Presenti nel programma della Scuola di Didattica fin dall’anno della sua istituzione, il lontano 1969, gli Elementi di Composizione si sono sempre distinti per la vaghezza e la genericità del loro profilo disciplinare. Proprio per questo, e semplificando molto, si potrebbe aggiungere che, alla fin fine, gli insegnanti della materia – pur godendo individualmente del massimo potere discrezionale nel concepirne gli obiettivi formativi, vista appunto l’astrattezza dei relativi programmi ministeriali – sono stati sempre costretti, muovendo da una difforme interpretazione dei termini e dei concetti in essi implicati, a optare in classe o per una composizione elementare, o per una composizione essenziale. Con il risultato – sottolineato dal Relatore anche tramite la distinzione, a suo avviso di grande utilità, tra rudimenti e fondamenti - di imprimere nella memoria di intere generazioni di studenti il ricordo vuoi di un facsimile ridotto e compendiato ad usum Delphini dei corsi di Composizione ordinamentali; vuoi quello di un più o meno felice, fruttuoso e persuasivo viaggio di ricognizione tra i presunti imprescindibili di questa o quella strategia compositiva. Ribattezzati Composizione e analisi per Didattica, Pratiche improvvisative e Tecniche d’elaborazione, strumentazione e arrangiamento in un recentissimo progetto di biennio specialistico sperimentale abilitante alle classi di concorso A31, A32 e A779 del luglio 2005, quelli che già furono gli Elementi di Composizione potrebbero addirittura godere di una “seconda giovinezza”, attraendo esplicitamente nella loro orbita le più disparate prassi esecutive estemporanee insieme ai saperi necessari alla riscrittura creativa e alla comprensione analitica approfondita dei diversi repertori musicali. Il Relatore, tuttavia, non nasconde la duplice preoccupazione che il progressivo erodersi della consapevolezza critica del passato nelle nuove generazioni di studenti possa, da un lato, gravare a tal punto sull’apprendimento della disciplina da ridurlo a una specie di destoricizzato Glassperlenspiel; dall’altro, che possa recidersi ogni connessione vitale con il giudizio estetico: il quale - comunque lo si intenda, e persino nelle sue espressioni più rozze, immature, poco ponderate o naïf – serba sempre un sedimento di storicità in cui scavare con profitto. Se non altro, per non trasformare il docente in una sorta di tecnocrate che si limita a spiegare come si fa, ossia funziona qualcosa, senza darsi la briga però di chiedere, e soprattutto di chiedersi, perché e per chi la sta facendo fare.

Guanti, G. (2006). Un nuovo profilo degli 'elementi di composizione per didattica'. In Una riforma incompiuta. Gli studi musicali al bivio, Atti del convegno nazionale della Società Italiana di Analisi Musicale (SIdAM), Reggio Emilia 7-8 ottobre 2005, a cura di Monica Boni (pp.65-83). REGGIO EMILIA : Centro Stampa Comune Reggio Emilia - Istituto Peri.

Un nuovo profilo degli 'elementi di composizione per didattica'

GUANTI, GIOVANNI
2006-01-01

Abstract

Presenti nel programma della Scuola di Didattica fin dall’anno della sua istituzione, il lontano 1969, gli Elementi di Composizione si sono sempre distinti per la vaghezza e la genericità del loro profilo disciplinare. Proprio per questo, e semplificando molto, si potrebbe aggiungere che, alla fin fine, gli insegnanti della materia – pur godendo individualmente del massimo potere discrezionale nel concepirne gli obiettivi formativi, vista appunto l’astrattezza dei relativi programmi ministeriali – sono stati sempre costretti, muovendo da una difforme interpretazione dei termini e dei concetti in essi implicati, a optare in classe o per una composizione elementare, o per una composizione essenziale. Con il risultato – sottolineato dal Relatore anche tramite la distinzione, a suo avviso di grande utilità, tra rudimenti e fondamenti - di imprimere nella memoria di intere generazioni di studenti il ricordo vuoi di un facsimile ridotto e compendiato ad usum Delphini dei corsi di Composizione ordinamentali; vuoi quello di un più o meno felice, fruttuoso e persuasivo viaggio di ricognizione tra i presunti imprescindibili di questa o quella strategia compositiva. Ribattezzati Composizione e analisi per Didattica, Pratiche improvvisative e Tecniche d’elaborazione, strumentazione e arrangiamento in un recentissimo progetto di biennio specialistico sperimentale abilitante alle classi di concorso A31, A32 e A779 del luglio 2005, quelli che già furono gli Elementi di Composizione potrebbero addirittura godere di una “seconda giovinezza”, attraendo esplicitamente nella loro orbita le più disparate prassi esecutive estemporanee insieme ai saperi necessari alla riscrittura creativa e alla comprensione analitica approfondita dei diversi repertori musicali. Il Relatore, tuttavia, non nasconde la duplice preoccupazione che il progressivo erodersi della consapevolezza critica del passato nelle nuove generazioni di studenti possa, da un lato, gravare a tal punto sull’apprendimento della disciplina da ridurlo a una specie di destoricizzato Glassperlenspiel; dall’altro, che possa recidersi ogni connessione vitale con il giudizio estetico: il quale - comunque lo si intenda, e persino nelle sue espressioni più rozze, immature, poco ponderate o naïf – serba sempre un sedimento di storicità in cui scavare con profitto. Se non altro, per non trasformare il docente in una sorta di tecnocrate che si limita a spiegare come si fa, ossia funziona qualcosa, senza darsi la briga però di chiedere, e soprattutto di chiedersi, perché e per chi la sta facendo fare.
2006
Guanti, G. (2006). Un nuovo profilo degli 'elementi di composizione per didattica'. In Una riforma incompiuta. Gli studi musicali al bivio, Atti del convegno nazionale della Società Italiana di Analisi Musicale (SIdAM), Reggio Emilia 7-8 ottobre 2005, a cura di Monica Boni (pp.65-83). REGGIO EMILIA : Centro Stampa Comune Reggio Emilia - Istituto Peri.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/180671
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact