Il modello didattico pensato dai docenti del Corso di Laurea Magistrale Interclasse per “Coordinatori di Servizi Educativi e Servizi Sociali”, del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, chiede agli studenti iscritti di condividere le ragioni di un approccio formativo specifico: la conoscenza di saperi e l’acquisizione di competenze sono indispensabili per qualsiasi profilo professionale, ma non sono sufficienti per garantire la qualità dell’agire professionale quotidiano e periodico; altrettanto indispensabile è acquisire l’abitudine a riflettere, pensare, commentare, spiegare, analizzare, sintetizzare, comparare, approfondire. In altre parole: la conoscenza di saperi e l’acquisizione di competenze permette di crescere, di perfezionarsi, di essere veri esperti, veri tecnici di una professione; l’abitudine a riflettere restituisce senso dell’umano ad azioni e a scelte professionali, quotidiane e periodiche. Nell’editoriale del secondo numero del 2021 di questa rivista (FOR, 2/2021) Maurizio Milan ha rilevato problemi formativi interessanti, ha letto il loro contesto in modo chiaro e attento, ha proposto idee progettuali che hanno una coerenza culturale profonda con l’approccio del Corso di Laurea Magistrale Interclasse per “Coordinatori di Servizi Educativi e Servizi Sociali”. Credo che alle sue osservazioni debbano esserne aggiunte altre. Anche le scienze umane ci hanno insegnato e ci insegnano che le ragioni delle nostre azioni, delle nostre risposte ai cambiamenti, dei nostri progetti individuali, collettivi, comunitari, globali, glocali, economici, tecnologici, sociali, formativi hanno radici nel senso di civiltà che le collettività vivono e rendono esplicito, visibile, tangibile, credibile; hanno radici nelle prospettive che i loro obiettivi rendono condivise e condivisibili, nella qualità dell’impatto possibile nelle nostre vite. Anche le scienze umane ci hanno insegnato e ci insegnano che la sostenibilità è plausibile solo se non presta esclusiva attenzione alla sfera dell’economia e delle economie, all’obiettivo dell’efficienza e della produttività, solo se non si presta ad ascoltare le voci degli stereotipi e, soprattutto, delle semplificazioni. In sostanza: le scienze dell’umano e le scienze economiche devono tornare alle interazioni che ne arricchiscono l’esistenza, gli obiettivi, il significato, il ruolo; la metafora della rete e delle reti devono tornare a caratterizzarne l’identità interdisciplinare. Perché la sostenibilità caratterizzi la qualità del futuro individuale e della vita sociale delle nuove generazioni, è necessario che attrici protagoniste di cambiamento come le università e le scuole tornino ad avere il ruolo che è stato loro assegnato di dare centralità alla persona che apprende, di superare l’idea della trasmissione dei saperi, di promuovere l’esplorazione profonda e reticolare di conoscenze e idee, di valorizzare un pensiero che spieghi, leghi, commenti, interpreti, approfondisca contenuti, significati, idee, fenomeni, eventi, fatti, impegnando pensiero deduttivo, induttivo, analitico, sintetico, simbolico, astratto, creativo, rappresentativo, partecipativo, ecc.. Perché la sostenibilità caratterizzi la qualità del futuro individuale e della vita sociale delle nuove generazioni, in altre parole, la grande attenzione che viene dedicata, per esempio, alle importantissime ragioni di una sostenibilità economica o di una sostenibilità ambientale deve crescere e dedicarsi, forse anche in modo preliminare, alle attuali ragioni di una sostenibilità educativa, formativa, sociale. Le idee proposte qui di seguito hanno l’obiettivo di rendere esplicito e concreto questo insieme di osservazioni; le loro voci riescono a coglierne le connessioni tematiche, metodologiche, strategiche.
Piccione, V.A., Dafano, F., Cecchini, G., Celentano, A., Piras, M. (2022). Idee per la formazione universitaria, idee per l’innovazione possibile. FOR(2/2022), 24-32 [10.3280/for2022-003oa14560].
