In questo periodo di profondi mutamenti strumentali, dove la progettazione a grande e piccola scala è in continuo confronto grazie proprio alle diverse possibilità di gestione del progetto, il ruolo della rappresentazione nel processo progettuale, dall’idea iniziale alla realizzazione dell’opera, è caratterizzato da precise metodologie gestionali e da un aspetto persuasivo a volte forse maggiore di quello che attuerà l’opera costruita. Ma un uso appropriato degli strumenti del disegno garantisce la corretta comunicazione dell’architettura in tutti i suoi ambiti, da quello tecnico a quello critico e permette ad ogni tipologia di disegno di essere depositario del suo contenuto visibile ma anche, e soprattutto, di quel contenuto invisibile, tipico di ogni architettura colta, altrettanto caratterizzante l’immagine stessa. Se il contenuto visibile, per la sua stessa essenza, può essere facilmente corretto e comunque indirizzato, quello invisibile appartiene alla conoscenza personale sempre in evoluzione. Nel costante connubio dell’immateriale e del virtuale nella realtà del mestiere dell’architetto il ruolo del disegno si definisce in un ambito ben preciso: quello dell’arte del costruire tanto illustrata nei manuali e trattati di fine Ottocento e primi Novecento, sempre da adeguare al processo del contemporaneo e dei nuovi strumenti grafici. Il disegno offre così la possibilità di un confronto continuo tra architettura concepita e reali possibilità costruttive. L’architetto controlla il progetto attraverso due binari della rappresentazione: quello analogico e quello digitale. Il rapporto mente/mano/elaboratore definisce un nuovo modo di pensare/disegnare/progettare.
Farroni, L. (2010). Visibile e invisibile nel disegno d’architettura. In Disegno & progetto: sesto congresso UID : 31. convegno internazionale delle discipline della rappresentazione, Lerici, Villa Marigola, 13-14-15 ottobre 2009 : relazioni e contributi (pp.118-119). GENOVA : GSDIGITAL EDITORE.
Visibile e invisibile nel disegno d’architettura
FARRONI, Laura
2010-01-01
Abstract
In questo periodo di profondi mutamenti strumentali, dove la progettazione a grande e piccola scala è in continuo confronto grazie proprio alle diverse possibilità di gestione del progetto, il ruolo della rappresentazione nel processo progettuale, dall’idea iniziale alla realizzazione dell’opera, è caratterizzato da precise metodologie gestionali e da un aspetto persuasivo a volte forse maggiore di quello che attuerà l’opera costruita. Ma un uso appropriato degli strumenti del disegno garantisce la corretta comunicazione dell’architettura in tutti i suoi ambiti, da quello tecnico a quello critico e permette ad ogni tipologia di disegno di essere depositario del suo contenuto visibile ma anche, e soprattutto, di quel contenuto invisibile, tipico di ogni architettura colta, altrettanto caratterizzante l’immagine stessa. Se il contenuto visibile, per la sua stessa essenza, può essere facilmente corretto e comunque indirizzato, quello invisibile appartiene alla conoscenza personale sempre in evoluzione. Nel costante connubio dell’immateriale e del virtuale nella realtà del mestiere dell’architetto il ruolo del disegno si definisce in un ambito ben preciso: quello dell’arte del costruire tanto illustrata nei manuali e trattati di fine Ottocento e primi Novecento, sempre da adeguare al processo del contemporaneo e dei nuovi strumenti grafici. Il disegno offre così la possibilità di un confronto continuo tra architettura concepita e reali possibilità costruttive. L’architetto controlla il progetto attraverso due binari della rappresentazione: quello analogico e quello digitale. Il rapporto mente/mano/elaboratore definisce un nuovo modo di pensare/disegnare/progettare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.