Il testo esplora il concetto di "fragilità" nell'architettura del paesaggio, rivalutandolo non come una debolezza ma come una caratteristica intrinseca e potenzialmente creativa. Contrariamente alla solidità tradizionalmente associata all'architettura, il paesaggio è dinamico, mutevole e soggetto a trasformazioni continue, spesso in risposta agli agenti naturali e umani. Si propone di abbracciare la fragilità nei progetti di paesaggio come opportunità di dialogo creativo con il tempo e i cambiamenti ambientali. Attraverso esempi concreti, come il giardino Arsenal Oasis a Tbilisi e il Rocaille Vivante in Italia, il testo argomenta come la fragilità possa essere valorizzata per trasformare siti marginali o danneggiati in spazi vitali e poetici. Questi interventi non puntano a restaurare un ordine perduto ma a integrare il mutamento come elemento costitutivo, celebrando la coesistenza tra vitalità e vulnerabilità. Il paesaggio emerge così come una piattaforma per ripensare l'interazione tra uomo e ambiente, accettando l'instabilità e la transitorietà come condizioni essenziali e non come difetti da correggere. Questi progetti, piccoli e non monumentali, offrono spunti destabilizzanti ma profondamente vitali per reinterpretare il concetto di fragilità in chiave ambientale, estetica e politica.
Metta, A. (2024). Fragilissimi giardini / Ultra-fragile gardens. AREA(195), 28-33.
Fragilissimi giardini / Ultra-fragile gardens
annalisa metta
2024-01-01
Abstract
Il testo esplora il concetto di "fragilità" nell'architettura del paesaggio, rivalutandolo non come una debolezza ma come una caratteristica intrinseca e potenzialmente creativa. Contrariamente alla solidità tradizionalmente associata all'architettura, il paesaggio è dinamico, mutevole e soggetto a trasformazioni continue, spesso in risposta agli agenti naturali e umani. Si propone di abbracciare la fragilità nei progetti di paesaggio come opportunità di dialogo creativo con il tempo e i cambiamenti ambientali. Attraverso esempi concreti, come il giardino Arsenal Oasis a Tbilisi e il Rocaille Vivante in Italia, il testo argomenta come la fragilità possa essere valorizzata per trasformare siti marginali o danneggiati in spazi vitali e poetici. Questi interventi non puntano a restaurare un ordine perduto ma a integrare il mutamento come elemento costitutivo, celebrando la coesistenza tra vitalità e vulnerabilità. Il paesaggio emerge così come una piattaforma per ripensare l'interazione tra uomo e ambiente, accettando l'instabilità e la transitorietà come condizioni essenziali e non come difetti da correggere. Questi progetti, piccoli e non monumentali, offrono spunti destabilizzanti ma profondamente vitali per reinterpretare il concetto di fragilità in chiave ambientale, estetica e politica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.