Lo studio si è concentrato sulle vicende della costruzione del ponte Felice a Borghetto, che rappresenta un caso paradigmatico per approfondire le pratiche di cantiere di Domenico Fontana. I lavori iniziarono nel 1589 sotto la direzione dell’architetto Matteo Bartolani di Città di Castello e alla morte di questi l’opera fu affidata a Domenico Fontana ma, con la scomparsa di Sisto V (1590) il cantiere rimase inattivo fino al 1592 e riprese con l’intervento di Clemente VIII. Per una più approfondita conoscenza del contributo apportato dagli architetti Matteo Bartolani prima e Domenico Fontana poi si è proceduto ad una sistematica ricognizione delle fonti archivistiche quali i libri dei conti, i libri mastri, i mandati delle spese e le convenzioni con le maestranze conservati presso l’Archivio di Stato di Roma. La ricerca in oggetto ha cercato di porre rimedio alla carenza di studi sulle modalità operative, sulle tecniche e sul ruolo delle maestranze relative all’opera in questione. Attraverso la disamina dei documenti di archivio si è cercato di chiarire anche altri aspetti dell’attività di Fontana e in particolare l’organigramma della sua impresa: le categorie di specializzazione delle maestranze e le varie professionalità dedicate alle misurazioni, stime e conteggi. Si sono anche indagati i meccanismi con i quali l’architetto ticinese percepiva ed effettuava i compensi e le particolari deroghe di cui godevano i suoi conti che di regola avrebbero dovuto essere preliminarmente presentati, verificati e giurati in Camera Apostolica. Un ulteriore aspetto che si è voluto mettere in luce sono le modalità di finanziamento dell’opera. L’insuccesso del cantiere del ponte Felice però, durante il pontificato di Clemente VIII, portò alla verifica dei conti di Fontana e successivamente, come risulta da alcuni atti notarili, furono stipulati dalla Camera apostolica capitolati d’appalto con nuove compagnie d’impresa escludendo così l’architetto ticinese da tutti i cantieri relativi ad opere da lui precedentemente progettate e gestite. In definitiva i documenti gettano una nuova luce sull’ultimo periodo di Fontana a Roma e spiegano le vicissitudini che presumibilmente indussero l’architetto a trasferirsi a Napoli.
Verde, P.C. (2018). «Si sono mandati architetti et ingegneri a pigliar il dissegno del nuovo ponte». Il cantiere di ponte Felice da Matteo Bartolani a Domenico Fontana (1589-1592). ARCHISTOR, 9(V), 32-67.
«Si sono mandati architetti et ingegneri a pigliar il dissegno del nuovo ponte». Il cantiere di ponte Felice da Matteo Bartolani a Domenico Fontana (1589-1592)
paola carla verde
2018-01-01
Abstract
Lo studio si è concentrato sulle vicende della costruzione del ponte Felice a Borghetto, che rappresenta un caso paradigmatico per approfondire le pratiche di cantiere di Domenico Fontana. I lavori iniziarono nel 1589 sotto la direzione dell’architetto Matteo Bartolani di Città di Castello e alla morte di questi l’opera fu affidata a Domenico Fontana ma, con la scomparsa di Sisto V (1590) il cantiere rimase inattivo fino al 1592 e riprese con l’intervento di Clemente VIII. Per una più approfondita conoscenza del contributo apportato dagli architetti Matteo Bartolani prima e Domenico Fontana poi si è proceduto ad una sistematica ricognizione delle fonti archivistiche quali i libri dei conti, i libri mastri, i mandati delle spese e le convenzioni con le maestranze conservati presso l’Archivio di Stato di Roma. La ricerca in oggetto ha cercato di porre rimedio alla carenza di studi sulle modalità operative, sulle tecniche e sul ruolo delle maestranze relative all’opera in questione. Attraverso la disamina dei documenti di archivio si è cercato di chiarire anche altri aspetti dell’attività di Fontana e in particolare l’organigramma della sua impresa: le categorie di specializzazione delle maestranze e le varie professionalità dedicate alle misurazioni, stime e conteggi. Si sono anche indagati i meccanismi con i quali l’architetto ticinese percepiva ed effettuava i compensi e le particolari deroghe di cui godevano i suoi conti che di regola avrebbero dovuto essere preliminarmente presentati, verificati e giurati in Camera Apostolica. Un ulteriore aspetto che si è voluto mettere in luce sono le modalità di finanziamento dell’opera. L’insuccesso del cantiere del ponte Felice però, durante il pontificato di Clemente VIII, portò alla verifica dei conti di Fontana e successivamente, come risulta da alcuni atti notarili, furono stipulati dalla Camera apostolica capitolati d’appalto con nuove compagnie d’impresa escludendo così l’architetto ticinese da tutti i cantieri relativi ad opere da lui precedentemente progettate e gestite. In definitiva i documenti gettano una nuova luce sull’ultimo periodo di Fontana a Roma e spiegano le vicissitudini che presumibilmente indussero l’architetto a trasferirsi a Napoli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


