La «letteratura dal basso». Il caso di Alberto Manzi, maestro scrittore

Starting from the early 1950s, a literary trend developed in conjunction with the first attempts to renew teaching models, promoted above all b y t he M CE, which involved some teachers as authors, mostly elementary school teachers, who became witnesses of the narrative experiences of children and young people directly involved in the development of stories within school structures. These were often experiences conducted i n marginal places during t he years o f post-war reconstruction, where the school became an outpost in the process of emancipation and democratization of the masses starting from the social practices that took place in the classroom. Alberto Manzi was among the first to conduct a collective writing experiment in the classroom; there were then numerous militant teachers who chose, in difficult and deprived contexts, to favor the path of storytelling an d dialogue to start a process of knowledge and literacy that was not only instrumental, but also civil and imaginary. In the happiest cases, a children’s literature is born that develops “from below” and that is able to intersect the experiential and inventive paths of the recipients while at the same time ensuring high aesthetic standards, since the texts produced do not operate towards a “child-friendly” simplification, but rather towards the elevation of a literary expression capable of effectively intercepting reality and giving rise to creative representation.

A partire dai primi anni Cinquanta si sviluppa un filone letterario in coincidenza con i primi tentativi di rinnovamento dei modelli di insegnamento, promossi soprattutto dal MCE, che vede impegnati come autori alcuni insegnanti, per lo più maestri elementari, i quali si fanno testimoni delle esperienze narrative di bambini e ragazzi direttamente coinvolti nell’elaborazione delle storie all’interno delle strutture scolastiche. Si tratta spesso di esperienze condotte in luoghi marginali negli anni della ricostruzione postbellica, dove la scuola diviene avamposto nel processo di emancipazione e democratizzazione delle masse a partire dalle pratiche sociali che si compiono in aula. Alberto Manzi è tra i primi a condurre in classe un esperimento di scrittura collettiva; vi saranno poi numerosi maestri e maestre militanti che scelgono, in contesti difficili e deprivati, di privilegiare la via del racconto e del dialogo per avviare un processo conoscitivo e di alfabetizzazione non soltanto strumentale, ma anche civile e dell’immaginario. Nei casi più felici nasce una letteratura per l’infanzia che si sviluppa “dal basso” e che sa incrociare i percorsi esperienziali e inventivi dei destinatari assicurando al tempo stesso elevati canoni estetici, giacché i testi prodotti non operano verso una semplificazione “a misura di bambino”, quanto piuttosto all’elevazione di un’espressione letteraria capace d’intercettare efficacemente la realtà e di dare corso alla rappresentazione creativa.