Le tracce nella mente: attimo ed eternità di un disegno. L’arte della memoria è un’immagine ricorrente nella cultura occidentale fin dall’antica Grecia: è stato Platone a creare l’immagine dell’anima come blocco di cera, su cui le sensazioni si imprimono come ”segni di sigilli”; ed è stato poi Aristotele a riprendere in parte questo modello. Ma anche in epoche successive l’arte della memoria ha svolto una funzione importante e determinante. Sin da subito, per la descrizione dei processi mentali – riconducibili in ogni caso all’idea comune di “tracce” che la sensazione imprime nell’anima, si è considerato inscindibile il legame esistente tra la persistenza del ricordo e il tipo di informazioni memorizzate. Proprio queste riflessioni e soprattutto l’immagine del blocco di cera ci ha spinto a riflettere sull’analogia esistente tra la memoria e il disegno, tra la volontà di ricordare e il desiderio di tracciare; la mente e il foglio divengono così palinsesti delle emozioni. Il disegno contiene già nella sua etimologia la forza della memoria, la capacità di descrivere e archiviare, di tracciare per ricordare, di fermare un’immagine nella nostra memoria …cartacea. Esistono due principali tipi di memoria che giocano ruoli completamente diversi generando altrettanti diversi risultati: la memoria a breve termine è quella parte di memoria che si ritiene capace di conservare una piccola quantità di informazioni per una durata di 20 secondi circa e si contrappone alla memoria a lungo termine, la quale è capace di conservare una quantità enorme, anche se non infinita, di informazioni. Userei una metafora per stabilire la relazione che si crea tra memoria e disegno, tra le tracce nella mente e le tracce/segni sulla carta, la metafora della lanterna magica: alcuni o infiniti segni appaiono e scompaiono per essere poi ricordai o dimenticati. Ma qual è la vera memoria? Si chiederebbe Platone e Aristotele risponderebbe: “La vera memoria è quella scritta nell’animo che impara“. Così come le fasi principali nell'elaborazione della memoria sono: La codifica, l'elaborazione delle informazioni ricevute. L'immagazzinamento, la creazione di registrazioni permanenti delle informazioni codificate. Il richiamo, il recupero delle informazioni immagazzinate, in risposta a qualche sollecitazione; nello stesso modo per il disegno si può pensare a queste tre fasi come tre momenti di verifica e di controllo, tre momenti nei quali la lanterna magica fa apparire i nostri ricordi, le nostre emozioni. La permanenza o meno delle immagini nella nostra mente dipenderà, essenzialmente da noi stessi: se l’attenzione sarà alta e prolungata, la memorizzazione diverrà più profonda e le immagini verranno archiviate, immagazzinate con cura e diverranno informazioni permanenti, dei veri ricordi e corrisponderanno a dei disegni ben definiti, ricchi di informazioni: disegni analitici, veri e propri disegni. (Fig. 1,2,3) Altrimenti se l’attenzione dovesse essere superficiale, le immagini resteranno labili e inconsistenti, prive di informazioni facilmente cancellabili, questo tipo di ricordi si possono associare ai disegni a schizzo, disegni veloci, privi di dettagli, disegni che hanno lo scopo di appuntare e non di definire. Lo schizzo rappresenta, la “memoria superficiale”, la sua velocità di esecuzione è corrispondente alla sua semplicità; uno schizzo efficace è quello che non ha bisogno di espedienti, che non prende tempo, è semplicemente l’attimo di un disegno. Questo tipo di disegno non deve dare spiegazioni, esiste e basta, è personale, è profondamente soggettivo e infinitamente intimo allo stesso tempo. (Fig. 4,5,6) E’ bello pensare che le tracce incise nella nostra mente corrispondano alle tracce incise sul foglio di carta, esse in ognuno dei due casi, rappresentano delle elaborazioni personali, elaborazioni che appartengono all’io di ognuno di noi e a null’altro. Kant definisce la conoscenza come ciò che scaturisce da tre facoltà: la sensibilità, l'intelletto e la ragione. La sensibilità è la