Comunicare la pace attraverso la pratica quotidiana nei campi del proprio vivere e lavorare può essere un antidoto potente alla violenza che, spesso inavvertitamente e inconsciamente ci sovrasta fino al punto di ritenere ormai naturale ospitare ogni giorno immagini e parole di guerra fin dentro le nostre case, attraverso i mass-media.Ma come si fa a comunicare la pace in tempi di guerra come i nostri?Innanzitutto affermando la possibilità concreta di una società in cui la guerra non abbia motivo di esserci, perché i conflitti vengono pienamente vissuti ed elaborati dalle persone e perché il valore culturale della vita è quello della sua più piena asserzione e sviluppo: niente ha più valore della vita e delle sue infinite potenzialità, presenti in ogni singolo e differente individuo.Per meglio riuscire a comunicare questa idea, che affonda le sue radici in una concezione, definibile femminile, tesa a rilevare nel termine vita, la componente della nascita e del nutrimento più che quella della morte, e tesa a sottolineare lo stretto nesso tra pace e sviluppo di tutte le potenzialità della vita, mi faccio aiutare da due autrici pacifiste del secolo scorso: Jane Addams e Maria Montessori. Attraverso le loro riflessioni provo a delineare percorsi possibili di educazione alla pace e alla nonviolenza.
Providenti, G. (2004). I processi vitali per la pace e nutrimento della vita umana in J. Adams e M. Montessori. In Comunicazione e nonviolenza. Dai problemi di comunicazione alla comunicazione come risorsa (pp.85-90). Firenze e Roma : Mediascape Edizioni.
I processi vitali per la pace e nutrimento della vita umana in J. Adams e M. Montessori
PROVIDENTI, Giovanna
2004-01-01
Abstract
Comunicare la pace attraverso la pratica quotidiana nei campi del proprio vivere e lavorare può essere un antidoto potente alla violenza che, spesso inavvertitamente e inconsciamente ci sovrasta fino al punto di ritenere ormai naturale ospitare ogni giorno immagini e parole di guerra fin dentro le nostre case, attraverso i mass-media.Ma come si fa a comunicare la pace in tempi di guerra come i nostri?Innanzitutto affermando la possibilità concreta di una società in cui la guerra non abbia motivo di esserci, perché i conflitti vengono pienamente vissuti ed elaborati dalle persone e perché il valore culturale della vita è quello della sua più piena asserzione e sviluppo: niente ha più valore della vita e delle sue infinite potenzialità, presenti in ogni singolo e differente individuo.Per meglio riuscire a comunicare questa idea, che affonda le sue radici in una concezione, definibile femminile, tesa a rilevare nel termine vita, la componente della nascita e del nutrimento più che quella della morte, e tesa a sottolineare lo stretto nesso tra pace e sviluppo di tutte le potenzialità della vita, mi faccio aiutare da due autrici pacifiste del secolo scorso: Jane Addams e Maria Montessori. Attraverso le loro riflessioni provo a delineare percorsi possibili di educazione alla pace e alla nonviolenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.