Il contributo indaga il significato e le implicazioni ideologiche della traslazione della testa di Sant’Andrea, recata dal Peloponneso in Italia da Tommaso Paleologo e deposta in San Pietro con un cerimoniale complesso e altamente simbolico. La vicenda, celebrata in particolare nelle tele di Bernard Rantwyck (conservate presso il Museo Diocesano di Pienza) e nel bassorilievo marmoreo scolpito da Paolo Romano per il monumento funebre di Pio II (oggi nella basilica di Sant’Andrea della Valle a Roma) oltreché minuziosamente testimoniata nei suoi Commentarii e in altre fonti letterarie e documentarie, ha per protagonisti, oltre all’ultimo erede imperiale bizantino, Tommaso Paleologo, gli stessi Bessarione ed Enea Silvio. I tre, nell’architettura allegorica delle operazioni liturgiche della settimana santa del 1462, vengono a rappresentare la triade Paolo-Andrea-Pietro, unita nel progetto di salvataggio occidentale di Bisanzio promosso nel Concilio di Mantova del 1459. La traslazione a Roma della testa del patrono della chiesa ortodossa esprime, nelle sue modalità rituali e nei suoi simbolismi ecclesiali, anche un progetto interno al papato: quella purificazione della chiesa d’occidente e quel rinnovarsi della cristianità nel suo convergere nella crociata antiturca, che Pio II pose a obiettivo del suo pontificato.
Ronchey, S. (2008). Andrea, il rifondatore di Bisanzio. Implicazioni ideologiche del ricevimento a Roma della testa del patrono della chiesa ortodossa nella settimana santa del 1462. In Dopo le due cadute di Costantinopoli (1204, 1453). Eredi ideologici di Bisanzio. Atti del Convegno Internazionale di Studi dell'Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini di Venezia (4-5 dicembre 2006) (pp.259-272). Venezia : Edizioni dell'Istituto Ellenico di Studi Bizantini.
Andrea, il rifondatore di Bisanzio. Implicazioni ideologiche del ricevimento a Roma della testa del patrono della chiesa ortodossa nella settimana santa del 1462
RONCHEY, SILVIA
2008-01-01
Abstract
Il contributo indaga il significato e le implicazioni ideologiche della traslazione della testa di Sant’Andrea, recata dal Peloponneso in Italia da Tommaso Paleologo e deposta in San Pietro con un cerimoniale complesso e altamente simbolico. La vicenda, celebrata in particolare nelle tele di Bernard Rantwyck (conservate presso il Museo Diocesano di Pienza) e nel bassorilievo marmoreo scolpito da Paolo Romano per il monumento funebre di Pio II (oggi nella basilica di Sant’Andrea della Valle a Roma) oltreché minuziosamente testimoniata nei suoi Commentarii e in altre fonti letterarie e documentarie, ha per protagonisti, oltre all’ultimo erede imperiale bizantino, Tommaso Paleologo, gli stessi Bessarione ed Enea Silvio. I tre, nell’architettura allegorica delle operazioni liturgiche della settimana santa del 1462, vengono a rappresentare la triade Paolo-Andrea-Pietro, unita nel progetto di salvataggio occidentale di Bisanzio promosso nel Concilio di Mantova del 1459. La traslazione a Roma della testa del patrono della chiesa ortodossa esprime, nelle sue modalità rituali e nei suoi simbolismi ecclesiali, anche un progetto interno al papato: quella purificazione della chiesa d’occidente e quel rinnovarsi della cristianità nel suo convergere nella crociata antiturca, che Pio II pose a obiettivo del suo pontificato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.