facoltà con cui percepiamo i fenomeni, l'intelletto è invece la facoltà con cui pensiamo i dati sensibili e infine la ragione è la facoltà attraverso la quale cerchiamo di spiegare la realtà oltre il limite dell'esperienza; forse verrebbe voglia di aggiungerne un'altra: la memoria. La memoria, come abbiamo già affermato, è quella facoltà con la quale riconosciamo le cose, essa si configura dunque come un percorso dinamico di ricostruzione e connessione di “rappresentazioni”, piuttosto che come un semplice “immagazzinamento” di dati in uno spazio mentale statico. Proprio questa capacità di connessioni e di dinamismo genera infine rappresentazioni che si manifestano nelle forme più diverse. E’ quasi naturale pensare alle relazioni che si genera tra memoria e rappresentazioni, tra immagini e disegni, tra pensieri e parole; esse sono forme diverse di una stessa anima: la conoscenza. Come è stato detto all’inizio, anche Platone quando usava la metafora del sigillo nel passo famoso del Teeteto in cui Socrate parla di un blocco di cera che esiste nella nostra anima – di qualità variabile nei diversi individui – che è il “dono della memoria, madre delle Muse” , fa riferimento alla conoscenza. Ogniqualvolta vediamo o udiamo o pensiamo qualcosa, sottoponiamo questa cera a percezioni e pensieri, e li imprimiamo su di essa, nello stesso modo le nostre idee, i nostri pensieri, le nostre suggestioni le imprimiamo sulla carta, proprio come “stampi con il sigillo di un anello”. Quando il segno svanisce o non sia stato capace di imprimersi affatto nell’anima, si dimentica e non si conosce. Mentre la memorizzazione di percezioni e di pensieri e frutto di un atto deliberato di volontà e dipende dalla qualità e dalla quantità della cera. Le nostre tracce, i nostri disegni saranno così attimi o eternità di un’idea .
Cianci, M.G., Colaceci, S. (2014). Tracce nella mente. attimo ed eternità di un disegno.. In Idee per la rappresentazione 6. "Impronte" Atti del Seminario di Studi. (pp.98-102). ROMA : Artegrafica PLS srl.
Tracce nella mente. attimo ed eternità di un disegno.
Cianci Maria Grazia;Colaceci Sara
2014-01-01
Abstract
Le tracce nella mente: attimo ed eternità di un disegno. L’arte della memoria è un’immagine ricorrente nella cultura occidentale fin dall’antica Grecia: è stato Platone a creare l’immagine dell’anima come blocco di cera, su cui le sensazioni si imprimono come ”segni di sigilli”; ed è stato poi Aristotele a riprendere in parte questo modello. Ma anche in epoche successive l’arte della memoria ha svolto una funzione importante e determinante. Sin da subito, per la descrizione dei processi mentali – riconducibili in ogni caso all’idea comune di “tracce” che la sensazione imprime nell’anima, si è considerato inscindibile il legame esistente tra la persistenza del ricordo e il tipo di informazioni memorizzate. Proprio queste riflessioni e soprattutto l’immagine del blocco di cera ci ha spinto a riflettere sull’analogia esistente tra la memoria e il disegno, tra la volontà di ricordare e il desiderio di tracciare; la mente e il foglio divengono così palinsesti delle emozioni. Il disegno contiene già nella sua etimologia la forza della memoria, la capacità di descrivere e archiviare, di tracciare per ricordare, di fermare un’immagine nella nostra memoria …cartacea. Esistono due principali tipi di memoria che giocano ruoli completamente diversi generando altrettanti diversi risultati: la memoria a breve termine è quella parte di memoria che si ritiene capace di conservare una piccola quantità di informazioni per una durata di 20 secondi circa e si contrappone alla memoria a lungo termine, la quale è capace di conservare una quantità enorme, anche se non infinita, di informazioni. Userei una metafora per stabilire la relazione che si crea tra memoria e disegno, tra le tracce nella mente e le tracce/segni sulla carta, la metafora della lanterna magica: alcuni o infiniti segni appaiono e scompaiono per essere poi ricordai o dimenticati. Ma qual è la vera