Il saggio analizza, nell'ambito del dibattito sull'impossibilità della letteratura dopo Auschwiz, il difficile rapporto tra testimonianaza e letteratura nel romanzesco lazzariano di Jean Cayrol individuandone la chiave di lettura nel testo "Le rêves concentrationaires" inteso come saggio testimoniale in cui convivono le tre categorie indicate da Primo Levi per la letteratura dei campi di concentramento: i diari dei deportato, le rielaborazioni letterarie dell'esperienza concentrazionaria e le opere sociologiche o storiche. In particolare l'analisi si focalizza su un aspetto di tale saggio tuttora ignorato dagli studiosi dello scrittore: la nozione di "sacro concentrazionario".
Galletti, M. (2010). Alle radici del "romanesque lazaréen": Jean Cayrol e il sacro concentrazionario. In Jean Cayrol, dalla notte e dalla nebbia. La scrittura dell'esperienza concentrazionaria [Atti del convegno internazionale] a cura di Marina Galletti (pp.153-167). TORINO : Edizioni Kaplan.
Alle radici del "romanesque lazaréen": Jean Cayrol e il sacro concentrazionario
GALLETTI, Marina
2010-01-01
Abstract
Il saggio analizza, nell'ambito del dibattito sull'impossibilità della letteratura dopo Auschwiz, il difficile rapporto tra testimonianaza e letteratura nel romanzesco lazzariano di Jean Cayrol individuandone la chiave di lettura nel testo "Le rêves concentrationaires" inteso come saggio testimoniale in cui convivono le tre categorie indicate da Primo Levi per la letteratura dei campi di concentramento: i diari dei deportato, le rielaborazioni letterarie dell'esperienza concentrazionaria e le opere sociologiche o storiche. In particolare l'analisi si focalizza su un aspetto di tale saggio tuttora ignorato dagli studiosi dello scrittore: la nozione di "sacro concentrazionario".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.