Ha ancora senso conciliare l’idea di “città bella” con le istanze reali della popolazione, che talvolta sono legate alle “brutte periferie” in modo quasi morboso? Eppure il nonsense che caratterizza le istanze degli abitanti di molte periferie sta nel fatto che, pur cercando costantemente quell’ordine gerarchico e talvolta geometrico tipico della città tradizionale e pur lamentandosi dei disservizi e del degrado, non abbandonerebbero mai la loro attuale realtà abitativa. Questo contributo intende occuparsi di periferia e di insediamenti diffusi, con riferimento alla scena romana, vasto contenitore di periferie, diverse e disomogenee, e in particolare alla direttrice verso il mare; e di quali “scenari/non scenari” si aprono all’urbanista contemporaneo, costretto tra politica e società civile. Non è più città nel senso tradizionale, è una “marmellata edilizia” dove coesistono periferie “pianificate” e periferie “spontanee” ma dove quasi sempre solo in quest’ultime sono presenti tracce consolidate di una “qualità” che in quelle pianificate negli anni Settanta è scarsa o del tutto assente. Quali le responsabilità della politica e dell’urbanistica? E quali le cause socio-antropologiche, quelle per cui il modello insediativo “diffuso” è divenuto una realtà presente in più o meno tutte le regioni italiane? Dopo non essere mai riusciti a risolvere i nodi del “regime dei suoli” e dopo aver prodotto, caso unico nel mondo, tre condoni edilizi, il tema principale su cui concentraci è quale sia ancora il ruolo della pianificazione.

Cerasoli, M. (2009). Periferie urbane degradate. Roma, la direzione verso il mare.. In I valori in urbanistica fra etica ed estetica (pp.885-895). NAPOLI : Edizioni Scientifiche Italiane.

Periferie urbane degradate. Roma, la direzione verso il mare.

CERASOLI, MARIO
2009-01-01

Abstract

Ha ancora senso conciliare l’idea di “città bella” con le istanze reali della popolazione, che talvolta sono legate alle “brutte periferie” in modo quasi morboso? Eppure il nonsense che caratterizza le istanze degli abitanti di molte periferie sta nel fatto che, pur cercando costantemente quell’ordine gerarchico e talvolta geometrico tipico della città tradizionale e pur lamentandosi dei disservizi e del degrado, non abbandonerebbero mai la loro attuale realtà abitativa. Questo contributo intende occuparsi di periferia e di insediamenti diffusi, con riferimento alla scena romana, vasto contenitore di periferie, diverse e disomogenee, e in particolare alla direttrice verso il mare; e di quali “scenari/non scenari” si aprono all’urbanista contemporaneo, costretto tra politica e società civile. Non è più città nel senso tradizionale, è una “marmellata edilizia” dove coesistono periferie “pianificate” e periferie “spontanee” ma dove quasi sempre solo in quest’ultime sono presenti tracce consolidate di una “qualità” che in quelle pianificate negli anni Settanta è scarsa o del tutto assente. Quali le responsabilità della politica e dell’urbanistica? E quali le cause socio-antropologiche, quelle per cui il modello insediativo “diffuso” è divenuto una realtà presente in più o meno tutte le regioni italiane? Dopo non essere mai riusciti a risolvere i nodi del “regime dei suoli” e dopo aver prodotto, caso unico nel mondo, tre condoni edilizi, il tema principale su cui concentraci è quale sia ancora il ruolo della pianificazione.
2009
9788849518962
Cerasoli, M. (2009). Periferie urbane degradate. Roma, la direzione verso il mare.. In I valori in urbanistica fra etica ed estetica (pp.885-895). NAPOLI : Edizioni Scientifiche Italiane.
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