L’articolo investiga un episodio della politica estera del Partito comunista italiano negli anni della guerra fredda, l’avvio di un dialogo con la socialdemocrazia tedesca alla fine degli anni Sessanta del Novecento. L’ipotesi interpretativa dalla quale prende le mosse è quella di utilizzare la nozione di «guerra civile internazionale» – proposta in passato da Raymond Aron – per dare conto dell’intreccio fra politica di potenza e diffusione transnazionale delle ideologie che definisce, nel periodo in questione, l’influenza del confronto globale fra Stati Uniti e Unione Sovietica sulla vita politica dei paesi europei. Si segue dunque lo sviluppo all’interno del Partito comunista italiano di una linea di contestazione di questo ordine europeo della guerra fredda fondato su divisione del continente e limitazione delle opzioni politiche interne. Su questa linea il PCI incontrò alla fne degli anni Sessanta l’elaborazione che, autonomamente e partendo da presupposti del tutto differenti, una parte del gruppo dirigente della socialdemocrazia tedesca stava portando avanti con l’obiettivo di una ricollocazione della questione nazionale tedesca nel contesto europeo. Dall’incontro fra questi due progetti nacque una collaborazione significativa, la quale, anche se di breve durata, lasciò tracce non trascurabili – sul PCI in primo luogo, e sui rapporti fra socialdemocratici e comunisti nell’Europa della guerra fredda in generale. Di quel disegno italiano di contestazione dell’ordine internazionale, tuttavia, vengono esaminate con attenzione le ambiguità, le incongruenze e gli aspetti velleitari, che chiariscono la persistenza del paradigma della “guerra civile internazionale” anche nei periodi di “distensione” – fra le grandi potenze e nel quadro europeo.
DI DONATO, M. (2013). Tra Guerra civile internazionale e distensione. I comunisti italiani, la Guerra fredda in Europa e l’Ostpolitik. GIORNALE DI STORIA COSTITUZIONALE, 26, 135-149.
Tra Guerra civile internazionale e distensione. I comunisti italiani, la Guerra fredda in Europa e l’Ostpolitik
DI DONATO M
2013-01-01
Abstract
L’articolo investiga un episodio della politica estera del Partito comunista italiano negli anni della guerra fredda, l’avvio di un dialogo con la socialdemocrazia tedesca alla fine degli anni Sessanta del Novecento. L’ipotesi interpretativa dalla quale prende le mosse è quella di utilizzare la nozione di «guerra civile internazionale» – proposta in passato da Raymond Aron – per dare conto dell’intreccio fra politica di potenza e diffusione transnazionale delle ideologie che definisce, nel periodo in questione, l’influenza del confronto globale fra Stati Uniti e Unione Sovietica sulla vita politica dei paesi europei. Si segue dunque lo sviluppo all’interno del Partito comunista italiano di una linea di contestazione di questo ordine europeo della guerra fredda fondato su divisione del continente e limitazione delle opzioni politiche interne. Su questa linea il PCI incontrò alla fne degli anni Sessanta l’elaborazione che, autonomamente e partendo da presupposti del tutto differenti, una parte del gruppo dirigente della socialdemocrazia tedesca stava portando avanti con l’obiettivo di una ricollocazione della questione nazionale tedesca nel contesto europeo. Dall’incontro fra questi due progetti nacque una collaborazione significativa, la quale, anche se di breve durata, lasciò tracce non trascurabili – sul PCI in primo luogo, e sui rapporti fra socialdemocratici e comunisti nell’Europa della guerra fredda in generale. Di quel disegno italiano di contestazione dell’ordine internazionale, tuttavia, vengono esaminate con attenzione le ambiguità, le incongruenze e gli aspetti velleitari, che chiariscono la persistenza del paradigma della “guerra civile internazionale” anche nei periodi di “distensione” – fra le grandi potenze e nel quadro europeo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.