0La periferia intesa come condizione geografica, punto distante da un centro, non può più essere l´argomento dal quale partire. Il corpo della città fatto di lamiere, baracche, sentieri sterrati, marrane era più semplice da spiegare guardandolo dal centro: ci restituiva una geografia degli opposti, che per questo era di per sé chiara. C´era il fronte della città che avanzava, per frammenti ed eruzioni come ferite che si aprivano nel suolo della campagna romana ancora integra. Così Pasolini poteva invitare il turista o il cittadino borghese a prendere un autobus per spostarsi dal centro verso i margini della città. Oggi il fronte della città si è spezzato, non esiste più come limite fisico esterno che avanza verso la campagna ma l´attraversa dall´interno, evidenziandone un groviglio di frammenti nelle quali essa è esplosa. Il fronte si insinua nelle discontinuità di questa geografia interrotta confondendo i concetti di centro e di periferia. La periferia è allora anche al centro, ad esempio a Roma lungo il Tevere, o negli edifici abbandonati, nei terrains vagues, negli interstizi e in tutti quei luoghi che ci restituiscono la porosità della città e nei quali nuove opportunità e spazi di vita per migranti si possono determinare . La periferia è nella compressione diffusa delle forme dell’abitare determinata da un mercato immobiliare sempre più squilibrato cui corrispondono esperienze di resistenza creativa generalmente assenti nelle rappresentazioni comuni. La periferia è infine iscritta sul corpo dei soggetti che abitano la dimensione urbana, nei termini di una condizione di rischio generalizzato che coinvolge ormai maggioranze tendenziali della società urbana.

Caudo, G., Coppola, A.G. (2007). Periferie di Cosa? Roma e la condizione periferica. In Parole Chiave (pp.257). Roma : Carocci.

Periferie di Cosa? Roma e la condizione periferica

CAUDO, GIOVANNI;COPPOLA, ALESSANDRO GIANNI
2007-01-01

Abstract

0La periferia intesa come condizione geografica, punto distante da un centro, non può più essere l´argomento dal quale partire. Il corpo della città fatto di lamiere, baracche, sentieri sterrati, marrane era più semplice da spiegare guardandolo dal centro: ci restituiva una geografia degli opposti, che per questo era di per sé chiara. C´era il fronte della città che avanzava, per frammenti ed eruzioni come ferite che si aprivano nel suolo della campagna romana ancora integra. Così Pasolini poteva invitare il turista o il cittadino borghese a prendere un autobus per spostarsi dal centro verso i margini della città. Oggi il fronte della città si è spezzato, non esiste più come limite fisico esterno che avanza verso la campagna ma l´attraversa dall´interno, evidenziandone un groviglio di frammenti nelle quali essa è esplosa. Il fronte si insinua nelle discontinuità di questa geografia interrotta confondendo i concetti di centro e di periferia. La periferia è allora anche al centro, ad esempio a Roma lungo il Tevere, o negli edifici abbandonati, nei terrains vagues, negli interstizi e in tutti quei luoghi che ci restituiscono la porosità della città e nei quali nuove opportunità e spazi di vita per migranti si possono determinare . La periferia è nella compressione diffusa delle forme dell’abitare determinata da un mercato immobiliare sempre più squilibrato cui corrispondono esperienze di resistenza creativa generalmente assenti nelle rappresentazioni comuni. La periferia è infine iscritta sul corpo dei soggetti che abitano la dimensione urbana, nei termini di una condizione di rischio generalizzato che coinvolge ormai maggioranze tendenziali della società urbana.
2007
978-88-430-4132-9
Caudo, G., Coppola, A.G. (2007). Periferie di Cosa? Roma e la condizione periferica. In Parole Chiave (pp.257). Roma : Carocci.
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