Il suono avviene nel tempo e nello spazio. Il termine “paesaggio sonoro”, come sappiamo, viene coniato dal suo ideatore Murray Schafer assieme al metodo della “passeggiata sonora”, o “sound walk”. Il metodo è stato ora accettato ed adottato da ambienti di ricerca da Schafer lontani nel tempo, come contenuti e come metodi, che negli ultimi anni sono venuti interessandosi di suono ambientale, di ecologia acustica, o di paesaggio sonoro. Naturalmente il camminare ha a che fare con il percorrere lo spazio che si vuole indagare, spostarsi, valutare e controllare di persona ad orecchio. Personalmente penso che ci sia anche molto di più, e continuando a studiare quello che sono capace di studiare, cioè i modelli fisico-matematici preposti al trattamento del suono, penso che camminare permetta tempi di ascolto che l’ascolto fermi e a “fuoco centrale” o non permette, o non asseconda. Camminare mette, infatti, in relazione almeno due scale di tempo (quella del percettore che si muove e quelle del suono che si diffonde), e mettere a confronto scale di tempo è profonda attività scientifica e cognitiva.

TEDESCHINI LALLI, L. (2015). Perché “camminare” per ascoltare lo spazio?. In "Per chi suona il paesaggio" 6th FKL international symposium 2014, Firenze (pp.113-116). Firenze : Fratini.

Perché “camminare” per ascoltare lo spazio?

TEDESCHINI LALLI, Laura
2015-01-01

Abstract

Il suono avviene nel tempo e nello spazio. Il termine “paesaggio sonoro”, come sappiamo, viene coniato dal suo ideatore Murray Schafer assieme al metodo della “passeggiata sonora”, o “sound walk”. Il metodo è stato ora accettato ed adottato da ambienti di ricerca da Schafer lontani nel tempo, come contenuti e come metodi, che negli ultimi anni sono venuti interessandosi di suono ambientale, di ecologia acustica, o di paesaggio sonoro. Naturalmente il camminare ha a che fare con il percorrere lo spazio che si vuole indagare, spostarsi, valutare e controllare di persona ad orecchio. Personalmente penso che ci sia anche molto di più, e continuando a studiare quello che sono capace di studiare, cioè i modelli fisico-matematici preposti al trattamento del suono, penso che camminare permetta tempi di ascolto che l’ascolto fermi e a “fuoco centrale” o non permette, o non asseconda. Camminare mette, infatti, in relazione almeno due scale di tempo (quella del percettore che si muove e quelle del suono che si diffonde), e mettere a confronto scale di tempo è profonda attività scientifica e cognitiva.
2015
978-88-6794-025-7
TEDESCHINI LALLI, L. (2015). Perché “camminare” per ascoltare lo spazio?. In "Per chi suona il paesaggio" 6th FKL international symposium 2014, Firenze (pp.113-116). Firenze : Fratini.
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