L’identità di un’architettura è caratterizzata da molti fattori, quali quelli funzionali, strutturali, materici, spaziali, temporali e non solo. La sua esistenza in un luogo, che nella maggior parte dei casi ha collaborato alla definizione dell’incipit, continua a determinare la sua identità nel tempo, attraverso le trasformazioni del contesto, le contaminazioni dell’ambiente, siano esse consapevoli che inconsapevoli. Le valenze cromatiche che si presentano alla lettura del luogo e dell’oggetto in esame rappresentano sia la realtà tattile che percettiva di ciò che nel tempo si è stratificato in quel luogo su quell’architettura. Ossia valenze cromatiche che ormai contribuiscono alla creazione del valore figurativo per chi la fruisce sia nella sua funzionalità che nella sua apparenza. Si propone in questa sede lo studio delle variazioni cromatiche, subite nel tempo, del Foro Boario di Roma, dalla costruzione ad opera di G. Ersoch nel 1888, agli attuali cromatismi. Le parti in esame interessano il Mercato del Bestiame e l’ex Mattatoio. Le stratificazioni riscontrate possono essere infatti una possibile chiave di lettura interpretativa dell’azione dell’uomo nel suo esistente storico/materico al fine di restituire senso ai diversi valori che caratterizzano questo complesso architettonico. L’intento è cercare di capire il senso delle trasformazioni, delle variazioni del colore per proporre strategie di intervento non lontane da ciò che il luogo e l’oggetto, richiedono, ascoltandone l’essenza, “lo spirito” che attraverso i materiali, le superfici, le luci e le ombre ne definiscono l’apparire. Il Foro Boario si presenta adatto a questa lettura, perchè “spazio architettonico” chiuso in se stesso ma contemporaneamente luogo di influenze esterne (del territorio, dell’ambiente, delle volontà politiche e sociali). Lì, infatti, diverse identità economiche e sociali si sono sovrapposte, in tempi diversi ed in modi diversi. Alla definizione della percezione attuale dello stato di fatto architettonico hanno contribuito, infatti, più elementi quali la presenza del Monte Testaccio, del fiume Tevere, dell’edilizia residenziale e industriale. Ma non solo. I tentativi di riutilizzo attraverso l’uso di materiali che garantissero le trasparenze, i cantieri aperti, il degrado delle strutture in cemento armato e in ferro e non in ultimo le pitture dei Writers. Tutto questo ha contribuito ad una identità visiva in cui il colore è testimonianza non solo di materia ma di essenza

Farroni, L. (2012). Stratificazioni di colore: lettura cromatica del complesso del Foro Boario a Roma. In Colore e Colorimetria – Contributi multidisciplinari. Maggioli Editore.

Stratificazioni di colore: lettura cromatica del complesso del Foro Boario a Roma

FARRONI, Laura
2012-01-01

Abstract

L’identità di un’architettura è caratterizzata da molti fattori, quali quelli funzionali, strutturali, materici, spaziali, temporali e non solo. La sua esistenza in un luogo, che nella maggior parte dei casi ha collaborato alla definizione dell’incipit, continua a determinare la sua identità nel tempo, attraverso le trasformazioni del contesto, le contaminazioni dell’ambiente, siano esse consapevoli che inconsapevoli. Le valenze cromatiche che si presentano alla lettura del luogo e dell’oggetto in esame rappresentano sia la realtà tattile che percettiva di ciò che nel tempo si è stratificato in quel luogo su quell’architettura. Ossia valenze cromatiche che ormai contribuiscono alla creazione del valore figurativo per chi la fruisce sia nella sua funzionalità che nella sua apparenza. Si propone in questa sede lo studio delle variazioni cromatiche, subite nel tempo, del Foro Boario di Roma, dalla costruzione ad opera di G. Ersoch nel 1888, agli attuali cromatismi. Le parti in esame interessano il Mercato del Bestiame e l’ex Mattatoio. Le stratificazioni riscontrate possono essere infatti una possibile chiave di lettura interpretativa dell’azione dell’uomo nel suo esistente storico/materico al fine di restituire senso ai diversi valori che caratterizzano questo complesso architettonico. L’intento è cercare di capire il senso delle trasformazioni, delle variazioni del colore per proporre strategie di intervento non lontane da ciò che il luogo e l’oggetto, richiedono, ascoltandone l’essenza, “lo spirito” che attraverso i materiali, le superfici, le luci e le ombre ne definiscono l’apparire. Il Foro Boario si presenta adatto a questa lettura, perchè “spazio architettonico” chiuso in se stesso ma contemporaneamente luogo di influenze esterne (del territorio, dell’ambiente, delle volontà politiche e sociali). Lì, infatti, diverse identità economiche e sociali si sono sovrapposte, in tempi diversi ed in modi diversi. Alla definizione della percezione attuale dello stato di fatto architettonico hanno contribuito, infatti, più elementi quali la presenza del Monte Testaccio, del fiume Tevere, dell’edilizia residenziale e industriale. Ma non solo. I tentativi di riutilizzo attraverso l’uso di materiali che garantissero le trasparenze, i cantieri aperti, il degrado delle strutture in cemento armato e in ferro e non in ultimo le pitture dei Writers. Tutto questo ha contribuito ad una identità visiva in cui il colore è testimonianza non solo di materia ma di essenza
2012
9788838761362
Farroni, L. (2012). Stratificazioni di colore: lettura cromatica del complesso del Foro Boario a Roma. In Colore e Colorimetria – Contributi multidisciplinari. Maggioli Editore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/175329
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