Se il rudere è il destino ultimo di ogni costruzione, nel mondo contemporaneo sempre più insediamenti e paesaggi antropizzati vengono abbandonati dall’uomo accelerando un suggestivo quanto inquietante ritorno alla natura. Questi "paesaggi dell’abbandono" includono cantieri interrotti che lasciano scheletri di strutture insostenibili da demolire, edifici e spazi urbani dismessi ad alto tasso di specializzazione difficilmente riconvertibili, insediamenti abusivi divenuti invivibili. Il ritrarsi della presenza umana da intere porzioni di territorio ha determinato la formazione di un paesaggio inedito, dove una natura primigenia e vitale invade spazi con spiccati caratteri di artificialità. In alcuni casi si sono sviluppati nel tempo ecosistemi ricchi di biodiversità dove l’uomo non è più protagonista e si trova a interagire con diverse specie animali e vegetali, godendo occasionalmente di un ambiente rigenerato di nuova vita. I residui della civiltà moderna si mostrano così disponibili ad accogliere una nuova cultura dell’abitare, trasformandosi in una sorta di laboratorio dell’habitat del futuro. L’immagine del rudere abitato dalla natura può diventare inoltre un riferimento fecondo per strategie progettuali che rinuncino all’opposizione dialettica tra artificiale e naturale su cui si è fondata la modernità. Since ruins are the final destiny of every construction, in our time, more and more settlements and anthropized landscapes are abandoned by people, accelerating a suggestive yet disturbing return to nature. These “abandoned landscapes” include construction sites with interrupted works, leaving skeletons of structures whose demolition is unsustainable, highly specialized buildings and urban spaces that have been dismissed and can be hardly reconverted, and unauthorized settlements that have become unlivable. The disappearance of human presence in wide territorial areas has produced an unprecedented landscape where primal and vital nature invades highly artificial spaces. In some cases, richly biodiverse ecosystems have developed, where mankind is no longer the only actor, interacts with several animal and vegetal species, and enjoys a revivificated nature. Hence, those remnants of modern civilization show total availability for a new living culture and become a sort of future habitat. The image of the ruin being inhabited by nature can also be a fruitful reference for design strategies to renounce the opposition between artificial and natural, on which modernity is founded.
Farina, M. (2023). Incompiuti, dismessi, inabitabili. I paesaggi dell’abbandono come modello per l’habitat del futuro | Unfinished, Dismissed, Inhabitable. Abandoned Landscapes as a Model for the Future Habitat. RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA, 169, 34-40.
Incompiuti, dismessi, inabitabili. I paesaggi dell’abbandono come modello per l’habitat del futuro | Unfinished, Dismissed, Inhabitable. Abandoned Landscapes as a Model for the Future Habitat
Milena Farina
2023-01-01
Abstract
Se il rudere è il destino ultimo di ogni costruzione, nel mondo contemporaneo sempre più insediamenti e paesaggi antropizzati vengono abbandonati dall’uomo accelerando un suggestivo quanto inquietante ritorno alla natura. Questi "paesaggi dell’abbandono" includono cantieri interrotti che lasciano scheletri di strutture insostenibili da demolire, edifici e spazi urbani dismessi ad alto tasso di specializzazione difficilmente riconvertibili, insediamenti abusivi divenuti invivibili. Il ritrarsi della presenza umana da intere porzioni di territorio ha determinato la formazione di un paesaggio inedito, dove una natura primigenia e vitale invade spazi con spiccati caratteri di artificialità. In alcuni casi si sono sviluppati nel tempo ecosistemi ricchi di biodiversità dove l’uomo non è più protagonista e si trova a interagire con diverse specie animali e vegetali, godendo occasionalmente di un ambiente rigenerato di nuova vita. I residui della civiltà moderna si mostrano così disponibili ad accogliere una nuova cultura dell’abitare, trasformandosi in una sorta di laboratorio dell’habitat del futuro. L’immagine del rudere abitato dalla natura può diventare inoltre un riferimento fecondo per strategie progettuali che rinuncino all’opposizione dialettica tra artificiale e naturale su cui si è fondata la modernità. Since ruins are the final destiny of every construction, in our time, more and more settlements and anthropized landscapes are abandoned by people, accelerating a suggestive yet disturbing return to nature. These “abandoned landscapes” include construction sites with interrupted works, leaving skeletons of structures whose demolition is unsustainable, highly specialized buildings and urban spaces that have been dismissed and can be hardly reconverted, and unauthorized settlements that have become unlivable. The disappearance of human presence in wide territorial areas has produced an unprecedented landscape where primal and vital nature invades highly artificial spaces. In some cases, richly biodiverse ecosystems have developed, where mankind is no longer the only actor, interacts with several animal and vegetal species, and enjoys a revivificated nature. Hence, those remnants of modern civilization show total availability for a new living culture and become a sort of future habitat. The image of the ruin being inhabited by nature can also be a fruitful reference for design strategies to renounce the opposition between artificial and natural, on which modernity is founded.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.