetti, gioca un ruolo essenziale (ancora non appieno recepito al di fuori dell’ispanismo) nella partita della poesia moderna quando con i suoi versi, e in particolare con le Soledades, sancisce una frattura profonda della concezione classica, mimetica e luminosa della poesia e, al tempo stesso, innesca l’inizio di quella modernità per cui l’oscurità è, per ossimoro, portatrice di senso. Per questi motivi il saggio di Cèlia Nadal (Viaje a la oscuridad. Encuentro con las “Soledades” de Góngora y sus lectores, Pacini Editore, Pisa 2020, 147 pp.), un dettagliato percorso storico, critico e teorico à rebours e in tre tempi, un viaggio, appunto, attraverso la comprensione del concetto di oscurità e dell’effetto sui lettori di ieri e di oggi, così come sulla sua evoluzione nei secoli, fuori e dentro l’opera gongorina, si fa particolarmente avvincente...
2022
Pezzini, S. (2022). «Cèlia Nadal Pasqual, "Viaje a la oscuridad. Encuentro con las Soledades de Góngora y sus lectores", Testi e Culture in Europa, Pacini Editore, Pisa, 2020, 147 pp.». RIVISTA DI LETTERATURE MODERNE E COMPARATE, LXXV(4), 424-428.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/430467
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact