Montorio al Vomano è un comune abruzzese della provincia di Teramo. La geografia locale è dominata dalla presenza dei rilievi appenninici e del fiume, anche la storia della regione è strettamente connessa all’idrografia ed all’orografia: la cittadina rientra nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nel distretto chiamato Strada Maestra, dal nome dell’antico e importante itinerario che separa il Gran Sasso dai Monti della Laga. Le testimonianze di epoca romana provano che qui si incrociavano percorsi che si sviluppavano in senso longitudinale, collegando l’interno della regione (Amiternum) con la costa adriatica, e anche perpendicolare grazie all’asse che congiungeva le Marche con la Puglia. Il nucleo originario di Montorio al Vomano, posto sulla riva sinistra del fiume, sembra risalire alle popolazioni italiche mentre in epoca romana sarebbe da identificare con la scomparsa Beregra, posta lungo la Via Caecilia. Con la riorganizzazione normanna si ebbe una ripresa della transumanza e degli scambi: il generale miglioramento delle condizioni economiche ebbe naturalmente ripercussioni positive anche su Montorio. Il borgo fortificato altomedievale, rintracciabile nelle case addossate all’antica torre pentagonale, risale al XII secolo (“il Colle”); a queste si aggiunsero successivamente altre costruzioni lungo le pendici della collina. Dopo il Mille lo sviluppo del piccolo centro dovette essere rapido: nel 1350 la Contea di Montorio comprendeva una ventina di centri, fra castelli e ville. I Camponeschi de L’Aquila mantennero il controllo della contea fino all’estinzione della famiglia: passò poi ai Carafa di Napoli e successivamente ai Caracciolo. I Crescenzi di Roma ne furono marchesi feudali dal 1597 al 1761. Della lunga vita montoriese il lavoro ricostruisce in particolare la vicenda storica che coinvolse il centro – e più in generale il Teramano – nella seconda metà del XVII secolo, quando l’Abruzzo Ultra si trovava sotto l’offensiva di varie e numerose compagnie di banditi capeggiate da piccoli signorotti locali. Nei primi anni Ottanta del Seicento il viceré di Napoli, Gaspar de Haro marchese del Carpio (1683-1687), si trovò a fronteggiare una preoccupante recrudescenza del banditismo, fenomeno particolarmente vitale nelle montagne di frontiera tra il Regno e lo Stato delle Chiesa. Conscio dei rapporti fra feudatari e banditi e grande estimatore della funzione politica e amministrativa della cartografia, il viceré commissionò una serie di carte che utilizzò in prima istanza per progettare la fortunata campagna repressiva nei confronti dei banditi locali, successivamente per individuare luoghi da fortificare e guarnire di soldati per proteggere la provincia recuperata al regio controllo. La cartografia risulta oggi una fonte unica per la ricostruzione del tessuto del centro montano nel passato, in quanto non si conoscono fonti geocartografiche precedenti all’Ottocento.
D'Ascenzo, A. (2011). Il Castello di San Carlo a Montorio al Vomano nel sistema difensivo del Regno di Napoli (XVII secolo). In Atti del quarto seminario di studi storico-cartografici Dalla mappa al GIS (aprile 2010) (pp.145-162). GENOVA : Brigati.
Il Castello di San Carlo a Montorio al Vomano nel sistema difensivo del Regno di Napoli (XVII secolo)
D'ASCENZO, ANNALISA
Investigation
2011-01-01
Abstract
Montorio al Vomano è un comune abruzzese della provincia di Teramo. La geografia locale è dominata dalla presenza dei rilievi appenninici e del fiume, anche la storia della regione è strettamente connessa all’idrografia ed all’orografia: la cittadina rientra nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nel distretto chiamato Strada Maestra, dal nome dell’antico e importante itinerario che separa il Gran Sasso dai Monti della Laga. Le testimonianze di epoca romana provano che qui si incrociavano percorsi che si sviluppavano in senso longitudinale, collegando l’interno della regione (Amiternum) con la costa adriatica, e anche perpendicolare grazie all’asse che congiungeva le Marche con la Puglia. Il nucleo originario di Montorio al Vomano, posto sulla riva sinistra del fiume, sembra risalire alle popolazioni italiche mentre in epoca romana sarebbe da identificare con la scomparsa Beregra, posta lungo la Via Caecilia. Con la riorganizzazione normanna si ebbe una ripresa della transumanza e degli scambi: il generale miglioramento delle condizioni economiche ebbe naturalmente ripercussioni positive anche su Montorio. Il borgo fortificato altomedievale, rintracciabile nelle case addossate all’antica torre pentagonale, risale al XII secolo (“il Colle”); a queste si aggiunsero successivamente altre costruzioni lungo le pendici della collina. Dopo il Mille lo sviluppo del piccolo centro dovette essere rapido: nel 1350 la Contea di Montorio comprendeva una ventina di centri, fra castelli e ville. I Camponeschi de L’Aquila mantennero il controllo della contea fino all’estinzione della famiglia: passò poi ai Carafa di Napoli e successivamente ai Caracciolo. I Crescenzi di Roma ne furono marchesi feudali dal 1597 al 1761. Della lunga vita montoriese il lavoro ricostruisce in particolare la vicenda storica che coinvolse il centro – e più in generale il Teramano – nella seconda metà del XVII secolo, quando l’Abruzzo Ultra si trovava sotto l’offensiva di varie e numerose compagnie di banditi capeggiate da piccoli signorotti locali. Nei primi anni Ottanta del Seicento il viceré di Napoli, Gaspar de Haro marchese del Carpio (1683-1687), si trovò a fronteggiare una preoccupante recrudescenza del banditismo, fenomeno particolarmente vitale nelle montagne di frontiera tra il Regno e lo Stato delle Chiesa. Conscio dei rapporti fra feudatari e banditi e grande estimatore della funzione politica e amministrativa della cartografia, il viceré commissionò una serie di carte che utilizzò in prima istanza per progettare la fortunata campagna repressiva nei confronti dei banditi locali, successivamente per individuare luoghi da fortificare e guarnire di soldati per proteggere la provincia recuperata al regio controllo. La cartografia risulta oggi una fonte unica per la ricostruzione del tessuto del centro montano nel passato, in quanto non si conoscono fonti geocartografiche precedenti all’Ottocento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.