Un piccolo gruppo di sarcofagi romani scolpiti, presumibilmente, in un unico atelier della capitale, negli anni centrali del III secolo d.C., mostra una decorazione allegorica, che raccoglie le personificazioni di virtutes e condizioni attinenti ad un generico e non meglio definito habitat oltremondano, ispirato al locus amoenus di memoria virgiliana, ma anche all'eden giudaico, preparando i presupposti e le peculiarità di un paradiso cristiano ancora inespresso. Un piccolo sarcofago di Ravenna, uno di La Gayole, uno di Basilea, uno della Lungara, uno della via Salaria propongono le figure del pastore, del pescatore, dell'orante e del filosofo, per alludere ai concetti della humanitas, della filantropia, della pietas, della sapienza e della pace cosmica. Tutte queste personificazioni sembrano, di lì a poco, delle variazioni semantiche, che condurranno all'elisione di alcune di esse, tanto che, da questa selezione, si salveranno il pastore e l'orante, che diverranno i due poli dell'azione soterica cristiana. A questa coppia, ad alto tenore significativo, si affiderà, già nel sarcofago di S. Maria Antiqua -presumibilmente concepito nel medesimo atelier- la storia di Giona e il battesimo di Cristo, attratti dalla pars acquatica del cosmo figurato e distinto tra terra e mare. I cosiddetti sarcofagi del paradiso rappresentano, dunque, una testimonianza del passaggio tra la neutrale cultura figurativa funeraria a carattere allegorico e la soluzione salvifica paleocristiana.

Bisconti, F. (2004). I sarcofagi del paradiso. In Sarcofagi tardoantichi, paleocristiani e altomedievali (pp.53-74). ROMA : Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.

I sarcofagi del paradiso

BISCONTI, FABRIZIO
2004-01-01

Abstract

Un piccolo gruppo di sarcofagi romani scolpiti, presumibilmente, in un unico atelier della capitale, negli anni centrali del III secolo d.C., mostra una decorazione allegorica, che raccoglie le personificazioni di virtutes e condizioni attinenti ad un generico e non meglio definito habitat oltremondano, ispirato al locus amoenus di memoria virgiliana, ma anche all'eden giudaico, preparando i presupposti e le peculiarità di un paradiso cristiano ancora inespresso. Un piccolo sarcofago di Ravenna, uno di La Gayole, uno di Basilea, uno della Lungara, uno della via Salaria propongono le figure del pastore, del pescatore, dell'orante e del filosofo, per alludere ai concetti della humanitas, della filantropia, della pietas, della sapienza e della pace cosmica. Tutte queste personificazioni sembrano, di lì a poco, delle variazioni semantiche, che condurranno all'elisione di alcune di esse, tanto che, da questa selezione, si salveranno il pastore e l'orante, che diverranno i due poli dell'azione soterica cristiana. A questa coppia, ad alto tenore significativo, si affiderà, già nel sarcofago di S. Maria Antiqua -presumibilmente concepito nel medesimo atelier- la storia di Giona e il battesimo di Cristo, attratti dalla pars acquatica del cosmo figurato e distinto tra terra e mare. I cosiddetti sarcofagi del paradiso rappresentano, dunque, una testimonianza del passaggio tra la neutrale cultura figurativa funeraria a carattere allegorico e la soluzione salvifica paleocristiana.
2004
Bisconti, F. (2004). I sarcofagi del paradiso. In Sarcofagi tardoantichi, paleocristiani e altomedievali (pp.53-74). ROMA : Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.
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