Il problema del riparto di competenze tra Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e Autorità di settore in materia di repressione delle pratiche commerciali scorrette nei mercati regolati affatica da anni l’ordinamento italiano. Nell’ultimo decennio si sono infatti susseguiti, inter alia, un intervento del Consiglio di Stato in funzione consultiva (2008), una pronuncia dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato (2012), un (primo) intervento legislativo ad hoc (2012), una procedura di infrazione contro l’Italia (2013), un secondo intervento legislativo (2014) e una nuova decisione dell’Adunanza plenaria (2016). Tutto questo non sembra essere però bastato a fare sufficiente chiarezza sul punto. Con due coppie di ordinanze parallele il Consiglio di Stato e il TAR del Lazio hanno dunque deciso di portare (finalmente) la vicenda all’attenzione della Corte di giustizia (2017), sollevando una serie di quesiti interpretativi concernenti il principio di specialità di cui all’art. 3, § 4 della direttiva 2005/29/CE. Scopo del presente scritto è ricostruire il problema con un approccio interdisciplinare che, oltre ad analizzare compiutamente gli aspetti prettamente consumeristici, tenti anche di verificare se le categorie penalistiche evocate abbiano trovato corretto impiego, mettendo al contempo in luce la reale (e più ampia) domanda che i giudizi pendenti davanti alla Corte di giustizia sembrano porre: in che modo l’Unione europea intende impostare la propria politica di “protezione del consumatore”?
Cappai, M. (2017). La repressione delle pratiche commerciali scorrette nei mercati regolati: cosa aspettarsi dalla Corte di giustizia?. RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO PUBBLICO COMUNITARIO(3-4), 879-920.
La repressione delle pratiche commerciali scorrette nei mercati regolati: cosa aspettarsi dalla Corte di giustizia?
Marco Cappai
2017-01-01
Abstract
Il problema del riparto di competenze tra Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e Autorità di settore in materia di repressione delle pratiche commerciali scorrette nei mercati regolati affatica da anni l’ordinamento italiano. Nell’ultimo decennio si sono infatti susseguiti, inter alia, un intervento del Consiglio di Stato in funzione consultiva (2008), una pronuncia dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato (2012), un (primo) intervento legislativo ad hoc (2012), una procedura di infrazione contro l’Italia (2013), un secondo intervento legislativo (2014) e una nuova decisione dell’Adunanza plenaria (2016). Tutto questo non sembra essere però bastato a fare sufficiente chiarezza sul punto. Con due coppie di ordinanze parallele il Consiglio di Stato e il TAR del Lazio hanno dunque deciso di portare (finalmente) la vicenda all’attenzione della Corte di giustizia (2017), sollevando una serie di quesiti interpretativi concernenti il principio di specialità di cui all’art. 3, § 4 della direttiva 2005/29/CE. Scopo del presente scritto è ricostruire il problema con un approccio interdisciplinare che, oltre ad analizzare compiutamente gli aspetti prettamente consumeristici, tenti anche di verificare se le categorie penalistiche evocate abbiano trovato corretto impiego, mettendo al contempo in luce la reale (e più ampia) domanda che i giudizi pendenti davanti alla Corte di giustizia sembrano porre: in che modo l’Unione europea intende impostare la propria politica di “protezione del consumatore”?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.