Il saggio ripercorre le vicende del Piano regolatore della Valle d'Aosta,redatto fra il 1936 e il 1937 su richiesta dell'industriale AdrianoOlivetti. Autori sono gli architetti milanesi: Antonio Banfi, LudovicoBelgioioso, Piero Bottoni, Luigi Figini, Enrico Peressutti, Gino Pollini edErnesto N. Rogers. Il saggio evidenzia come il piano si basi su due aspetti ben distinti.Il primo è rappresentato dagli studi preliminari, che coinvolgono medici perle analisi e i dati sulle condizioni sociali della popolazione , economistiper le analisi e le prospettive di sviluppo, aviatori per le fotografiedelle zone montane interessate, rocciatori per individuare gli itinerarituristici. Tali studi sono organizzati in una serie di carte tematichededicate all¹orografia, al clima, alle condizioni sociali della popolazione,alle risorse naturali ed economiche, alle infrastrutture, agli itinerarituristici. In tale contesto, il Piano propone il turismo come settore chiaveper riscattare le aree montane depresse, volano della trasformazionedell'agricoltura, dei lavori pubblici e dell'industria dell¹intera Valle.L'altro aspetto del Piano, distinto dal primo, è offerto dalle tavole deiprogetti architettonici per interventi turistici che riguardano il versanteitaliano del Monte Bianco (con il nuovo centro turistico a Courmayeur) laconca del Breuil (oggi Cervinia), l'Alpe di Pila, e dagli elaborati per ilpiano regolatore della città di Aosta e il piano per lo sviluppo di Ivrea.l'interesse del Piano è soprattutto nelle rigorose soluzioni architettonicheadottate per gli edifici, ribadendo i principi di un'architetturarazionalista che non cede allo allo 'stile' vernacolare locale. Insistendosul confronto fra architettura e natura, i progettisti affermano che lasalvaguardia dei valori ambientali si realizza attraverso un piano diintervento unitario capace di far rivivere un ambiente minacciato dalleconseguenze dello spopolamento montano la cui causa, scrive Olivetti, è daaddebitare a "disordini idraulici, frane, disboschimento, gravezza ditributi, mancanza di strade, pessime condizioni edilizie e igieniche".Il saggio analizza in dettaglio gli sforzi compiuti da Olivetti nel 1937-38per far decollare il Piano, cosa che non accadrà né durante il fascismo, nédopo la sua caduta, quando verrà riproposto in uno splendido volume editodalle Nuove Edizioni Ivrea.
Ciucci, G. (2001). Le premesse del Piano regolatore della Valle d'Aosta. In Costruire la città dell'uomo. Adriano Olivetti e l'urbanistica (pp.55-82). Torino : Edizioni di Comunità.
Le premesse del Piano regolatore della Valle d'Aosta
CIUCCI, Giorgio
2001-01-01
Abstract
Il saggio ripercorre le vicende del Piano regolatore della Valle d'Aosta,redatto fra il 1936 e il 1937 su richiesta dell'industriale AdrianoOlivetti. Autori sono gli architetti milanesi: Antonio Banfi, LudovicoBelgioioso, Piero Bottoni, Luigi Figini, Enrico Peressutti, Gino Pollini edErnesto N. Rogers. Il saggio evidenzia come il piano si basi su due aspetti ben distinti.Il primo è rappresentato dagli studi preliminari, che coinvolgono medici perle analisi e i dati sulle condizioni sociali della popolazione , economistiper le analisi e le prospettive di sviluppo, aviatori per le fotografiedelle zone montane interessate, rocciatori per individuare gli itinerarituristici. Tali studi sono organizzati in una serie di carte tematichededicate all¹orografia, al clima, alle condizioni sociali della popolazione,alle risorse naturali ed economiche, alle infrastrutture, agli itinerarituristici. In tale contesto, il Piano propone il turismo come settore chiaveper riscattare le aree montane depresse, volano della trasformazionedell'agricoltura, dei lavori pubblici e dell'industria dell¹intera Valle.L'altro aspetto del Piano, distinto dal primo, è offerto dalle tavole deiprogetti architettonici per interventi turistici che riguardano il versanteitaliano del Monte Bianco (con il nuovo centro turistico a Courmayeur) laconca del Breuil (oggi Cervinia), l'Alpe di Pila, e dagli elaborati per ilpiano regolatore della città di Aosta e il piano per lo sviluppo di Ivrea.l'interesse del Piano è soprattutto nelle rigorose soluzioni architettonicheadottate per gli edifici, ribadendo i principi di un'architetturarazionalista che non cede allo allo 'stile' vernacolare locale. Insistendosul confronto fra architettura e natura, i progettisti affermano che lasalvaguardia dei valori ambientali si realizza attraverso un piano diintervento unitario capace di far rivivere un ambiente minacciato dalleconseguenze dello spopolamento montano la cui causa, scrive Olivetti, è daaddebitare a "disordini idraulici, frane, disboschimento, gravezza ditributi, mancanza di strade, pessime condizioni edilizie e igieniche".Il saggio analizza in dettaglio gli sforzi compiuti da Olivetti nel 1937-38per far decollare il Piano, cosa che non accadrà né durante il fascismo, nédopo la sua caduta, quando verrà riproposto in uno splendido volume editodalle Nuove Edizioni Ivrea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.