memoria? Si chiederebbe Platone e Aristotele risponderebbe: “La vera memoria è quella scritta nell’animo che impara“. Così come le fasi principali nell'elaborazione della memoria sono: La codifica, l'elaborazione delle informazioni ricevute. L'immagazzinamento, la creazione di registrazioni permanenti delle informazioni codificate. Il richiamo, il recupero delle informazioni immagazzinate, in risposta a qualche sollecitazione; nello stesso modo per il disegno si può pensare a queste tre fasi come tre momenti di verifica e di controllo, tre momenti nei quali la lanterna magica fa apparire i nostri ricordi, le nostre emozioni. La permanenza o meno delle immagini nella nostra mente dipenderà, essenzialmente da noi stessi: se l’attenzione sarà alta e prolungata, la memorizzazione diverrà più profonda e le immagini verranno archiviate, immagazzinate con cura e diverranno informazioni permanenti, dei veri ricordi e corrisponderanno a dei disegni ben definiti, ricchi di informazioni: disegni analitici, veri e propri disegni. (Fig. 1,2,3) Altrimenti se l’attenzione dovesse essere superficiale, le immagini resteranno labili e inconsistenti, prive di informazioni facilmente cancellabili, questo tipo di ricordi si possono associare ai disegni a schizzo, disegni veloci, privi di dettagli, disegni che hanno lo scopo di appuntare e non di definire. Lo schizzo rappresenta, la “memoria superficiale”, la sua velocità di esecuzione è corrispondente alla sua semplicità; uno schizzo efficace è quello che non ha bisogno di espedienti, che non prende tempo, è semplicemente l’attimo di un disegno. Questo tipo di disegno non deve dare spiegazioni, esiste e basta, è personale, è profondamente soggettivo e infinitamente intimo allo stesso tempo. (Fig. 4,5,6) E’ bello pensare che le tracce incise nella nostra mente corrispondano alle tracce incise sul foglio di carta, esse in ognuno dei due casi, rappresentano delle elaborazioni personali, elaborazioni che appartengono all’io di ognuno di noi e a null’altro. Kant definisce la conoscenza come ciò che scaturisce da tre facoltà: la sensibilità, l'intelletto e la ragione. La sensibilità è la facoltà con cui percepiamo i fenomeni, l'intelletto è invece la facoltà con cui pensiamo i dati sensibili e infine la ragione è la facoltà attraverso la quale cerchiamo di spiegare la realtà oltre il limite dell'esperienza; forse verrebbe voglia di aggiungerne un'altra: la memoria. La memoria, come abbiamo già affermato, è quella facoltà con la quale riconosciamo le cose, essa si configura dunque come un percorso dinamico di ricostruzione e connessione di “rappresentazioni”, piuttosto che come un semplice “immagazzinamento” di dati in uno spazio mentale statico. Proprio questa capacità di connessioni e di dinamismo genera infine rappresentazioni che si manifestano nelle forme più diverse. E’ quasi naturale pensare alle relazioni che si genera tra memoria e rappresentazioni, tra immagini e disegni, tra pensieri e parole; esse sono forme diverse di una stessa anima: la conoscenza. Come è stato detto all’inizio, anche Platone quando usava la metafora del sigillo nel passo famoso del Teeteto in cui Socrate parla di un blocco di cera che esiste nella nostra anima – di qualità variabile nei diversi individui – che è il “dono della memoria, madre delle Muse” , fa riferimento alla conoscenza. Ogniqualvolta vediamo o udiamo o pensiamo qualcosa, sottoponiamo questa cera a percezioni e pensieri, e li imprimiamo su di essa, nello stesso modo le nostre idee, i nostri pensieri, le nostre suggestioni le imprimiamo sulla carta, proprio come “stampi con il sigillo di un anello”. Quando il segno svanisce o non sia stato capace di imprimersi affatto nell’anima, si dimentica e non si conosce. Mentre la memorizzazione di percezioni e di pensieri e frutto di un atto deliberato di volontà e dipende dalla qualità e dalla quantità della cera. Le nostre tracce, i nostri disegni saranno così attimi o eternità di un’idea .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.