Abitare significa occupare stabilmente un luogo, popolarlo, modellarlo ed esserne modellati sino a somigliarvi. È un insieme di azioni intellettuali e concrete che rimandano a loro volta alla concretezza dello spazio abitato. L’idea che il paesaggio possa essere inteso come uno spazio da abitare è meno ovvia di quanto potrebbe sembrare, giacché nella tradizione della cultura europea è radicato un approccio rappresentativo, descrittivo, interpretativo al paesaggio, che ha prodotto uno scollamento netto tra due dimensioni diverse ma di pari legittimità: il paesaggio come categoria culturale ed estetica, per lo più ideale, e il paesaggio come spazio ove hanno luogo le azioni quotidiane delle nostre esistenze. Nel 1945, il filosofo Nicolai Hartmann afferma che il tema centrale dell’estetica europea del paesaggio è la separazione, la distanza. Pertanto, “il sentirsi accolto, accettato, circondato e … unito alla Natura” è una condizione che impedisce il godimento di un “piacere estetico, che richiede che ci si confronti con il paesaggio come spettatori. (...) l’aspetto essenziale dell’esperienza estetica del paesaggio”, scrive Hartmann, “è la componente pittorica, la limitazione, la selezione della scena”. Negli stessi anni Quaranta del Novecento, l’assimilazione dell’architettura del Movimento Moderno da parte di un gruppo di allora studenti del Landscape Architecture Program della Harvard’s Graduate School of Design - James Rose, Daniel Urban Kiley e Garrett Eckbo - è alla base di un profondo rinnovamento nella cultura del progetto del paesaggio. Le loro esperienze dimostrano che progetto del paesaggio come spazio dell’abitare non è un’arte decorativa, non è scenografia, ma un campo di applicazione dell’architettura e, come tale, anch’esso sintesi coerente di utilità, solidità e bellezza tra tutte le diverse componenti che vi concorrono. È una disciplina con importanti responsabilità sociali: partecipa, al pari degli edifici e, a scala maggiore, delle intere città, allo sviluppo fisico e morale degli esseri umani, intesi sia come individui, sia come comunità.
Metta, A. (2011). Abitare il paesaggio. In Atti del Primo Congresso Internazionale di Rete Vitruvio. BARI : PolibaPress / Arti Grafiche Favia.
Abitare il paesaggio
METTA, ANNALISA
2011-01-01
Abstract
Abitare significa occupare stabilmente un luogo, popolarlo, modellarlo ed esserne modellati sino a somigliarvi. È un insieme di azioni intellettuali e concrete che rimandano a loro volta alla concretezza dello spazio abitato. L’idea che il paesaggio possa essere inteso come uno spazio da abitare è meno ovvia di quanto potrebbe sembrare, giacché nella tradizione della cultura europea è radicato un approccio rappresentativo, descrittivo, interpretativo al paesaggio, che ha prodotto uno scollamento netto tra due dimensioni diverse ma di pari legittimità: il paesaggio come categoria culturale ed estetica, per lo più ideale, e il paesaggio come spazio ove hanno luogo le azioni quotidiane delle nostre esistenze. Nel 1945, il filosofo Nicolai Hartmann afferma che il tema centrale dell’estetica europea del paesaggio è la separazione, la distanza. Pertanto, “il sentirsi accolto, accettato, circondato e … unito alla Natura” è una condizione che impedisce il godimento di un “piacere estetico, che richiede che ci si confronti con il paesaggio come spettatori. (...) l’aspetto essenziale dell’esperienza estetica del paesaggio”, scrive Hartmann, “è la componente pittorica, la limitazione, la selezione della scena”. Negli stessi anni Quaranta del Novecento, l’assimilazione dell’architettura del Movimento Moderno da parte di un gruppo di allora studenti del Landscape Architecture Program della Harvard’s Graduate School of Design - James Rose, Daniel Urban Kiley e Garrett Eckbo - è alla base di un profondo rinnovamento nella cultura del progetto del paesaggio. Le loro esperienze dimostrano che progetto del paesaggio come spazio dell’abitare non è un’arte decorativa, non è scenografia, ma un campo di applicazione dell’architettura e, come tale, anch’esso sintesi coerente di utilità, solidità e bellezza tra tutte le diverse componenti che vi concorrono. È una disciplina con importanti responsabilità sociali: partecipa, al pari degli edifici e, a scala maggiore, delle intere città, allo sviluppo fisico e morale degli esseri umani, intesi sia come individui, sia come comunità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.