Idee per la formazione universitaria, idee per l’innovazione possibile
Piccione V. A.
Conceptualization
;Dafano F.
Membro del Collaboration Group
;Cecchini G.
Membro del Collaboration Group
;Celentano A.
Membro del Collaboration Group
;
2022-01-01
Abstract
Il modello didattico pensato dai docenti del Corso di Laurea Magistrale Interclasse per “Coordinatori di Servizi Educativi e Servizi Sociali”, del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, chiede agli studenti iscritti di condividere le ragioni di un approccio formativo specifico: la conoscenza di saperi e l’acquisizione di competenze sono indispensabili per qualsiasi profilo professionale, ma non sono sufficienti per garantire la qualità dell’agire professionale quotidiano e periodico; altrettanto indispensabile è acquisire l’abitudine a riflettere, pensare, commentare, spiegare, analizzare, sintetizzare, comparare, approfondire. In altre parole: la conoscenza di saperi e l’acquisizione di competenze permette di crescere, di perfezionarsi, di essere veri esperti, veri tecnici di una professione; l’abitudine a riflettere restituisce senso dell’umano ad azioni e a scelte professionali, quotidiane e periodiche. Nell’editoriale del secondo numero del 2021 di questa rivista (FOR, 2/2021) Maurizio Milan ha rilevato problemi formativi interessanti, ha letto il loro contesto in modo chiaro e attento, ha proposto idee progettuali che hanno una coerenza culturale profonda con l’approccio del Corso di Laurea Magistrale Interclasse per “Coordinatori di Servizi Educativi e Servizi Sociali”. Credo che alle sue osservazioni debbano esserne aggiunte altre. Anche le scienze umane ci hanno insegnato e ci insegnano che le ragioni delle nostre azioni, delle nostre risposte ai cambiamenti, dei nostri progetti individuali, collettivi, comunitari, globali, glocali, economici, tecnologici, sociali, formativi hanno radici nel senso di civiltà che le collettività vivono e rendono esplicito, visibile, tangibile, credibile; hanno radici nelle prospettive che i loro obiettivi rendono condivise e condivisibili, nella qualità dell’impatto possibile nelle nostre vite. Anche le scienze umane ci hanno insegnato e ci insegnano che la sostenibilità è plausibile solo se non presta esclusiva attenzione alla sfera dell’economia e delle economie, all’obiettivo dell’efficienza e della produttività, solo se non si presta ad ascoltare le voci degli stereotipi e, soprattutto, delle semplificazioni. In sostanza: le scienze dell’umano e le scienze economiche devono tornare alle interazioni che ne arricchiscono l’esistenza, gli obiettivi, il significato, il ruolo; la metafora della rete e delle reti devono tornare a caratterizzarne l’identità interdisciplinare. Perché la sostenibilità caratterizzi la qualità del futuro individuale e della vita sociale delle nuove generazioni, è necessario che attrici protagoniste di cambiamento come le università e le scuole tornino ad avere il ruolo che è stato loro assegnato di dare centralità alla persona che apprende, di superare l’idea della trasmissione dei saperi, di promuovere l’esplorazione profonda e reticolare di conoscenze e idee, di valorizzare un pensiero che spieghi, leghi, commenti, interpreti, approfondisca contenuti, significati, idee, fenomeni, eventi, fatti, impegnando pensiero deduttivo, induttivo, analitico, sintetico, simbolico, astratto, creativo, rappresentativo, partecipativo, ecc.. Perché la sostenibilità caratterizzi la qualità del futuro individuale e della vita sociale delle nuove generazioni, in altre parole, la grande attenzione che viene dedicata, per esempio, alle importantissime ragioni di una sostenibilità economica o di una sostenibilità ambientale deve crescere e dedicarsi, forse anche in modo preliminare, alle attuali ragioni di una sostenibilità educativa, formativa, sociale. Le idee proposte qui di seguito hanno l’obiettivo di rendere esplicito e concreto questo insieme di osservazioni; le loro voci riescono a coglierne le connessioni tematiche, metodologiche, strategiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.