Le profetiche parole pasoliniane trovano oggi puntuale riscontro nella società, sovente ostaggio di fatue suggestioni e sporadicamente radicata in solide fondamenta. La riflessione dalla quale trae origine il lavoro mira ad enfatizzare il parallelismo tra la società per come raffigurata dal controverso scrittore e le nuove dinamiche sociali della rete, proponendosi attribuire al Diritto -sommo discernitore tra le posizioni giuridiche riconosciute e meritevoli di tutela e quelle da relegarsi alla sola dimensione fattuale- la chiave di volta della “nuova epoca della storia”. L’esigenza, sempre più avvertita, di dare riconoscimento al diritto di accesso ad Internet offre molteplici spunti di valutazione: tale modo di manifestazione del pensiero ha creato, infatti, inedite dinamiche sociali gravitanti attorno ad un nuovo spazio di incontro e interazione, ed è arrivato ad influire sul circuito del rapporto rappresentanti/rappresentati, modificando conseguentemente il contesto partitico. In Italia non sono mancati esempi di comunità virtuali, poi diventate soggetti politici. La “facile libertà” della rete, infatti, ha reso agevole la creazione di una cultura comune, cresciuta attraverso la formazione di “sentimenti di identità collettiva” nati grazie ad un'aggregazione “dal basso” di singole individualità che, sorretta dall’intento comune di cambiare la politica e la società italiana, ha reso la semplice aggregazione cibernetica motore di forme organizzative vere e proprie. Tuttavia, questa aggregazione di malcontento, oltre a imporre una riflessione sul rapporto tra populismo e nuove legittimazioni del sistema rappresentativo, pone in luce una contraddizione di fondo, che può cogliersi osservando l'evoluzione dei soggetti politici progenie della rete. In molti casi proprio quella libertà espressiva che ne aveva determinato la nascita, ben presto si è trovata stretta nella morsa di tattiche politiche fondate sull'imposizione di “linee guida” da parte del leader. Tale contrapposizione, su cui pare opportuno interrogarsi, richiama alla memoria quel mito pasoliniano di “un popolo abietto e tuttavia incontaminato, miserabile e tuttavia allegro nella sua eterna giovinezza, di un mondo, insomma, che ha conservato una intatta carica di umanità e di rivolta nel suo inferno di abbrutimento materiale e morale, e che difende il suo violento e innocente desiderio di vivere a dispetto di tutti, conducendo nelle sue borgate un'esistenza libera e selvaggia,continuamente minacciata da una civiltà corruttrice” (Ferretti). Ebbene, in tale contingenza confusa e apparentemente rimessa all’istintualità, è il diritto a dover bilanciare le istanze in gioco: se da un lato è certamente auspicabile il riconoscimento, quale diritto fondamentale, del libero ed equo accesso ad internet -che potrebbe trovare la sua base giuridica, secondo l’interpretazione modugnana dell’art. 2 della Cost., nella riconducibilità ad un diritto enumerato e nella riferibilità al principio supremo della libertà-dignità- d’altro canto, con particolare riferimento alle dinamiche rappresentative, deve essere cauto il contemperamento con gli altri diritti costituzionalmente garantiti, che fondano l’essenza stessa della democrazia.
DEL VECCHIO, I., Capuozzo, V. (In corso di stampa). La dinamica rappresentativa ai tempi di Internet: quale ruolo riservare al diritto?. In Rileggendo Pasolini: il diritto dopo la “scomparsa delle lucciole”, Atti del convegno svoltosi a Perugia 15-18 luglio 2015.
La dinamica rappresentativa ai tempi di Internet: quale ruolo riservare al diritto?
DEL VECCHIO, ILARIA;
In corso di stampa
Abstract
Le profetiche parole pasoliniane trovano oggi puntuale riscontro nella società, sovente ostaggio di fatue suggestioni e sporadicamente radicata in solide fondamenta. La riflessione dalla quale trae origine il lavoro mira ad enfatizzare il parallelismo tra la società per come raffigurata dal controverso scrittore e le nuove dinamiche sociali della rete, proponendosi attribuire al Diritto -sommo discernitore tra le posizioni giuridiche riconosciute e meritevoli di tutela e quelle da relegarsi alla sola dimensione fattuale- la chiave di volta della “nuova epoca della storia”. L’esigenza, sempre più avvertita, di dare riconoscimento al diritto di accesso ad Internet offre molteplici spunti di valutazione: tale modo di manifestazione del pensiero ha creato, infatti, inedite dinamiche sociali gravitanti attorno ad un nuovo spazio di incontro e interazione, ed è arrivato ad influire sul circuito del rapporto rappresentanti/rappresentati, modificando conseguentemente il contesto partitico. In Italia non sono mancati esempi di comunità virtuali, poi diventate soggetti politici. La “facile libertà” della rete, infatti, ha reso agevole la creazione di una cultura comune, cresciuta attraverso la formazione di “sentimenti di identità collettiva” nati grazie ad un'aggregazione “dal basso” di singole individualità che, sorretta dall’intento comune di cambiare la politica e la società italiana, ha reso la semplice aggregazione cibernetica motore di forme organizzative vere e proprie. Tuttavia, questa aggregazione di malcontento, oltre a imporre una riflessione sul rapporto tra populismo e nuove legittimazioni del sistema rappresentativo, pone in luce una contraddizione di fondo, che può cogliersi osservando l'evoluzione dei soggetti politici progenie della rete. In molti casi proprio quella libertà espressiva che ne aveva determinato la nascita, ben presto si è trovata stretta nella morsa di tattiche politiche fondate sull'imposizione di “linee guida” da parte del leader. Tale contrapposizione, su cui pare opportuno interrogarsi, richiama alla memoria quel mito pasoliniano di “un popolo abietto e tuttavia incontaminato, miserabile e tuttavia allegro nella sua eterna giovinezza, di un mondo, insomma, che ha conservato una intatta carica di umanità e di rivolta nel suo inferno di abbrutimento materiale e morale, e che difende il suo violento e innocente desiderio di vivere a dispetto di tutti, conducendo nelle sue borgate un'esistenza libera e selvaggia,continuamente minacciata da una civiltà corruttrice” (Ferretti). Ebbene, in tale contingenza confusa e apparentemente rimessa all’istintualità, è il diritto a dover bilanciare le istanze in gioco: se da un lato è certamente auspicabile il riconoscimento, quale diritto fondamentale, del libero ed equo accesso ad internet -che potrebbe trovare la sua base giuridica, secondo l’interpretazione modugnana dell’art. 2 della Cost., nella riconducibilità ad un diritto enumerato e nella riferibilità al principio supremo della libertà-dignità- d’altro canto, con particolare riferimento alle dinamiche rappresentative, deve essere cauto il contemperamento con gli altri diritti costituzionalmente garantiti, che fondano l’essenza stessa della democrazia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.