Intorno alla riqualificazione urbana sono in corso dei cambiamenti rilevanti dei modi di sfruttare la rendita fondiaria e, di conseguenza, dei modi di abitare come pure dei rapporti di produzione. Come è noto, il meccanismo di sviluppo del paese ha premiato la rendita fondiaria sia nella fase di espansione delle città (fino al '70) che nella successiva fase di diffusione insediativa. Una delle caratteristiche del primo periodo è che i benefici di questo scambio tra produzione e rendita, questa è una delle caratteristiche italiane, sono stati estesi a una platea vasta di piccolissimi proprietari, con crescenti costi ambientali e scarsa qualità sociale e insediativa. Nel secondo periodo, il modi del cambiamento urbano hanno spesso sostenuto direttamente o indirettamente la riconversione e decentramento produttivo della medie e grandi industrie urbane del Nord e, successivamente, sono entrati nel processo di autofinanziamento di ampi settori delle amministrazioni pubbliche. A questo fine, l'intervento considera esempi e letteratura disponibile sugli esiti della politica abitativa successiva alla dissoluzione del quadro nazionale; alcuni casi studio sulle politiche regionali e sui quartieri frutto di iniziative recenti; gli indirizzi strategici per politiche urbanistiche e i programmi economici nazionali e locali. Si avanza l'ipotesi che sia possibile indicare elementi comuni a queste epoche e a paradigmi diversi, qui rapidamente distinti come keynesiana e neoliberista. In questa rapida ripartizione, il momento attuale appare come una riformulazione sia del paradigma razionalista e keynesiano dentro al quale sono stati forgiati discorsi e pratiche dell'azione riformista; sia di quello neoliberista, che pure appare più complesso e articolato della vulgata che lo schiaccia sul mercato. Questa ricostruzione evolutiva suggerisce che il governo di questi fenomeni affronti oggi alcuni nuovi problemi, e anche qualche opportunità. Critiche e ipotesi sulla natura della pianificazione e gli strumenti della politica andrebbero dunque aggiornati. La riconfigurazione del mercato fondiario recente intorno ai processi di riqualificazione urbana sembra -sia pur ambiguamente- andare in una direzione diversa dalle precedenti. In altre parole pratiche, discorsi e governance della riqualificazione urbana sembrano consentire una ricostruzione congiunta, e mostrare qualche relazione, in periodi diversi. Certamente, impone una triplice contemporanea ridefinizione: - delle forme urbane degli interventi edilizi, che tendono ad assumere caratteri meno minuti, di scala integrata, con una certa importanza assegnata inoltre all'economia simbolica degli spazi e delle tipologie; - dei rapporti con la nuova economia postfordista, che si palesano nel mix di settori diversi (residenza e non), nel peso delle attività legate alla economia ricreativa, nelle nuove modalità di insediamento tipiche della economia della conoscenza; - infine, dei sistemi di governance, che si fanno insieme più complessi e più elusivi, implicano rapporti multidimensionali tra stato e mercato, tendono a penalizzare gli attori socialmente deboli, mostrano comunque un certo livello, pur critico, di apprendimento.

Cremaschi, M. (2010). Rendita fondiaria e sviluppo urbano nella riqualificazione urbana: un'ipotesi interpretativa. In Politiche urbane in Italia e governo della città,.

Rendita fondiaria e sviluppo urbano nella riqualificazione urbana: un'ipotesi interpretativa

CREMASCHI, Marco
2010-01-01

Abstract

Intorno alla riqualificazione urbana sono in corso dei cambiamenti rilevanti dei modi di sfruttare la rendita fondiaria e, di conseguenza, dei modi di abitare come pure dei rapporti di produzione. Come è noto, il meccanismo di sviluppo del paese ha premiato la rendita fondiaria sia nella fase di espansione delle città (fino al '70) che nella successiva fase di diffusione insediativa. Una delle caratteristiche del primo periodo è che i benefici di questo scambio tra produzione e rendita, questa è una delle caratteristiche italiane, sono stati estesi a una platea vasta di piccolissimi proprietari, con crescenti costi ambientali e scarsa qualità sociale e insediativa. Nel secondo periodo, il modi del cambiamento urbano hanno spesso sostenuto direttamente o indirettamente la riconversione e decentramento produttivo della medie e grandi industrie urbane del Nord e, successivamente, sono entrati nel processo di autofinanziamento di ampi settori delle amministrazioni pubbliche. A questo fine, l'intervento considera esempi e letteratura disponibile sugli esiti della politica abitativa successiva alla dissoluzione del quadro nazionale; alcuni casi studio sulle politiche regionali e sui quartieri frutto di iniziative recenti; gli indirizzi strategici per politiche urbanistiche e i programmi economici nazionali e locali. Si avanza l'ipotesi che sia possibile indicare elementi comuni a queste epoche e a paradigmi diversi, qui rapidamente distinti come keynesiana e neoliberista. In questa rapida ripartizione, il momento attuale appare come una riformulazione sia del paradigma razionalista e keynesiano dentro al quale sono stati forgiati discorsi e pratiche dell'azione riformista; sia di quello neoliberista, che pure appare più complesso e articolato della vulgata che lo schiaccia sul mercato. Questa ricostruzione evolutiva suggerisce che il governo di questi fenomeni affronti oggi alcuni nuovi problemi, e anche qualche opportunità. Critiche e ipotesi sulla natura della pianificazione e gli strumenti della politica andrebbero dunque aggiornati. La riconfigurazione del mercato fondiario recente intorno ai processi di riqualificazione urbana sembra -sia pur ambiguamente- andare in una direzione diversa dalle precedenti. In altre parole pratiche, discorsi e governance della riqualificazione urbana sembrano consentire una ricostruzione congiunta, e mostrare qualche relazione, in periodi diversi. Certamente, impone una triplice contemporanea ridefinizione: - delle forme urbane degli interventi edilizi, che tendono ad assumere caratteri meno minuti, di scala integrata, con una certa importanza assegnata inoltre all'economia simbolica degli spazi e delle tipologie; - dei rapporti con la nuova economia postfordista, che si palesano nel mix di settori diversi (residenza e non), nel peso delle attività legate alla economia ricreativa, nelle nuove modalità di insediamento tipiche della economia della conoscenza; - infine, dei sistemi di governance, che si fanno insieme più complessi e più elusivi, implicano rapporti multidimensionali tra stato e mercato, tendono a penalizzare gli attori socialmente deboli, mostrano comunque un certo livello, pur critico, di apprendimento.
2010
Cremaschi, M. (2010). Rendita fondiaria e sviluppo urbano nella riqualificazione urbana: un'ipotesi interpretativa. In Politiche urbane in Italia e governo della città,.
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