The current historical moment necessitates a reflection on the integration of knowledge for the purpose of identifying strategies to improve human life, the environment, and the memory of man’s wealth for the future. The integration of scientific and humanistic knowledge, in the acquisition of data from the building to the territory, may allow a greater awareness on what, why and how to preserve, modify, demolish, and protect. But is this integration, accompanied by direct investigation, and research in the archives, and a rigorous analysis of the data collected, always sufficient for an awareness and knowledge of the real ways of becoming of history, of the form and the meaning of Architecture in the past, present, future? We know that this is not so obvious. The knowledge that one thing is does not mean knowing why it is and why it is precisely as it appears. Since "form in the strict sense is nothing more than the delimitation of one surface by the other" (Kandinsky), we cannot really know why similar cubic meters of matter can have so many different meanings; or why don’t buildings which have the same historical dating, geographical location, stylistic choice, formal and functional type, have to the expected extent a similar artistic and semantic quality. But perhaps it is precisely this, or at least this too, that we have to seek and understand: what is it that makes the differences not a only a matter of chance? Why is it exactly there, precisely with that shape, on that stratification?

Certamente la "moderna" tecnologia ha abbreviato, e abbrevierà sempre più, i tempi necessari per la trasmissione e reciproca integrazione dei differenti saperi, differenti sia per settori tecnico-disciplinari sia per luoghi geografici e mentali. Ma forse, a tutt'oggi, l'uomo non è ancora sufficientemente e scientemente preparato - e comunque certamente non "tutti" gli individui oggi operanti lo sono - alla corretta (ed utile) lettura, interpretazione, connessione e scelta di interpolazione tra tali e tanti differenti saperi (e tra quali di questi), per la corretta individuazione di strategie operative utili al proprio genere, al proprio paese ed al suo futuro: strategie operative per un mirato e consapevole miglioramento della vita dell’uomo, dell’ambiente, della memoria, della sua ricchezza per il futuro; strategie capaci di riavviare, o rinforzare, processi di crescita "sociale" e di riconsolidamento dei principi guida che hanno consentito, fino ad oggi, all'uomo di vivere, crescere, e migliorare nei secoli del proprio esserci e nei territori da lui abitati (anche se non tutti con analoghi standard di democrazia e qualità). Anche nel nostro più specifico campo operativo - architettura, città e territorio - dobbiamo continuare a interrogarci, senza mai dare nulla per scontato e già saputo, sul senso, sui modi e sugli scopi del nostro operare, nei quali l’integrazione dei saperi, sia scientifici che storici per l’acquisizione dei dati dall'edificio, alla città ed al territorio, permette certamente una maggiore consapevolezza sul cosa, perché e come intervenire, preservare, modificare, demolire e ricostruire, tutelare, ma…. Ma dobbiamo sempre chiederci se e quanto un rilievo puntuale di una realtà esistente, integrato da indagini dirette, attente ricerche d’archivio, rigorose analisi dei dati così raccolti, scontatamente ci fornisce dati sufficienti per avere coscienza e conoscenza dei modi concreti del divenire materico della storia, della forma e del senso dell'Architettura, del ieri, dell'oggi e del domani, e quindi del valore e della qualità di "quella" architettura o città così studiata, e del senso profondo di una sua conservazione, trasformazione, demolizione, integrazione … Domandarci, anche, se i dati così raccolti possono darci indicazioni sufficienti per selezionare, caso per caso, i modi specifici di intervento - nuovo edificio, restauro, sviluppo insediativo urbano, … - per il conseguimento sia della finalità e scopo prefissate per "quell'intervento" su quell'architettura, o città, o … ma anche per la salvaguardia e trasmissione al futuro dei valori che l'hanno generata e mantenuta o trasformata. Ma sappiamo che non è così scontato. Che il sapere che una cosa è non vuol dire sapere perché essa è e perché è proprio così come essa appare. Sappiamo che “la forma in senso stretto non è nulla più della delimitazione di una superficie dall’altra”1 per r realmente sapere perché analoghi mc di materia possono avere valenze tanto diverse; o perché manufatti edilizi aventi anche la stessa datazione storica, localizzazione geografica, scelta stilistica, tipologia formale e funzionale, non hanno scontatamente la stessa qualità artistica e semantica. Ma forse è proprio questo, o almeno anche questo, che dobbiamo ricercare e comprendere: cos’è che rende non casuale il caso; perché proprio lì, proprio quella forma, proprio quello stratificarsi. Ad esplicitazione "visiva" del taglio di questo contributo, le immagini che scorrono accanto al testo: quale il "valore" dell'architettura da non perdere? Il prototipo storico nella realtà materica delle sue origini? O il suo essere, o essere stato, modello-idea nell'evolversi del pensiero critico e nella conoscenza dell'uomo?

Bedoni, C. (2012). To know for to re-cognise and don't forget. In LESS IS MORE - ARCHITECTURE, DESIGN, LANDSCAPE (pp.449-458). Morcone : La Scuola di Pitagora Editrice.

