L’indagine sulle relazioni tra progetto e mondo-natura è da tempo attraversata da traiettorie di ricerca e azione che sollecitano a rinegoziare i tradizionali accostamenti oppositivi tra i concetti di natura, cultura, artificio, abbandono, cura, selvatico, urbano. Per irrobustire il lavoro investigativo, trovo spesso utile radicalizzare le idee: prendere un pensiero, assecondarlo e vedere dove può arrivare, portarlo sin dove può spingersi. Così, se si approssima alla massima intensità possibile l’evidenza che la totalità delle esistenze, umane e non umane, biotiche e abiotiche, animate e inanimate, è sottoposta a un continuo agire trasformativo, la relazione tra natura (il mondo per come si dà) e artificio (il mondo per come è alterato) prende una piega forse disorientante quanto fertile: se il mondo si produce, disfa, genera, consuma, in un’incessante morfogenesi, esso non è che un artefatto planetario, dove nulla è dato secondo natura, ma tutto diviene secondo artificio. In questa prospettiva, l’artificialità cessa di essere una prerogativa umana: artefatti non sono solo i prodotti umani, ma tutte le manifestazioni del mondo, a ogni scala spaziale e temporale.
Metta, A. (2023). Il progetto compartecipa alla performatività del mondo. DROMOS, 10, 38-38.
Il progetto compartecipa alla performatività del mondo
annalisa metta
2023-01-01
Abstract
L’indagine sulle relazioni tra progetto e mondo-natura è da tempo attraversata da traiettorie di ricerca e azione che sollecitano a rinegoziare i tradizionali accostamenti oppositivi tra i concetti di natura, cultura, artificio, abbandono, cura, selvatico, urbano. Per irrobustire il lavoro investigativo, trovo spesso utile radicalizzare le idee: prendere un pensiero, assecondarlo e vedere dove può arrivare, portarlo sin dove può spingersi. Così, se si approssima alla massima intensità possibile l’evidenza che la totalità delle esistenze, umane e non umane, biotiche e abiotiche, animate e inanimate, è sottoposta a un continuo agire trasformativo, la relazione tra natura (il mondo per come si dà) e artificio (il mondo per come è alterato) prende una piega forse disorientante quanto fertile: se il mondo si produce, disfa, genera, consuma, in un’incessante morfogenesi, esso non è che un artefatto planetario, dove nulla è dato secondo natura, ma tutto diviene secondo artificio. In questa prospettiva, l’artificialità cessa di essere una prerogativa umana: artefatti non sono solo i prodotti umani, ma tutte le manifestazioni del mondo, a ogni scala spaziale e temporale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.