L’Estetica del performativo e la Scienza del teatro. Appunti per una riflessione sulla storiografia teatrale e lo studio del contemporaneo

The Aesthetics of Performance and the Science of Theatre. Notes for a Reflection on Theatre Historiography and the Study of the Contemporary This essay aims to be a reflection on the way in which we tend to reason scientifically about contemporary theatre, starting from the analysis of the hermeneutic proposals put forward by two important German books recently translated and published in Italy: Erika Fischer-Lichte, Ästhetik des Performativen (2004), It. transl. Estetica del performativo, Roma, Carocci 2014 and Hans-Thies Lehmann, Postdramatisches Theater (1999), It. transl. Il teatro postdrammatico, Cue Press, Bologna 2017. At the centre of the argument is the analysis of the methodologies and the point of view used by these authors, who observe theatre on the basis of aesthetics, in comparison with the perspectives developed by some scholars from the Italian area – including Fabrizio Cruciani, Claudio Meldolesi and Ferdinando Taviani, who since the 1960s have claimed an “internal” approach to the study of theatre, and the possibility of developing its own specific philosophy of knowledge.

Il saggio vuole essere una riflessione sul modo in cui si tende a ragionare scientificamente sul teatro contemporaneo, a partire dall’analisi delle proposte ermeneutiche avanzate da due importanti testi tedeschi recentemente tradotti e pubblicati in Italia: Erika Fischer-Lichte, Ästhetik des Performativen (2004), trad. it. Estetica del performativo, Roma, Carocci 2014 e Hans-Thies Lehmann, Postdramatisches Theater (1999), trad. it. Il teatro postdrammatico, Cue Press, Bologna 2017. Al centro del ragionamento l’analisi delle metodologie e del punto di vista usati da questi autori, che osservano il teatro sulla base dell’estetica, nel confronto con le prospettive sviluppate da alcuni studiosi di area italiana – tra i quali Fabrizio Cruciani, Claudio Meldolesi e Ferdinando Taviani, che dagli anni Sessanta hanno rivendicato un approccio “interno” allo studio del teatro, e la possibilità di sviluppare una sua specifica filosofia del sapere.