To know for to re-cognise and don't forget

BEDONI, Cristiana
2012-01-01

Abstract

The current historical moment necessitates a reflection on the integration of knowledge for the purpose of identifying strategies to improve human life, the environment, and the memory of man’s wealth for the future. The integration of scientific and humanistic knowledge, in the acquisition of data from the building to the territory, may allow a greater awareness on what, why and how to preserve, modify, demolish, and protect. But is this integration, accompanied by direct investigation, and research in the archives, and a rigorous analysis of the data collected, always sufficient for an awareness and knowledge of the real ways of becoming of history, of the form and the meaning of Architecture in the past, present, future? We know that this is not so obvious. The knowledge that one thing is does not mean knowing why it is and why it is precisely as it appears. Since "form in the strict sense is nothing more than the delimitation of one surface by the other" (Kandinsky), we cannot really know why similar cubic meters of matter can have so many different meanings; or why don’t buildings which have the same historical dating, geographical location, stylistic choice, formal and functional type, have to the expected extent a similar artistic and semantic quality. But perhaps it is precisely this, or at least this too, that we have to seek and understand: what is it that makes the differences not a only a matter of chance? Why is it exactly there, precisely with that shape, on that stratification?
2012
978-88-6542-129-1
Certamente la "moderna" tecnologia ha abbreviato, e abbrevierà sempre più, i tempi necessari per la trasmissione e reciproca integrazione dei differenti saperi, differenti sia per settori tecnico-disciplinari sia per luoghi geografici e mentali. Ma forse, a tutt'oggi, l'uomo non è ancora sufficientemente e scientemente preparato - e comunque certamente non "tutti" gli individui oggi operanti lo sono - alla corretta (ed utile) lettura, interpretazione, connessione e scelta di interpolazione tra tali e tanti differenti saperi (e tra quali di questi), per la corretta individuazione di strategie operative utili al proprio genere, al proprio paese ed al suo futuro: strategie operative per un mirato e consapevole miglioramento della vita dell’uomo, dell’ambiente, della memoria, della sua ricchezza per il futuro; strategie capaci di riavviare, o rinforzare, processi di crescita "sociale" e di riconsolidamento dei principi guida che hanno consentito, fino ad oggi, all'uomo di vivere, crescere, e migliorare nei secoli del proprio esserci e nei territori da lui abitati (anche se non tutti con analoghi standard di democrazia e qualità). Anche nel nostro più specifico campo operativo - architettura, città e territorio - dobbiamo continuare a interrogarci, senza mai dare nulla per scontato e già saputo, sul senso, sui modi e sugli scopi del nostro operare, nei quali l’integrazione dei saperi, sia scientifici che storici per l’acquisizione dei dati dall'edificio, alla città ed al territorio, permette certamente una maggiore consapevolezza sul cosa, perché e come intervenire, preservare, modificare, demolire e ricostruire, tutelare, ma…. Ma dobbiamo sempre chiederci se e quanto un rilievo puntuale di una realtà esistente, integrato da indagini dirette, attente ricerche d’archivio, rigorose analisi dei dati così raccolti, scontatamente ci fornisce dati sufficienti per avere coscienza e conoscenza dei modi concreti del divenire materico della storia, della forma e del senso dell'Architettura, del ieri, dell'oggi e del domani, e quindi del valore e della qualità di "quella" architettura o città così studiata, e del senso profondo di una sua conservazione, trasformazione, demolizione, integrazione … Domandarci, anche, se i dati così raccolti possono darci indicazioni sufficienti per selezionare, caso per caso, i modi specifici di intervento - nuovo edificio, restauro, sviluppo insediativo urbano, … - per il conseguimento sia della finalità e scopo prefissate per "quell'intervento" su quell'architettura, o città, o … ma anche per la salvaguardia e trasmissione al futuro dei valori che l'hanno generata e mantenuta o trasformata. Ma sappiamo che non è così scontato. Che il sapere che una cosa è non vuol dire sapere perché essa è e perché è proprio così come essa appare. Sappiamo che “la forma in senso stretto non è nulla più della delimitazione di una superficie dall’altra”1 per r realmente sapere perché analoghi mc di materia possono avere valenze tanto diverse; o perché manufatti edilizi aventi anche la stessa datazione storica, localizzazione geografica, scelta stilistica, tipologia formale e funzionale, non hanno scontatamente la stessa qualità artistica e semantica. Ma forse è proprio questo, o almeno anche questo, che dobbiamo ricercare e comprendere: cos’è che rende non casuale il caso; perché proprio lì, proprio quella forma, proprio quello stratificarsi. Ad esplicitazione "visiva" del taglio di questo contributo, le immagini che scorrono accanto al testo: quale il "valore" dell'architettura da non perdere? Il prototipo storico nella realtà materica delle sue origini? O il suo essere, o essere stato, modello-idea nell'evolversi del pensiero critico e nella conoscenza dell'uomo?
Bedoni, C. (2012). To know for to re-cognise and don't forget. In LESS IS MORE - ARCHITECTURE, DESIGN, LANDSCAPE (pp.449-458). Morcone : La Scuola di Pitagora Editrice.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/181393
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